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[30 apr 08]
Marco Casella: l’importanza della politica
estera
Con la caduta
dei muri si sono aperte le frontiere e demilitarizzati i confini. Ed
anche le funzioni degli Stati hanno subito una radicale trasformazione.
Se prima era fondamentale pattugliare e presidiare il territorio,
dialogando con gli “amici-nemici” sulla base delle dinamiche militari,
oggi tutto questo è stato sostituito dalla diplomazia e dagli accordi
uni-plurilaterali di carattere essenzialmente commerciale. Silvio
Berlusconi entro la prossima settimana nominerà la nuova squadra di
governo. Sono ancora molti i tasselli da collocare per dare finalmente
corpo al puzzle, ma uno è stato incollato sulla tavola già da tempo: si
tratta di Franco Frattini alla Farnesina. Un’ipotesi che oltre a dare
continuità col precedente governo Berlusconi, punta soprattutto sulla
notevole esperienza maturata negli ambienti istituzionali europei, alla
luce dell’incarico maturato sino al mese scorso come vice presidente
della Commissione. Vuoi per difficoltà economiche, vuoi per
disinteresse, i giovani oggi sembrano più attratti dalle vicende interne
ai confini italiani rispetto alla carriera diplomatica o comunque ai
rapporti internazionali. Marco Casella, invece, rappresenta l’opposto.
Dopo anni trascorsi come ghostwriter a Palazzo Chigi, ha dato una
sterzata alla sua vita ed al suo impegno politico, andando a
rappresentare l’Italia all’interno dell’International
Young Democrat Union (Iydu), il network che raccoglie i movimenti
giovanili di centrodestra sparsi nel mondo e del quale è diventato
vicepresidente.
Si parla tanto di giovani, merito, politica. Cosa vuol dire
impegnarsi nei rapporti internazionali?
Innanzitutto conoscere mondi diversi dal nostro per avere sistemi di
comparazione concreti. Faccio alcuni esempi: negli altri Paesi
occidentali, Stati Uniti e Gran Bretagna in primis, la questione
generazionale, cioè valutare i giovani non tanto in base ai loro bisogni
quanto in relazione ai propri meriti, è già stata archiviata con
successo. Anche in Francia ed in Spagna, dove si è votato recentemente,
i giovani hanno avuto la possibilità di essere messi alla prova. Per
chi, come me, frequenta spesso contesti internazionali è, purtroppo,
facile riconoscere i limiti della politica nostrana nella scelta di
criteri di selezione della classe dirigente. Sono convinto che il vento
di cambiamento voluto dagli italiani spingerà i leader del Popolo della
libertà ad adottare metodi più meritocratici, a cominciare dalla
composizione dei futuri organigrammi dirigenziali del partito unitario
del centrodestra.
Come viene
giudicata l'Italia dai movimenti giovanili internazionali?
A differenza di molti posso garantire che non esiste alcun pregiudizio
anti-italiano. Anzi, quando lavoriamo bene, i nostri risultati vengono
apprezzati anche all’estero. Ovviamente, se la politica italiana, ed in
questo neppure Forza Italia e l’ex Casa della libertà sono esenti da
colpe, considera gli impegni e le attività internazionali un disturbo
inutile che non porta voti allora il nostro provincialismo emerge in
modo tale da apparire evidente all’estero. Sovente mi è capitato di
incontrare ai congressi internazionali alcuni colleghi connazionali
incapaci di esprimersi in inglese. Quando ho avuto la responsabilità
dell’ufficio esteri di Forza Italia Giovani ho posto la conoscenza delle
lingue, dell’inglese almeno, come fattore discriminante per la
partecipazione alle nostre missioni.
Quali sono le
priorità a cui il futuro ministro degli esteri dovrà porre maggiore
attenzione?
Premettendo che il nuovo ministro degli Affari Esteri, soprattutto se
sarà Franco Frattini, non ha bisogno dei miei consigli, ritengo la lotta
al terrorismo, il rafforzamento delle relazioni atlantiche Usa-Ue, una
migliore definizione delle nostre missioni internazionali, una spinta ad
una partnership europea in chiave energetica gli obiettivi da
raggiungere per aumentare il prestigio ed il peso specifico dell’Italia
nel mondo.
Ed invece
eventuali "tranelli" da evitare?
Bisogna evitare di considerare la globalizzazione un demone da cui
fuggire. Resto convinto che il libero mercato e la concorrenza siano
fenomeni economici così contagiosi da contenere in sé anche gli
strumenti correttivi delle proprie disfunzioni. Non dobbiamo negare i
tanti aspetti positivi introdotti dalla globalizzazione nei Paesi in via
di sviluppo, come, ad esempio, l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Se esiste,
qual è il segreto per essere un buon interlocutore internazionale ma
soprattutto per essere considerati autorevoli e credibili?
Non credo esistano segreti particolari. Occorrono, semmai, due virtù
fondamentali. La prima: far coincidere gli interessi dell’Italia, o del
centrodestra italiano, con quelli dei nostri maggiori partner
internazionali. La seconda: mantenere la parola data. E’ cruciale per
conquistare il rispetto di tutti. Così Forza Italia Giovani è riuscito
ad essere l’unico movimento giovanile europeo ad avere membri eletti in
tutti i board internazionali di centrodestra. Una punta di orgoglio:
siamo proprio gli unici in Europa.
Il movimento
giovanile del Pdl sarà rappresentato in maniera unitaria oppure, per
quanto riguarda la presenza internazionale, sarà ancora diviso tra
giovani liberali, giovani popolari e giovani conservatori?
Il movimento giovanile del Pdl seguirà la scia tracciata dal
mother-party, nelle forme organizzative e nei progetti politici. Con
alcune distinzioni riconducibili, ovviamente, alle distanze anagrafiche.
A livello internazionale riusciremo a sintetizzare in azione politica le
diverse anime del centrodestra giovanile. Anche in Fig e nei movimenti
degli altri Paesi è stato ed è così. Mi rallegra sapere di rappresentare
una struttura ancora più forte di Forza Italia poiché il Pdl sarà uno
dei maggiori, se non il maggiore, tra i partiti europei. Questo ci
aiuterà a vincere le sfide future e a valorizzare nel miglior modo
possibile gli interessi dell’Italia.
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