Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

[26 mar 08]

Lavoro, sud e donne inseguono

L’Istituto Centrale di Statistica ha pubblicato tempestivamente molte informazioni sulla trasformazione del mercato del lavoro italiano negli ultimi quattro anni e, a prima vista, emergono dati confortanti. Ragioniamo sulle differenze tra il primo trimestre del 2004 e l’ultimo del 2007: gli occupati passano da 22 a 23,3 milioni, le persone in cerca di occupazione scendono da oltre 2 milioni a 1 milione e seicentomila; quelle senza precedenti esperienze lavorative diminuiscono nella medesima proporzione, da 765mila a meno di 600mila. La popolazione italiana passa da 57 a 58 milioni di persone. La popolazione che non lavora, avendo meno di quindici anni o più di sessantaquattro, o perché non intende cercare un lavoro pur non essendo compresa in quell’intervallo di età, aumenta da 33 ad oltre 33,6 milioni. Ma è un aumento proporzionale a quello della popolazione nel suo complesso. Mentre gli occupati crescono in una proporzione maggiore e le persone in cerca di occupazione crescono ad un ritmo molto più lento. Se consideriamo la somma di occupati e di persone in cerca di lavoro come l’insieme di coloro che sono disponibili a lavorare, notiamo che questo insieme cresce del 3,4 per cento nei quattro anni presi in esame e rappresenta, in qualche modo, l’offerta disponibile di forza lavoro. Se consideriamo solo il numero degli occupati, che sono quelli che effettivamente lavorano e dunque rappresentano la domanda di lavoro da parte delle imprese di ogni genere e tipo, vediamo che esso cresce del 5,7 per cento. Sembrerebbe che la domanda di lavoro sia cresciuta più dell’offerta. Se ci fermassimo a questo livello dei dati, che misura la media nazionale, sia dei maschi che delle donne, sarebbero notizie positive. Ma basta guardare oltre queste medie per capire che il nostro mercato del lavoro presenta seri squilibri. 

Per capire come funzionano le singole parti dell’intero mercato del lavoro, sia dividendolo tra nord e sud che tra maschi e donne, ragioniamo utilizzando tre percentuali molto rappresentative: il tasso di attività, che indica quante persone appartengono alle forze di lavoro, cioè sono occupati o disoccupati (offerta potenziale di lavoro), ogni cento persone, comprese tra 15 e 64 anni di età; il tasso di occupazione, che indica quanti sono gli occupati ogni cento persone (domanda di lavoro); infine, il tasso di disoccupazione, che indica quante sono le persone effettivamente occupate in Italia. Nella media dei quattro anni, il tasso di attività è pari al 62,5 per cento; quello di occupazione arriva al 58 e quello di disoccupazione è al 7. Ogni cento persone in età da lavoro ce ne sono 62,5 che si presentano, come offerta, sul mercato; 58 che lavorano effettivamente e 7 disoccupate rispetto al totale di quelli che si sono affacciati sul mercato. Nel nord i numeri sono diversi: 69 persone, in età da lavoro, si presentano sul mercato; gli occupati sono 66 e quelli in cerca di lavoro sono 4 ogni cento occupati. Nel Mezzogiorno, invece, quelli che si presentano sul mercato sono solo 53, quelli che ottengono un lavoro 46; quelli che non lavorano sono più di 13 ogni cento persone che hanno effettivamente trovato un lavoro. Abbiamo confrontato nord e Mezzogiorno con le medie degli ultimi quattro anni ma, se leggiamo la trasformazione tra il primo trimestre del 2004 e l’ultimo del 2007, scopriamo una seconda differenza. In questi quattro anni, nel Mezzogiorno, la popolazione aumenta dello 0,9 per cento, gli occupati del 3,9; le persone in cerca di occupazione diminuiscono ma quelle che non si presentano affatto sul mercato del lavoro, non lavorano e non cercano lavoro, aumentano del 2,3, più dell’incremento demografico. Nel nord, invece, la popolazione cresce del 4 per cento, l’occupazione del 5,7 e le persone che non si presentano proprio sul mercato del lavoro aumentano del 3 per cento, rimanendo sotto il dato dell’aumento della popolazione. 

Ma esiste anche un dualismo di genere, che vede le donne in una posizione omogeneamente debole sul mercato italiano. Sempre nella media tra 2004 e 2007, le donne che si presentano sul mercato del lavoro, (l’offerta), nel Mezzogiorno, sono 38 e quelle che effettivamente lavorano sono 31; le donne che non trovano lavoro, per ogni cento che lo trovano, sono 18. Diminuiscono, in valore assoluto, le donne in cerca di lavoro ed aumentano quelle che escono dal mercato del lavoro, più di quanto aumenti la popolazione femminile. Nel nord la situazione è diversa: le donne che si presentano sul mercato sono 59; quelle che lavorano effettivamente 56; le donne che non trovano lavoro, infine, sono 5 ogni cento che lo trovano. Restano stabili le donne senza lavoro e quelle che escono dal mercato crescono meno di quanto aumenti la popolazione femminile. Anche nel mercato del lavoro femminile ci sono divari tra nord e sud ma, in entrambi i casi, si legge uno scarto rispetto al mercato del lavoro, misurato su offerta e domanda di lavoratori maschi.

Approfondimento
Tutti i dati elaborati sul quadriennio 2004/2007 sul sito Istat


 

vai all'indice di Mercati mondiali


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Ricette per un biennio di fuoco
di Daniele Capezzone



Il futuro di Ankara passa da Berlino
di Pierluigi Mennitti



Lavoro, sud e donne inseguono

di Massimo Lo Cicero



Maternità fuori dall'ordinario
di Barbara Mennitti



L'insostenibile
noia dei Festival

di Domenico Naso



Pasquali: ai giovani serve un sindacato
di Stefano Caliciuri