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[30 mag 08]

Sex and the City: sesso contro la crisi

Il grande giorno è arrivato. Per migliaia di appassionati italiani è un sogno che si realizza, la degna conclusione di una vicenda costellata di successi e ormai ammantata di un velo di culto pop dei giorni nostri. Esce oggi nei cinema italiani Sex and the City, trasposizione cinematografica della serie tv di maggior successo degli ultimi anni. Le vicende di Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda avevano già conquistato milioni di uomini e (soprattutto) donne in tutto il mondo dal 1998 al 2004. Sei anni che sicuramente resteranno nella storia del piccolo schermo. E oggi, a quattro anni dal doloroso addio ai telespettatori, le quattro scatenate donne newyorchesi sbarcano sul grande schermo, lasciando intatta la loro irresistibile carica di sensualità, di politically incorrect, di disavventure metropolitane. Il cast è quello di sempre, con la compagnia capeggiata da Carrie Bradshaw (interpretata dall’icona glamour Sarah-Jessica Parker). Lo sfondo, ovviamente, non cambia: tutto si svolge a New York, e sicuramente non è un caso. Uno dei motivi del successo planetario di Sex and the City è il connubio tra le storie raccontate e i luoghi in cui sono ambientate. In fondo, solo a New York si può fare quella vita, si possono provare esperienze così dannatamente anticonformiste e allo stesso tempo à la page.

Lo dice anche Kim Cattrall, che interpreta la mangiatrice di uomini Samantha: “Il mio personaggio ha bisogno del cemento di New York, che significa in controluce tante cose, e ritorna alle sue incerte verità, poco hollywoodiane. Sex and the City arriva in un momento di crisi economica e spero dia anche desideri di orgasmi. E non parlo solo di sessualità”. Il sesso come antidoto alla recessione, dunque? E’ una possibile chiave di lettura per un film che fa il suo esordio in un periodo storico molto differente da quello del serial tv. Non è più la Grande Mela rampante e in costante crescita economica. Nel frattempo sono crollate le Torri, e con esse molte certezze dei newyorchesi. E poi gli scandali finanziari, le guerre contro il terrorismo (odiate in maniera feroce da Hollywood e dalla potentissima New York liberal). Fino ad arrivare alla crisi dei mutui subprime, che stanno cambiando pericolosamente le abitudini dei cittadini statunitensi. Ciononostante, e non poteva essere altrimenti, la versione cinematografica del telefilm culto non smette i panni glamour e patinati dei tempi che furono. La differenza non sta nell’apparire ma nell’essere e la dolce vita delle attempate ragazze di Manhattan non è ostentazione ma catarsi, non superficialità ma tentativo di uscire dalla crisi.

Ma Sex and the city, nonostante tutto, ha sempre rappresentato il futile, l’effimero, l’apparenza. E forse è anche giusto così, visto che in fondo il cinema e la tv sono innanzitutto evasione, fuga dalla realtà, ricerca di un rifugio confortevole nel sogno e nell’immaginazione. E il sesso? C’è ancora o è rimasta solo la città? Ovviamente le scene più o meno osé non mancano e la parte del leone la fanno le scene di nudo maschile. Neanche questo deve sorprendere gli spettatori. Le protagoniste sono quattro donne, over 40, piacenti e alla moda. Ma la stragrande maggioranza degli aficionados di Sex and the city è rappresentata da donne eterosessuali e uomini gay. E il pubblico, si sa, va accontentato. Sarà più difficile accontentare i critici, per una serie di motivi. Innanzitutto perché le operazioni di questo genere (un telefilm che diventa film) sono spesso naufragate in maniera clamorosa; e poi perché persino i critici più cosmopoliti e filohollywoodiani mal digeriscono un’opera del genere. Troppa evasione, troppo lusso, troppo sesso fine a se stesso. Nessun minatore licenziato alla Ken Loach, niente pacifismo alla Sean Penn, neanche l’ombra delle commedie impegnate di George Clooney. Le quattro bad girls di New York, dunque, potrebbero conquistare il pubblico ma scontentare gli esigentissimi critici cinematografici. Ma Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda sicuramente riderebbero delle eventuali critiche. Magari sorseggiando un Manhattan in un locale alla moda, tra un racconto e l’altro delle loro ultime avventure sessuali.

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