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Campagna elettorale: se questo vi sembra fair play...
di PAOLA LIBERACE

[03 apr 08] L’illustre politologo Giovanni Sartori, editorialista del Corriere della Sera, ha scritto ieri un articolo di fondo nel quale lamentava in questa campagna elettorale l’assenza di una vera “battaglia” tra i due principali contendenti. Sartori se la prende soprattutto con Veltroni, al quale rimprovera una strategia elettorale “soft, morbida e in sottotono”; poco combattiva, insomma. Certamente “irenica”, ma secondo il professore tutt’altro che vincente. Ma l’impressione è che il quadro dipinto da Sartori circa la campagna elettorale somigli poco alla realtà: quella effettiva, s’intende, non quella mostrata da certa stampa impegnata ad accreditare la versione veltroniana della “nuova stagione”. La retorica del fair play, in effetti, si è mostrata ben presto per quello che è: una retorica, appunto, sostenuta dalle avanguardie e regolarmente smentita dalle seconde linee, in particolare per quanto riguarda il Partito democratico. Se infatti tra le file del Pdl ci ha pensato lo stesso Berlusconi a dare un taglio alle smancerie, tornando al suo lessico preferito e indirizzando senza troppi complimenti a Veltroni l’epiteto di “stalinista” per avergli impedito di partecipare a “Porta a porta”, dall’altra parte si continua a sfoggiare una pacatezza che non perde occasione per traballare.

Mentre il leader del Pd proclama l’intenzione di chiudere con l’odio e la demonizzazione dell’avversario, continuando a non nominare il suo avversario e rimproverando in comizio i militanti che gli riservano appellativi poco lusinghieri, i “democratici” attorno a lui si lasciano sfuggire attacchi tutt’altro che polite, come ha fatto notare, tra gli altri, il notista politico del Corriere Massimo Franco. Il pretesto per aprire le ostilità è stato offerto dal fraintendimento del gesto con cui Berlusconi ha mostrato cosa la sinistra farebbe del suo programma una volta giunto al governo. Ed ecco pronto l’ex ministro D’Alema, che ha subito dedicato al Cavaliere gli appellativi di “arrogante” e “violento”. Di meglio ha fatto Di Pietro, che com’è noto non le manda a dire. Dopo le esplicite minacce all’indirizzo di Mediaset, che vorrebbe vedere smembrata, l’ex pm ha promesso di denunciare Berlusconi per insider trading circa le dichiarazioni su Alitalia; se mantenesse il proposito, ci troveremmo per la prima volta di fronte all’insolito scenario in cui uno dei candidati premier viene fermato per via giudiziaria da un suo concorrente. Del resto, l’ex ministro per le infrastrutture sembra non conoscere altro modo di interloquire: ha risposto in carta bollata anche alle rilevazioni mosse da Berlusconi al suo furore giustizialista negli anni di Mani Pulite, giurando di trascinarlo in tribunale per rispondere delle “calunnie”.

Per continuare con Gofferdo Bettini, certo non tacciabile di lontananza dalla linea ufficiale del partito: il braccio destro di Walter, in un’intervista al Corriere della Sera si è prodotto nientemeno che in un paragone tra Berlusconi e Le Pen. Del resto, già in occasione del caso Ciarrapico (in cui tanto rumore fu fatto per nulla, o meno) le cortesi apostrofi di “fascista” lanciate da quel del loft si sprecavano. Sempre bettiniano è il copyright delle ironie sull’età dei due leader dei principali schieramenti in competizione: rispolverate stavolta dallo stesso Veltroni durante la conferenza stampa televisiva. Per chiudere in bellezza basta citare Romano Prodi, vero Alfa e Omega della parabola democratica (per quanto questa si sia sforzata di allontanarsene). Al Cavaliere che, interrogato in merito, faceva modestamente notare come il successo di Milano all’Expo 2015 sia frutto degli sforzi di Moratti, Formigoni – e in parte anche dei suoi -, non certo di quelli di Prodi e D’Alema, l’ex Presidente del Consiglio ha risposto invitandolo così bel bello a vergognarsi. Forse, per essere una campagna elettorale poco combattiva, può bastare così.


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