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[27 mag 08]

Aspettando il vero Toni

E ora chi glielo dice a Pasquale Ametrano, l’immigrato lucano interpretato da Carlo Verdone in Bianco, Rosso e Verdone, che un suo omologo, quasi trent’anni dopo, impazza nelle tv e sui giornali tedeschi per pubblicizzare televisori al plasma della catena Media Markt per gustare i campionati europei di calcio? Almeno il copyright al buon Ametrano glielo dovrebbero pagare. Pasquale, taciturno operaio, si faceva duemila chilometri di fila da Monaco di Baviera a Matera per adempiere al suo dovere elettorale di cittadino italiano residente all’estero. A quei tempi Mirko Tremaglia non pensava mai che un giorno sarebbe diventato ministro e agli italiani non era permesso di votare per posta o nelle ambasciate. Così, dopo una robusta colazione a base di Weißwurst (che ovviamente solo qualche temerario in Baviera mangia appena svegliato), si infilava la canotta e con una Alfasud rosso fiammante imboccava l’autostrada in direzione Sud. Chilometro dopo chilometro, al povero Ametrano la macchina gliela smontano pezzo dopo pezzo. Non è più l’Italia spensierata lasciata tanti anni prima. Patria ingrata. E voto annullato: una volta giunto al seggio elettorale di Matera, Ametrano ritrova la parola tutta d’un colpo e scarica su scrutatori e presidente una filippica in strettissimo dialetto lucano che nessuno comprende. 

Oggi il suo omologo si chiama Toni. Di nome. Come il cognome del giocatore più famoso e più amato della Bundesliga, che di nome però fa Luca. Stessa canotta bianca ma con lo scudetto tricolore stampato sul petto, felpetta azzurra come i colori della Nazionale. Toni gironzola per i corridoi di una delle tante filiali di Media Markt e in un tedesco dall’accento un po’ troppo latino (ma con una fluenza che ogni straniero vorrebbe possedere) importuna commessi e soprattutto commesse solleticando i luoghi comuni più consumati che in Germania girano sugli italiani (qui una ampia selezione degli spot da You Tube). Un Borat in versione nostrana, creato apposta per divertire il consumatore di casa ma che, come spesso avviene in questi casi, rischia di mandare in bestia il consumatore italiano: nonostante l’ascesa di nuove comunità di immigrati, gli italiani rappresentano ancora oggi la seconda comunità straniera presente nel Paese dopo i turchi. Con una ripresa del flusso migratorio che annovera però una composizione sociale assai diversa da quella degli anni Cinquanta e Sessanta: molti giovani, studenti o spesso già laureati, magari in grado di parlare correntemente il tedesco imparato in università o con i corsi privati, alla ricerca non di un semplice posto di lavoro ma delle opportunità che la Germania offre di valorizzare talenti e passioni. Si chiama fuga dei cervelli.

Chissà come la prenderanno, vecchi e nuovi italiani di Germania, braccia e cervelli fuggiti in questi decenni dal Belpaese, un tempo superando confini e faticose barriere culturali, oggi trasferendosi nell’odierna Europa di Schengen come se ci si spostasse da Roma a Milano. Probabilmente con filosofia. Nonostante (o proprio a causa delle) massicce dosi di politicamente corretto che tv e stampa riversano nel dibattito pubblico tedesco, i comici spesso prendono benevolmente di mira alcuni difetti delle comunità straniere: basti pensare alle caricature dei polacchi o dei russi negli anni della massiccia immigrazione da est. E la cosa è reciproca, direbbe un altro personaggio di Verdone: chi non ricorda il funambolico Professor Kranz di Paolo Villaggio o la straordinaria saga delle Sturmtruppen inventate da quel genio delle striscie che era Flavio Bonvicini e riportate sul grande schermo dalla coppia Cochi e Renato? O ancora, ma questa volta la Germania non c’entra, l’irriverente (verso gli albanesi) Striscia la Berisha di Greggio e Iacchetti di qualche anno fa?

Tanto più che il ricorso al Toni attuale sembra davvero sollevare un nervo scoperto degli appassionati di calcio tedeschi: quello della semifinale di Dortmund di due anni fa, quando gli azzurri eliminarono ai supplementari i padroni di casa per andare a vincere poi in finale la coppa del mondo che i tedeschi sentivano ormai loro. E’ una ferita non ancora rimarginata: lo scorso anno i giornali tedeschi ricordarono con servizi e immagini il primo anniversario di quella sconfitta come nessun media italiano. E il Toni un po’ truffaldino che si aggira tra gli scaffali dei televisori serve ad esorcizzare quello vero che gli appassionati della Bundesliga hanno imparato ad ammirare da vicino e che adesso temono possa frapporsi fra loro e una coppa che di nuovo pensano già loro.

Da campioni del mondo dovremmo riuscire a sorridere di questa debolezza, ricordando che con Pasquale Ametrano riuscimmo noi per primi a ridere di noi stessi ed evitando di riaprire la scontata (e poi non veritiera) polemica fra tedeschi e italiani, nazisti e mafiosi, mangiatori di würstel e spaghettifresser che solletica competizioni che non ci sono più. E se poi qualcuno proprio si arrabbia, allora basterà far scattare l’effetto boomerang. Invece di attendere la vendetta del Toni vero e tenendo conto che Media Markt è diffusa anche in Italia con il marchio Media World, basterà andare a comprare i televisori da un’altra parte.

 

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