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[15 apr 08]

Berlusconi alla prova della Merkel

Quando non ci occupiamo di costume e curiosità che riguardano la città di Berlino (o più in generale la Germania) e alziamo lo sguardo oltre il Ring autostradale, in questa rubrica siamo soliti guardare a Est. Berlino (e l’Alexanderplatz come suo luogo simbolico) sono per noi sinonimo di Nuova Europa. Questa settimana, invece, lo sguardo lo lanciamo a Sud, verso l’Italia, per valutare come potranno cambiare i rapporti politici e diplomatici fra Germania e Italia con la formazione del nuovo governo Berlusconi. La domanda non è priva di interesse. La Germania rappresenta per l’Italia il partner commerciale più importante. Fitti e complessi sono i legami tra i due Paesi. Berlino (intesa come centro politico) ha in questi ultimi anni consolidato il suo ruolo centrale nel quadro di un continente ormai stabilmente allargato ad oriente e rappresenta uno snodo fondamentale per ogni governo europeo che si affaccia sulla scena.

Ma la Germania è, soprattutto, il Paese nel quale la figura di Silvio Berlusconi è maggiormente messa in discussione da un’opinione pubblica in larga parte ostile. La stampa, che di questa opinione pubblica è ad un tempo portavoce e formatrice, ha descritto con accenti critici la marcia di riavvicinamento del Cavaliere al governo. Non solo quella di orientamento progressista, ma anche quella di ispirazione conservatrice. E a livello popolare, pochi hanno dimenticato lo scambio di battute al vetriolo che il vecchio e nuovo presidente del Consiglio italiano ebbe con il portavoce dell’Spd al Parlamento europeo Martin Schulz in occasione del dibattito inaugurale del semestre di presidenza italiano. Il fatto che poi Schulz abbia costruito una brillante carriera politica proprio su quel “Kapo” che Berlusconi gli scaricò addosso in quel caldo giorno di luglio ha solo addolcito il giudizio odierno dello stesso Schulz su Berlusconi. Non quello dei tedeschi. Tanto più che in quell’estate un altro politico italiano si guadagnò fama imperitura qui in Germania: il sottosegretario al Turismo leghista Stefano Stefani, che descrisse i turisti tedeschi (i più numerosi in Italia) con stereotipi da bar dello sport. Causando un piccolo incidente diplomatico, come la disdetta delle vacanze italiane dell’ex cancelliere Gerhard Schröder.

Insomma. il compito che attende Berlusconi sullo scenario diplomatico tedesco non sarà semplice, non meno di quello che lo attende in casa con i problemi italiani. Sarà curioso anche valutare che tipo di rapporto personale si instaurerà con Angela Merkel. I due si conoscono per la frequentazione nel partito popolare europeo, ma di fatto hanno collaborato poco assieme, solo i primi mesi del 2006. I due caratteri non potrebbero essere più diversi: morbida e diplomatica la cancelliera, irruente e decisionista il cavaliere. Ma non è detto che non trovino un modo di intendersi. Tanto più che in politica estera contano gli interessi nazionali, assai meno le simpatie personali. E Germania e Italia, divise per anni dalla competizione per il seggio dell’Onu, hanno trovato negli ultimi tempi oggettivi punti di collaborazione, soprattutto sul piano europeo. La conferma di Franco Frattini al dicastero degli Esteri, dovrebbe ancor più facilitare le cose: all'esperienza ministeriale, Frattini ha aggiunto in questi anni quella (apprezzata) di commissario europeo a Bruxelles. Il Continente che Berlusconi ritrova è profondamente cambiato. Nuovi sono anche tanti protagonisti, da Nicolas Sarkozy a Gordon Brown, da Angela Merkel a Donald Tusk. E nuova è la geopolitica, dove Paesi giovani come la Polonia hanno conquistato peso e Paesi vecchi come il nostro l’hanno perduto.

Ma come detto, a livello governativo e diplomatico, non sarà difficile proseguire la continuità laboriosa degli ultimi anni. Più difficile sarà conquistare il popolo tedesco. Se ne potrebbe fare anche a meno, volendo. Tuttavia proprio da Berlino (e da Angela Merkel) passeranno alcune scelte che interessano il Popolo delle libertà a Bruxelles. A cominciare dall’ingresso nel Partito popolare europeo di tutto il nuovo partito, compresa quella fetta di An che qui viene ancora pubblicamente indicata con il nome di “postfascista”. Sarebbe bene, dunque, che, a parte il lavoro della diplomazia della Farnesina che dovrà curare i rapporti internazionali dell’Italia, il nuovo partito berlusconiano lanci una sua offensiva diplomatica verso le componenti liberal-conservatrici tedesche, politiche e intellettuali. Sarebbe certamente utile costruire rapporti e sponde, per evitare di trovarsi isolati. Che la politica non si giochi più solo all’interno delle quattro mura di casa, è ormai un dato di fatto.

 

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