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Il centrodestra e la sicurezza. Senza demagogia
di ENRICO GAGLIARDI

[30 apr 08] Nella vicenda che ha visto Gianni Alemanno trionfare come nuovo sindaco di Roma ha pesato senza dubbio la pessima campagna elettorale del suo sfidante, ma ancora di più ha influito la questione sicurezza alla quale i due candidati hanno risposto in modo molto difforme. Per giorni, dopo i terribili fatti legati alle violenze subite da alcune donne da parte di cittadini romeni, si è scatenata una fortissima polemica tra chi ha parlato di insicurezza reale e chi invece ha fatto riferimento ad una campagna mediatica tesa ad instaurare un clima di paura tra la popolazione: un’insicurezza solamente percepita, insomma, attestata ai livelli fisiologici di qualsiasi democrazia occidentale e moderna. Affermare con certezza quale dei due aspetti sia più vicino alla realtà e soprattutto capire quanto ciascuno abbia influito nella vittoria di Alemanno ad oggi può risultare molto complesso; un dato però sembra chiaro: in questa campagna elettorale la sicurezza ed il fermo proposito di lotta ai crimini, soprattutto violenti, hanno pesato e moltissimo tanto che lo stesso Rutelli, ammettendo la sua sconfitta subito dopo i primi risultati ufficiali, ha messo in luce come questo aspetto sia stato colpevolmente sottovalutato ed affrontato male dal suo schieramento.

A dirla tutta nemmeno Walter Veltroni quando era sindaco della Capitale ha saputo affrontare in maniera brillante il problema della sicurezza, invocando con urgenza quel pacchetto normativo poi miseramente naufragato tra le mille opposizioni della sinistra comunista a livello comunale e centrale. Oggi, dunque, Alemanno si presenta con una nuova ricetta contro la criminalità e promette di rendere Roma finalmente una città vivibile, in cui non si debba aver paura di passeggiare la sera. Solo il tempo darà torto o ragione al nuovo sindaco, fatto sta che la prova che lo aspetta è davvero ardua: Roma è piena di insediamenti nomadi nei quali un cospicuo numero di persone, tra cui moltissimi donne e bambini, vivono in condizioni di sottosviluppo tra mille espedienti, la maggior parte dei quali assolutamente illeciti. Difficile prevedere come Alemanno possa riuscire a sgomberare questi insediamenti e soprattutto espellere chi commette atti illeciti. Ancora una volta però chi richiede poteri speciali per la nuova amministrazione romana sbaglia e di grosso. Sarebbe ora che qualcuno invece iniziasse a chiedere uno sfoltimento della disciplina in materia di sicurezza e sarebbe, inoltre, il caso di recuperare in pieno le normative vigenti, alcune delle quali molto utili alla risoluzione del problema.

Un esempio: il passato ministro della Giustizia, Roberto Castelli, uomo di grande senso pratico, era riuscito a concludere un accordo con la Romania in base al quale i singoli soggetti, se condannati, potessero scontare la pena nel loro Paese d’origine. Un ottimo rimedio che, se effettivo, potrebbe risolvere in un solo colpo il sovraffollamento delle carceri e il tasso di delinquenza straniera sul territorio nazionale. Oltre a questi provvedimenti è necessario, se non obbligatorio, un dialogo serrato con l’Unione Europea, dalla quale non si può prescindere in una seria lotta all’immigrazione clandestina. Volente o nolente è a questa istituzione che bisogna rispondere. Accanto ad una serie di provvedimenti ragionevoli, però, si è assistito al fiorire di alcune scelte almeno discutibili che tra le altre cose fanno pesantemente a cazzotti con le dichiarazioni stesse del centrodestra: in altri termini, se si fa vanto di uno Stato più pervasivo in materia di sicurezza, se si professa una fiducia assoluta nei confronti di un’idea di “Stato garante dell’ordine” non si può poi agire normativamente in senso opposto varando (ci si riferisce al passato governo Berlusconi) una nuova disciplina dell’istituto della legittima difesa molto più permissiva ed elastica della precedente e della maggior parte dei Paesi occidentali (compresi quell’America di cui tante volte in questa materia si fornisce una visione caricaturale senza in realtà conoscere a fondo l’argomento). Il nuovo istituto della legittima difesa, infatti, consente al singolo un maggior potere di utilizzo delle armi per difendere la proprietà.

Una riforma non solo dannosa ma persino inutile, visto che negli ultimi anni una giurisprudenza coraggiosa, quasi in funzione normativa, stava allargando, attraverso le proprie decisioni, le maglie di tale discriminante. Perché dunque muoversi in tale senso? Sembra quasi che il legislatore abbia abdicato al controllo del territorio delegando ai singoli cittadini la custodia della propria sicurezza. Non è questa la strada: la soluzione, per quanto impegnativa, è molto più semplice di quello che si possa pensare. L’Italia ha “semplicemente” bisogno di una maggiore effettività della sanzione penale accompagnata da un rispetto molto più rigoroso del dato normativo esistente.


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