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Il primo Cdm vara il nuovo pacchetto sicurezza
In un decreto le misure di emergenza, mentre le questioni più controverse saranno affrontate dal Parlamento. L’opposizione approva con riserva.
di ENRICO GAGLIARDI

[22 mag 08] Alla fine dunque la riserva è stata sciolta. Il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo Berlusconi riunito a Napoli ha approvato le misure in materia di sicurezza; si è scelta una linea più morbida, ragionata, attraverso lo “spacchettamento” del provvedimento: una parte infatti verrà emanata sotto forma di decreto legge e dunque con effettività piena ed immediata mentre l’altra è finita in un disegno di legge che ovviamente verrà posto al vaglio del Parlmento. All’interno del decreto legge dunque i temi di maggiore urgenza ed allarme sociale: stretta fortissima sui reati di particolare pericolosità sociale con un netto inasprimento delle pene per quello che riguarda determinate fattispecie criminose. Vengono puniti con maggiore severità gli illeciti riferiti alla guida in stato di ebbrezza, ai furti in abitazione e allo sfruttamento dei minori. Il giudice inoltre potrà ordinare l'espulsione di uno straniero o l’allontanamento dal territorio italiano del cittadino appartenente a uno Stato membro dell’Unione europea, oltre che nei casi espressamente previsti dalla legge, quando lo straniero sia condannato alla reclusione per un tempo superiore ai due anni. Questo grazie ad un’importante modifica operata sull’art. 235 del Codice Penale.

Le misure in parola sono state accolte, anche se solo in parte, persino dell’opposizione che ha appoggiato le scelte della nuova maggioranza relativamente ad alcuni provvedimenti. La cosa, a dirla tutta, non deve meravigliare molto visto che il testo dell’attuale decreto legge ricalca in buona parte quello emanato dal passato governo Prodi e successivamente oggetto di sostanziali modifiche a causa dell’opposizione dell’allora sinistra radicale. Difficile dire se le misure emanate ieri siano quelle giuste e soprattutto quelle idonee a superare il grave momento di insicurezza che il Paese sta attraversando; bisogna ammettere che gli interventi apprestati dalla maggioranza non hanno una grande incidenza sul generale impianto penalistico\criminale del nostro codice penale essendo state toccate più che le singole fattispecie, l’importo e l’intensità delle sanzioni. L’Italia ha dannatamente bisogno di un’effettività della pena e se per essere tale questa deve tradursi in un aumento delle sanzioni, ben venga un innalzamento delle stesse per alcuni reati. Anche la possibilità per il giudice di espellere il cittadino straniero qualora la pena superi i due anni deve essere vista nell’ambito di una politica atta a scoraggiare coloro i quali vengono nel nostro Paese al solo fine di delinquere. Inoltre il combinato disposto di tale nuova disciplina unito agli accordi stipulati dall’ex Guardasigilli Castelli, in base ai quali il soggetto straniero può scontare la pena all’estero, risultano un ottimo deterrente al fenomeno delinquenziale.

Una visione di insieme dell’intero provvedimento dimostra così da parte del legislatore, una volontà netta, decisa ed allo stesso tempo ragionata di affrontare il problema senza però fare troppo “la faccia cattiva”, senza un eccessivo quanto inutile sfoggio di muscoli. Questo a maggior ragione se si pone attenzione all’elemento forse più significativo della giornata di ieri: la decisione di inserire in un ddl il reato di immigrazione clandestina, l’introduzione del quale aveva portato più di un dubbio circa la sua opportunità e “economicità”. Decidere di inserirlo in un disegno di legge invece può giovare sotto due punti di vista: intanto si crea maggior tempo per una riflessione seria e ponderata sull’argomento ma soprattutto, decidendo di parlamentarizzare la questione, con tutto ciò che questo comporta (possibilità di emendare il testo, di renderlo più adatto alla nostra realtà ordinamentale) si coinvolgono tutte le forze politiche nel loro complesso su una materia che necessità di un approfondimento condiviso. Nel complesso dunque il governo ha deciso di muoversi con giudizio: ora è aperta la discussione sul merito dei provvedimenti; c’è da augurarsi che l’opposizione ne sia all’altezza.


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