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[17 apr 08]

La rivoluzione di Nojoud

Chissà se la piccola Nojoud ha compreso appieno quello che il suo gesto significa per le donne di tutto il mondo e per quelle oppresse in particolare. A vederla con la sua magliettina rosa, mentre mangia felice una fetta di torta al cioccolato e abbraccia il suo nuovo amico, un enorme orsacchiotto di peluche rosso, sembrerebbe quasi di no. Sembra solo una bambina che era stata costretta a diventare adulta e che, con la cocciutaggine di tutti i bambini, ha voluto indietro la sua infanzia. Eppure Nojoud Nasser, yemenita di otto anni, ha compiuto un atto rivoluzionario che accende la speranza e ha commosso tutto il mondo. La sua storia, raccontata dallo Yemen Times,  ha fatto il giro del globo: due mesi fa Nojoud è stata data in sposa dalla sua famiglia a un uomo di trent’anni. Per convincerla il padre l’ha picchiata, le ha detto che se non avesse accettato il matrimonio sarebbe stata violentata e allora niente avrebbe potuto salvarla. E così la bambina è entrata nella casa del marito. Dalle nostre parti, un uomo di tent’anni, marito o no, che si congiunge con una bambina di otto è come minimo un pervertito; in altre parti del mondo, però, le cose funzionano diversamente: un uomo paga una ricca dote alla famiglia e, di fatto, si compra una bambina.

Secondo la legge dello Yemen, il matrimonio non è consentito per i minori di 15 anni, però un emendamento del 1998 alla stessa legge prevede che i genitori possono stipulare contratti di matrimonio anche per i minori, a patto che il marito si astenga dai rapporti intimi con la sposa finché questa non sia pronta o matura. Qualsiasi cosa questo voglia dire. Di certo Nojoud non era matura e di certo questo non ha fermato il marito dallo stuprare una bambina di otto anni. “Ogni volta che volevo giocare in cortile – ha dichiarato la sposa a Hamed Thabet dello Yemen Times – mi picchiava e mi faceva andare in camera da letto con lui”. Nojoud ha chiesto aiuto alla sua famiglia, alla madre, alle zie, ad altre donne come lei, ma si è scontrata contro il muro di chi è da troppo tempo abituato a subire: “Non possiamo fare niente, se vuoi vai in tribunale da sola”. E allora Nojoud è scappata dalla sua casa prigione e, da sola, si è recata in tribunale alla ricerca di qualcuno che l’ascoltasse. “Lui mi ha fatto cose brutte, non avevo idea di cosa fosse il matrimonio. Voglio una vita rispettabile, voglio divorziare”, ha detto al giudice Muhamed Al-Qadhi del tribunale di Sana’a. Nojoud è troppo giovane per intentare una causa, ma il giudice si è impietosito e ieri le ha concesso l’annullamento del matrimonio, perché era troppo giovane e immatura. Nessuno, però, può essere accusato di niente. Non il padre, che l’ha costretta a sposare un uomo di 22 anni più grande di lei, né il marito che, anzi, ha diritto alla restituzione dei 100mila rial di dote. La somma, ci fa sapere lo Yemen Times, è stata raccolta grazie a una colletta fra i lettori, soprattutto fra quelli degli Emirati Arabi Uniti, ed anche questa è una splendida notizia. Nojoud non tornerà più a casa, quella della famiglia che l’ha venduta, ma verrà ospitata dalla casa-famiglia di Dar Al-Rahama, un’organizzazione che si occupa di bambini e che cercherà di garantirle una vita migliore e un’istruzione.

Qualcuno ha scritto che Nojoud Nasser ha otto anni ma ha già il coraggio di una donna. Secondo noi, invece, la sua ribellione è stata resa possibile proprio dal suo essere bambina. Nojoud, evidentemente, non aveva ancora assimilato tutti i condizionamenti culturali della società in cui vive, non aveva ancora capito che in quanto donna non aveva nessun diritto ed era condannata a subire, che la legge del suo Paese consente ai suoi genitori di darla a una persona che la farà solo piangere in cambio di denaro. Si è ribellata al dolore e all’umiliazione con la spontaneità disarmante di chi è ancora puro, di chi riesce a capire istintivamente cosa è giusto e cosa no e ha preteso che le venisse restituita la sua infanzia e la sua dignità. Nojoud ci ha davvero dato una lezione, auguriamo una vita migliore a lei e a tutte le Nojoud, qualsiasi età abbiano, ancora oppresse e umiliate in tutto il mondo.

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