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Maggio-Giugno 2003
Dopo la guerra

IDEAZIONE
Raymond Aron, nostro maestro
Domenico Mennitti 
Perché non possiamo non dirci aroniani
Marcello Pera

AMICI & NEMICI
Ma in Italia non c’è Blair
Stefano Folli
E passa lo straniero
Giancarlo Galli
Lo schieramento non fa identità
Alberto Mingardi

DOPO LA GUERRA
L'OCCIDENTE E LE VIE DELLA PACE

Un dopoguerra chiarificatore
Le tre vittime del fuoco amico
Sergio Romano
La metamorfosi pacifista
Gabriella Mecucci
Quel che resta del pacifismo
Eugenia Roccella
Le democrazie si faranno la guerra?
Sergio Benvenuto
L’Europa che dimentica Hobbes
Daniela Coli
Se l’Atlantico torna a dividere
Andrea Marcigliano
La nuova Europa che sorge ad Est
Pierluigi Mennitti
Gli Usa, potenza a una dimensione
Giuseppe Sacco
Guerra e pace nella Rete
Andrea Mancia
La svolta americana
Aldo G. Ricci
Nelle viscere del Leviatano
Roberto Valle

CINQUANT'ANNI DI STORIE
Quel ’68 dei giornali sempre al potere
intervista a Ruggero Guarini
di Eugenia Roccella


SAGGI
Moro, la vulgata contro la storia
Antonio Carioti
In fuga dalle metropoli
Ornello Vitali

IL CAPPELLAIO MATTO
Guareschi, il libertario della Bassa
Carlo Stagnaro
Il cineasta che fece l’impresa
intervista a Pupi Avati 
di Priscilla Del Ninno

Quando nostalgia è... postmoderna
Filippo Rossi

SAGGIO
Parlare italiano, sentirsi europei
Luigi G. de Anna

AFFARI ESTERI
Vecchia o nuova Europa?
Alessandro Grossato

FEUILLETON: RICHARD M. WEAVER
LA LIBERTA' DELL'ALTRA AMERICA

La tradizione della libertà
Alberto Mingardi
La rinascita del “pensiero sudista”
Thomas E. Woods jr.
Il maestro personalista di Russell Kirk
Marco Respinti
Robert E. Lee, generale e filosofo
Richard M. Weaver

RECENSIONI
La biblioteca di Babele

Libri letti e recensiti
Lo schedario di Babele 

 

 


«Il primato della politica è una propensione teorica e non un consiglio di azione. 
Ma questa preposizione teorica è per sua natura capace di fare più bene che male, se si ritiene auspicabile la riduzione della violenza.
Il primato della politica permette infatti di frenare la scalata agli estremi, di evitare che l’animosità esploda in passione pura e in brutalità senza restrizioni. 
Quanto più i capi di Stato calcolano in termini di costo e di profitto, tanto meno sono propensi ad abbandonare la penna per la spada, quanto più essi esitano ad affrontare il rischio delle armi, tanto più si accontentano di successi limitati e rinunciano all’ebbrezza di fulgidi trionfi»

Raymond Aron