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[03 apr 08]

La nazi-orgia di Max Mosley

Bisogna dire che in Inghilterra sono piuttosto abituati agli scandali sessuali e li amano in maniera particolare. Sarà per quel puritanesimo protestante o perché i giornalisti dei tabloid sono dei veri segugi, ma da quelle parti niente fa vendere i giornali come cogliere in fallo qualche personaggio noto. Ci viene in mente il caso del parlamentare conservatore Stephen Milligan, trovato tragicamente morto nel 1994 per asfissia con indosso un paio di calze autoreggenti (e basta), legato, con un’arancia in bocca e un sacchetto di plastica in testa. Oppure quello del parlamentare liberale Mark Oaten, costretto a dimettersi nel 2006 per avere intrattenuto rapporti con prostitute di sesso maschile, pur essendo – ovviamente – sposato con figli. O, ancora, l’immarcescibile principe Carlo che, ancora sposato con Diana, sussurrava nella cornetta del telefono frasi di dubbissimo erotismo all’amata Camilla. Eppure, nonostante la familiarità con l’argomento, la nazi-orgia del presidente della Fia (Federazione internazionale dell’automobile) Max Mosley, sta causando molto più di un sopracciglio alzato. Lo scorso weekend il tabloid News of the world pubblica un servizio di pagine e pagine con immagini tratte da un video e la minuziosa descrizione di un’orgia che vede coinvolto il sessantasettenne magnate della F1 e cinque prostitute. Ma non si tratta solo di questo, perché le cinque ore di filmato contengono qualcosa di ben più scioccante.

Entrando nei particolari più sordidi, News of the world descrive un’ambientazione da campo di concentramento. Alcune ragazze sono vestite da ufficiali nazisti, altre indossano la casacca a righe degli internati dei campi di concentramento. Mosley riveste diversi ruoli: prima fa la parte del deportato spaventato, si fa ispezionare i genitali e i capelli alla ricerca di pulci, si fa legare alla “panca delle torture”, si fa interrogare, mente, viene frustato così forte che bisogna ricorrere alla medicazione, implora pietà. Poi cambia personaggio, diventa l’aguzzino, in una oscena parodia sessual-nazista si mette a urlare ordini in tedesco, frusta le finte deportate contando i colpi ad alta voce, “eins, zwei, drei...”, mentre le finte ufficiali guardano e deridono. E poi parte l’orgia, un groviglio umano di circa cinque ore, che Mosley – quando non partecipa – osserva con sudata partecipazione. Se Max Mosley non fosse chi è, forse l’Inghilterra potrebbe liquidarlo come un vecchio pervertito, tanto sciocco da pagare 2500 sterline (poco più di 3mila euro) per una grottesca ricostruzione dell’orrore nazista in chiave sessuale. Ma Il nome di Max Mosley non richiama solo la Formula 1, ma ricordi molto più scomodi.

Max, infatti, è il figlio prediletto di sir Oswald Mosley, uno dei politici più controversi della politica britannica, che nel 1932 fondò la British Union of Fascist, predicando una scelta di campo a favore della Germania nazista e dell’Italia fascista. Ma si trovava nella parte sbagliata dell’Europa. La Buf tentò una malriuscita parodia della marcia su Roma nell’East End, che finì in una rivolta di piazza, passata alla storia come la battaglia di Cable Street. Per questo e per le idee profondamente antisemite del suo leader, il movimento venne posto sotto stretto controllo della polizia e nessun partito si alleò mai con la Buf. Sempre nel 1936, Mosley sposò Diana Mitford, madre di Max e famosa per essere una delle bellezza dell’epoca: si sposarono a Berlino, nella casa di Joseph Goebbels e al matrimonio c’era anche Adolf Hitler. Fra il ’40 e il ’43 la coppia visse nella prigione di Holloway. Dopo la guerra, sir Oswald cercò più volte di rientrare nella vita pubblica, ma rimase sempre ai margini della politica di un Paese che non era mai stato veramente tentato dalla follia nazista.

Forse questo già basterebbe per mettere le grottesche performance di Max Mosley sotto una luce diversa, molto più inquietante e a spiegare lo sconcerto dei suoi concittadini. A un tratto i suoi proclami contro il razzismo, seguiti agli insulti rivolti in Spagna al pilota di colore Lewis Hamilton, suonano falsi e di circostanza. Le organizzazioni ebraiche e molte personalità della Formula 1 hanno chiesto a Mosley di fare un passo indietro. Persino il suo amico intimo Bernie Ecclestone, che pure all’inizio lo aveva difeso, gli ha chiesto di non recarsi in Bahrain per il prossimo Gran Premio: “Distoglierebbe l’attenzione dalla gara”. Al momento il presidente della Fia non sembra volerne sapere: ha scritto una lettera di scuse ai club da lui rappresentati, dando la colpa ai giornalisti e promettendo che “non permetterà che quello che è successo ostacoli il suo impegno per la Fia”. Ma forse dovrebbe valutare l’idea di andarsene. Perché agli occhi di tutti l’affascinante e carismatico avvocato è ormai diventato solo un vecchio sporcaccione con fantasie naziste.

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