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[21 apr 08]

La scelta di Pierferdinando

Le elezioni hanno consegnato a Pierferdinando Casini due distinte notizie: la prima è che il suo partito è rimasto vivo, il che non è poco, visto il terremoto che ha investito tutte le altre forze medio-piccole; la seconda, però, è che l’Udc ha perso pesantemente, e non ha affatto ottenuto quella "golden share" che sperava di acquisire in un eventuale scenario di pareggio. Chi scrive pensa che Casini, prima del voto, abbia compiuto un grave errore di prospettiva. Il sentimento bipartitico è fortissimamente radicato nell'opinione pubblica, che ormai vuole scegliere solo tra due distinte proposte: tertium non datur, in ogni senso. E francamente, appare paradossale che proprio Casini (che nel 1994 aveva fatto la scelta giusta prendendo le distanze dal “terzista” Martinazzoli) abbia sottovalutato questa dinamica. Per l’Udc, a mio avviso, la vera sfida sarebbe stata quella di rimanere agganciati al treno del Pdl: e aver lasciato cadere quella opportunità è stato un errore ora difficilmente riparabile.

 

Ma, com’è noto, in politica non si può riavvolgere il nastro e riscrivere il passato. E’ tuttavia possibile costruire un diverso futuro, questo sì, e a me pare che il leader centrista sia oggi dinanzi ad un vero e proprio bivio. Da una parte, può - più o meno lentamente - scivolare verso il Pd, di fatto arruolandosi in un’opposizione scontata al governo Berlusconi: e un appoggio a Rutelli nel ballottaggio di Roma rappresenterebbe l’ufficializzazione di questa china. A mio parere, una scelta del genere sarebbe devastante per Casini: e non solo per l’ovvia defezione che si verificherebbe in buona parte del suo residuo elettorato, ma anche perché - a quel punto – l’Udc dovrebbe ogni giorno misurarsi con il Pd e Di Pietro in una triste gara di antiberlusconismo, consegnandosi ad un ruolo insieme marginale e politicamente infecondo.

 

Per altro verso, Casini potrebbe invece iniziare un cammino di “ricucitura” rispetto agli errori commessi finora, fissando alcuni obiettivi dirimenti (sull’economia, sull’energia: insomma, su poche questioni concrete), lanciando una sfida in positivo al governo, e dichiarandosi disponibile a convergere in Parlamento su quei provvedimenti. In questo caso, a poco a poco, l’Udc potrebbe uscire dall’angolo in cui si è infilata e rimettersi in sintonia con quella fetta di elettori moderati che è rimasta disorientata dalle più recenti scelte della dirigenza di Via Due Macelli. E’ senz’altro questa una delle partite politiche più interessanti delle prossime settimane.

 

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