Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

Bossi e Di Pietro, il peso delle ali
di PAOLA LIBERACE

[22 apr 08] Il successo elettorale di Bossi e Di Pietro, alleati-apparentati, ma non inglobati, nelle due principali formazioni politiche che si sono confrontate alle scorse elezioni, è stato già variamente sottolineato all’indomani dell’esito del voto. I detrattori della coalizione vincitrice hanno amato puntare il dito contro il “ricatto” che al partito di Berlusconi e Fini sarebbe toccato subire ad opera della Lega trionfante: forte di un consenso doppio rispetto a quello di due anni fa, quasi ai livelli del ’92, scelta persino da quegli operai che al Nord hanno voltato le spalle alla sinistra estrema di Bertinotti e compagni. Dall’altra parte, già l’ultima fase della campagna elettorale berlusconiana aveva puntato molto sulla contraddizione insita nello schieramento di centrosinistra: che da un lato, con il buon Walter, si diceva moderato, riformista, deciso ad accantonare i quattordici anni d’odio e demonizzazione dell’avversario, e soprattutto pronto a correre da solo; e dall’altro imbarcava un’incognita come Di Pietro, il quale, nemmeno siglato l’accordo con il Pd, già sparava a zero sul Cavaliere, le sue televisioni e le sue vicende giudiziarie.

Dopo il verdetto favorevole delle urne, il peso delle due “ali” è effettivamente apparso in tutta la sua importanza. Ma le prime reazioni dei due vincitori sono state a dir poco opposte: quella di Di Pietro, di rottura se possibile ancor più netta rispetto alla linea tenuta in campagna elettorale; quella di Bossi, quasi già istituzionale, governativa, di ricomposizione degli eccessi. Lo si deve forse anche alle diverse consistenze dei rispettivi alleati: rispetto al traballante risultato del Pd, il 38 per cento totalizzato dal PdL mette Berlusconi e Fini in una condizione ben più solida di Veltroni, corroborata da un reale consenso e quindi in grado di negoziare da una posizione di assoluta tranquillità. Non a caso, le prime uscite pubbliche del Senatur sono state occasione di dichiarazioni rassicuranti, non tanto rispetto agli obiettivi del suo partito – che sono e restano legati alla radicale riforma in senso federalista del fisco -, quanto all’atteggiamento verso gli alleati, definiti “amici”. Per la Lega si tratta ora di tradurre un successo elettorale già nell’aria in concreta influenza politica: rivendicando a sé la gestione di questioni maiuscole come la sicurezza e le riforme, attraverso l’occupazione di alcuni dicasteri chiave, tra cui il Viminale, e il cambio della guardia alla presidenza della regione Lombardia.

Nonostante il tentativo di far passare all’opinione pubblica la trita immagine di un leghismo come spina nel fianco del Pdl, sono bastate poche ore per venire a capo del rebus: il vertice appena concluso tra Berlusconi e Bossi sembra aver soddisfatto le richieste del Carroccio, e il caso ancora aperto della collocazione di Formigoni, deciso a non soprassedere, sembra destinato a risolversi altrettanto rapidamente. Per quanto riguarda Di Pietro, al contrario, i giochi non sono per nulla fatti: l’ex ministro non ha ancora ottenuto una risposta alla sua richiesta di impegno netto del Pd su questioni come la giustizia e il conflitto d’interessi – quest’ultimo, ormai, sopravvissuto solo nelle invettive dell’ex pm. Lo ha fatto capire chiaramente, la scorsa settimana, quando ha ribadito che la formazione di un unico gruppo parlamentare con i veltrones non è affatto scontato, e ha costretto così lo stesso Walter a imbarazzanti smentite pubbliche.

Ad essere in gioco non è (solo) una questione ideale: ribattendo sul tasto della chiarezza rispetto ai temi posti dall’Italia dei Valori, Di Pietro mira a ottenere una sorta di delega, una “licenza di uccidere” che equivalga a un riconoscimento ufficiale (ben oltre un posto nel cosiddetto “governo ombra”) del suo ruolo. E del resto, non poteva che essere così, in un’alleanza nata dal solito equivoco: tra un’anima bella, che fa mostra di voler restare tale, e un’anima dannata che accetta di fare il lavoro sporco al suo posto – salvo poi ottenere l’assunzione in cielo prima e più direttamente dell’altra. Fino a quando Veltroni accetterà di continuare un simile gioco delle parti, senza rompere definitivamente con l’antiberlusconismo, sarà difficile per il segretario Pd trovare ragioni convincenti per arginare le pretese dei Di Pietro: visto che forse a queste ragioni in fondo non crede più neanche lui.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



La scelta di Pierferdinando
di Daniele Capezzone



La guerra
del fumo

di Pierluigi Mennitti



Il dopo-voto e
la crisi economica

di Massimo Lo Cicero



La rivoluzione
di Nojoud

di Barbara Mennitti



W, il film anti-Bush di Oliver Stone
di Domenico Naso



Pagliarini, una vita per il federalismo
di Stefano Caliciuri