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[28 apr 08]

E adesso la legge elettorale

Mi pare che abbia molte ragioni Giuseppe De Filippi, che, su Il Tempo di qualche giorno fa, ha posto una questione rilevante: occorre lavorare presto ed efficacemente ad una riforma elettorale. So bene che le priorità per il Paese sono altre, a partire da una crisi economica che si farà sentire, temo, ancora molto a lungo. Eppure, solo una accorta gestione della spinosa questione elettorale può consentire all'Italia di difendere e consolidare quello che mi appare il risultato più importante delle ultime elezioni politiche: il passaggio da un confuso bipolarismo ad un tendenziale e più chiaro bipartitismo. La riforma dovrebbe avere due aspetti. Per un verso, c'è da ritoccare la legge elettorale per le politiche: teniamo presente che pendono comunque delle richieste referendarie (a mio avviso condivisibili, peraltro), e che, se si vuole evitare la consultazione (prevista tra il 15 aprile e il 15 giugno 2009), è necessario accoglierle, o comunque non restare al di sotto dell'"asticella" fissata dai quesiti.

Per altro verso, è il caso di intervenire anche sulla legge elettorale per le elezioni europee, anch'esse programmate per la primavera del 2009. Per quanto l'Italia abbia perso qualche seggio all'Europarlamento (il che alza leggermente il quorum necessario ad una lista per ottenere il proprio
eletto), la tentazione di presentarsi da soli per partiti e partitini sarà comunque fortissima. Sarà un festival: ed è facile immaginare i titoli, il giorno dopo, sul "ritorno dei verdi, dei comunisti, ecc.". Un evento del genere, peraltro, tornerebbe ad intasare anche i telegiornali e i talk-show televisivi, che, anziché essere centrati (come sarebbe auspicabile) su confronti "uno contro uno" tra esponenti dell'esecutivo e membri del governo ombra, tornerebbero presto ad ospitare un numero imprecisato di poltroncine, ricomplicando il quadro politico-parlamentare italiano, e riconsegnandolo ai veti e ai ricatti dei "nanetti".

Ecco perché, visto che per le europee è imposta una legge elettorale proporzionale, l'unica soluzione è stabilire una consistente soglia di sbarramento, che scoraggi le presentazioni isolate, e favorisca il consolidamento dei due partiti maggiori. Per il Pdl sarebbe saggio lavorare ad un'ipotesi del genere, a mio avviso; e altrettanto lungimirante sarebbe, per il Pd, concorrere in modo convinto a questa prospettiva. Altrimenti, l'esito potrebbe rivelarsi sfavorevole per entrambi: con il Pdl che rischia un'erosione, e il Pd che rischia addirittura di finire sotto la soglia del 30 per cento.

 

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