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IL MERCOLEDI' NERO DELLA POLITICA ITALIANA
Le elezioni potrebbero slittare, salta la trattativa Alitalia, il Pd è accusato di omofobia, Ferrara aggredito a Bologna: cronaca di un giorno da dimenticare
di STEFANO CALICIURI

[03 apr 08] Se tutto quello successo ieri fosse capitato ventiquattr’ore prima si sarebbe certamente pensato ad un riuscitissimo pesce d’aprile. Ed invece la realtà ha superato perfino le fantasie goliardiche più brillanti. Il primo protagonista della giornata è stato Giuseppe Pizza, sino a ieri celebre soltanto per essere il possessore legale del simbolo della Democrazia cristiana, da oggi probabilmente entrerà nella storia politica italiana come il personaggio in grado di far slittare una tornata elettorale. I fatti: il Consiglio di Stato ha riammesso nella competizione il partito di Pizza, precedentemente escluso perché ritenuto responsabile di avere un simbolo troppo simile a quello di altri movimenti, e dunque avrebbe diritto come tutti gli altri partiti ad una campagna elettorale di trenta giorni; ecco la richiesta di slittamento di data. L’imbarazzo dal Viminale è stato evidente sin dalle prime battute: da un lato Amato ha auspicato che la data delle elezioni non venga modificata, dall’altro, però, è sembrato lavarsene le mani quando ha affermato che “gli unici a poter decidere sullo spostamento della tornata elettorale sono coloro che l’hanno indetta: capo dello Stato e governo”. Al monito di Prodi, secondo cui spostare le elezioni “metterebbe in cattiva luce il nostro Paese”, si sono aggiunti Veltroni e Berlusconi i quali, facendo appello al senso di responsabilità di Pizza, gli hanno chiesto di riflettere sul da farsi e pensare prima di tutto al bene dell’Italia. Il depositario del simbolo democristiano non ha tardato nell’annunciare di non essere “in vendita”. Frase che a molti è sembrata più una giustificazione che un avvertimento.

A qualche ora di distanza dal caso Pizza, il centrosinistra è chiamato a dover intervenire anche su una seconda polemica. Il generale Del Vecchio, candidato nel Pd, lancia l’idea: bordelli ad esclusivo uso dell’esercito. A questo aggiunge anche una considerazione sugli omosessuali, giudicati “inadatti alla vita militare”. Il primo a reagire è stato Franco Grillini, candidato a sindaco nel comune di Roma per il partito socialista, appellandosi alla comunità gay affinché non affidi il proprio voto al Partito democratico. “Che le strutture militari siano omofobe, e, più in generale, sessuofobe è risaputo”. Le strutture gerarchiche e maschiliste, soprattutto in condizioni di mono-sessualità, tendono a riprodurre un modello di maschilismo autoritario. Tuttavia il mondo è fortemente cambiato e Del Vecchio non se ne è accorto. In alcuni Paesi, come l'Inghilterra, si fa pubblicità sui giornali gay per l'arruolamento nella marina. L'esercito israeliano, poi, arruola senza difficoltà gli omosessuali. Il generale Del Vecchio non spacci le sue idee omofobe e conservatrici come oggettive”. La risposta di Del Vecchio non si è fatta attendere, spinto anche dai vertici del Pd: “Ho visto che alcune mie dichiarazioni stanno suscitando polemiche. Vorrei precisare che interpretare come un pensiero compiuto qualche frase detta con un po’ di ingenuità sarebbe sbagliato”. Quindi è intervenuto Walter Veltroni, nelle ormai consuete vesti di rattoppatore: “Ho visto che il generale ha rapidamente corretto la dichiarazione e sostanzialmente smentita, confermando la sua piena adesione al programma del Pd. E questo mi pare chiuda ogni possibile polemica che sarebbe strumentale”.

In serata svolta anche sul capitolo Alitalia. Air France esce dalla trattativa sbattendo la porta. Le richieste dei sindacati, a giudizio del presidente Spinetta, sono “inaccettabili”. Ancora una volta, quindi, il tavolo delle trattative viene interrotto perché i vertici della corporazione dei lavoratori hanno tirato la corda fino a che non si è spezzata. Le loro richieste andavano esattamente nella direzione opposta al piano transalpino: mantenimento delle attività cargo, dismissione di un numero minore di aerei, partecipazione della società finanziaria del Tesoro, la Fintecna, all'aumento di capitale previsto con una quota di minoranza e conferimento dell’intera quota di Az servizi in suo possesso alla Nuova Alitalia. La rottura della trattativa ha causato anche le dimissioni irrevocabili di Maurizio Prato, presidente Alitalia. Se esiste davvero una cordata alternativa, italiana o straniera che sia, sembra proprio arrivato il momento che esca allo scoperto.

A corollario di una giornata ricca di colpi di scena, non poteva mancare la consueta rissa politico-elettorale che ha visto per protagonista un Giuliano Ferrara nelle inconsuete vesti di “tiratore scelto”. Il comizio che lo vedeva impegnato a Bologna è stato preso di mira da un migliaio di contestatori. Appena il giornalista è salito sul palco è stato bersaglio di un fitto lancio di uova, ortaggi e cubetti di mortadella. C’è da dire che con il carisma che lo contraddistingue, Ferrara in un primo momento ha cercato di far fronte rilanciando pomodori verso i contestatori ma poi il clima è degenerato ed ha dovuto abbandonare piazza Maggiore scortato dalla polizia. Negli scontri, quindici manifestanti sono rimasti contusi, mentre il palco è stato letteralmente devastato da un gruppo di giovani dei centri sociali.


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