Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

MA DOVE VANNO I COMUNISTI?
La polarizzazione del voto fa intravedere cieli tempestosi per la coalizione di estrema sinistra. Ma cosa ne sarà dei colori dell'arcobaleno massimalista? 
di
ANTONIO FUNICIELLO

[09 apr 08] A sentire Fausto Bertinotti, se il suo partito non fosse entrato nell’alleanza brancaleonesca dell’Unione, avrebbe smesso di esistere. E’ un’osservazione che non solo porge un’efficace chiave interpretativa per il recente passato, ma offre anche il destro – il destro… scherzi della lingua: non se ne abbia a male Bertinotti – per capire che ne sarà della sinistra marxista dopo il pomeriggio del 14 aprile. La Sinistra Arcobaleno (the left rainbow) alle elezioni andrà male. I sondaggi, che da sempre la sovradimensionano rispetto al risultato elettorale che poi effettivamente consegue, la attestano poco sopra il 6 per cento. Se al sovradimensionamento si aggiunge la naturale polarizzazione del voto dell’ultima settimana, sarà arduo stare sopra la soglia d’accesso dell’8 per cento per la ripartizione degli scranni senatoriali, mentre la più abbordabile soglia della Camera su scala nazionale (4 per cento) dovrebbe essere alla portata del rassemblemant. Stare fuori Palazzo Madama, come ha dimostrato la legislatura che sta per concludersi, equivarrà a stare ai margini del dibattito politico. Le prossime elezioni ci consegneranno così, grazie alla semplificazione dell’offerta politica prodotta da Pd e Pdl, un cielo più chiaro in cui, dopo la tempesta dello scontro elettorale, l’arcobaleno massimalista è destinato a stingersi molto rapidamente. Che ne sarà del quattro colori dell’iride che hanno dato vita a questo anomalo arcobaleno?

I fuoriusciti Ds – la Sinistra democratica di Mussi e Salvi, per intenderci – sono già in parte rientrati nel Pd. Dopo tutto era inevitabile. Per chi ha piantato una grana gigantesca sulla sedicente collocazione internazionale del nuovo soggetto (leggasi: a quale gruppo parlamentare in sede europea si iscriveranno gli eletti democratici?), in virtù di un legame inestinguibile col Pse, andare alle elezioni sostenendo un candidato premier comunista è una pura contraddizione in termini. Mussi e i suoi l’hanno pagata già cara durante la formazione delle liste e, tra gli eletti nelle due camere, il risveglio post elettorale sarà ancora più amaro: dei 20 deputati e dei 10 senatori attuali, resterà pochissimo.

I Verdi dell’immarcescibile, ancorché fischiatissimo, Alfonso Pecoraro Scanio sono alla frutta almeno quanto i fuoriusciti Ds. Per loro occorre però abbozzare un ragionamento più complesso. Il movimento ambientalista, affermatosi in Europa negli anni Ottanta, ha da dieci anni ormai esaurito la sua “spinta propulsiva”. Gli ambientalisti hanno perso la propria specificità contenutistica, avendo realizzato l’obiettivo di fecondare i progetti politici della destra e della sinistra. Sia i progressisti che i conservatori hanno ormai assunto l’orizzonte ambientale come palcoscenico di riferimento delle proprie strategie politiche di crescita e sviluppo. Magari in modo insufficiente, certo discutibile, ma il passaggio culturale si è prodotto su entrambi i fronti. Vinta la battaglia più difficile, il movimento ambientalista ha affrontato la sfida della propria secolarizzazione. L’ha vinta dove l’ha giocata sul lato del pragmatismo riformista (si pensi a Joschka Fischer e ai Verdi di Germania); l’ha persa dove ha rincorso il movimentismo no global e il suo pacifismo, ergendosi ad alfiere dell’opposizione senza se e senza ma del Not In My Back Yard. Pecoraro Scanio, che ha sposato quest’ultimo processo di secolarizzazione, è inviso trasversalmente agli italiani come nessun altro politico. Il suo destino è iscritto in questa sana ostilità nazionale. Come quello del suo partito, ormai inguaribilmente “pecorar-scanizzato”.

I Comunisti italiani del bibliofilo Diliberto sono tornati a casa. Nati col sovietico Cossutta da una costola – meglio: da una falangetta - di Rifondazione, si ricongiungono con Bertinotti dopo essersi a lungo detestati. Su di loro c’è davvero poco da dire: parteciperanno al progetto di sopravvivenza politica che interesserà Rifondazione dopo le elezioni. Rifondazione comunista, infatti, così come scelse di partecipare – come ricordato all’inizio – all’alleanza dell’Unione per non sparire, dovrà inventarsi qualcosa per tenere in piedi la fiera baracca dopo la sconfitta elettorale. E’ chiaro che qualsiasi sia il risultato del 13 e 14 aprile, dalle sue parti si griderà alla vittoria, ma la certa debacle imporrà ai suoi dirigenti di elaborare una strategia di resistenza per la sopravvivenza. Un giusto richiamo alla situazione rifondarola può risultare utile. Rifondazione comunista ha oggi la bellezza di 40 deputati e 26 Senatori, sottratti i due trockijsti che, uno a Montecitorio, uno a Palazzo Madama, si sono dissociati in corso d’opera. Ciò detto, sarebbe considerato un risultato straordinario se Rifondazione tornasse ai livelli del 2001: 11 deputati, 4 senatori. Ma mentre alla Camera la cosa è fattibile, al Senato Rifondazione rischia seriamente di rimanere a secco. I numeri parlano da soli e tutto ciò non potrà non lasciare strascichi pesanti. La maggioranza congressuale alla base della linea politica bertinottiana vinse il VI congresso del partito nel marzo del 2005 con margini risicati e attraverso l’indispensabile concorso delle divisioni della minoranza anti-bertinottiana spaccata in ben 4 fazioni. E’ chiaro che uno spostamento a sinistra del partito, come quello prodotto con la Sinistra Arcobaleno, può apparentemente rendere più agevole il redde rationem. Ma per Bertinotti governare la sua successione sarà il più difficile e incerto scontro politico mai ingaggiato. 


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Veltroni e la corte dei giornalisti
di Daniele Capezzone



L'Italia tra voto
e mozzarelle

di Pierluigi Mennitti



Un impegno comune per il sud
di Massimo Lo Cicero



La nazi-orgia
di Max Mosley

di Barbara Mennitti



Madonna sfida il mito di Casablanca
di Domenico Naso



Mannacio: i mali del consumerismo di Stato
di Stefano Caliciuri