Punto diplomatico.
L’Onu in silenzio sul macabro show di Al-Jazeera
L’America è
sconcertata non solo per le immagini dei suoi soldati prigionieri e
morti trasmesse dalla tv satellitare araba Al-Jazeera ma anche perché
nessuna riprovazione ufficiale a quella che appare come una aperta
violazione della Convenzione di Ginevra è giunta dai leader del
cosiddetto mondo civilizzato. Il segretario dell’Onu Kofi Annan ha solo
pilatescamente ammonito le due controparti a rispettare gli articoli
della suddetta Convenzione, ma non risulta che le truppe alleate vi
stiano contravvenendo. Al contrario il ministro dell’Informazione di
Baghdad, una specie di Göbbels mediorientale, ha ribadito in
un’intervista che loro “mostreranno sempre e in ogni momento le immagini
di questi mercenari”. E se negli Usa le immagini non sono state
trasmesse dalle tv nazionali, in Europa esse sono state ben visibili, in
tv e sui giornali. Eppure allo stato attuale non risulta alcuna reazione
da parte dei capi di governo europei o dell’Unione sulla violazione
della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra
operata dall’Irak e da Al-Jazeera.
Sale la
tensione fra Stati Uniti e Russia. Washington accusa aziende russe di
aver venduto armi all’Irak. La denuncia era partita domenica dal
Dipartimento di Stato ma è stata rilanciata con forza ieri dalla Casa
Bianca. Il portavoce di Bush, Ari Fleischer, ha dichiarato che gli Usa
hanno “prove credibili” del fatto che aziende russe hanno venduto al
regime di Saddam materiale proibito e assistenza: missili anticarro,
visori notturni e tecnologie per contrastare la guerra elettronica.
Materiale - come segnalato da diversi rapporti - che potrebbe essere
utilizzato contro le truppe anglo-americane impegnate nell'operazione
"Libertà per l'Irak". Alcune di queste tecnologie inficerebbero la
precisione dei bombardamenti satellitari, facendo sì che invece dei siti
militari vengano colpite abitazioni private: grazie a queste armi di
disturbo le vittime civili tendono ad aumentare. Fonti dell’Intelligence
provenienti dall’interno del territorio iracheno assicurano di avere le
prove che, ancora venerdì 21 marzo, tecnici russi erano presenti a
Baghdad: cioè a conflitto iniziato. "Queste azioni - ha ammonito
Fleischer - sono sconvolgenti e abbiamo manifestato in modo chiaro le
nostre preoccupazioni al governo russo. Abbiamo chiesto al governo russo
che ogni assistenza di questo genere cessi immediatamente".
Mosca ovviamente smentisce, assicurando di aver sempre fatto rispettare
tutte le risoluzioni dell’Onu che vietavano la vendita di questo tipo di
armi. "Fin dall'ottobre scorso – ha replicato il ministro degli Esteri
Igor Ivanov - gli Usa si sono rivolti alla Russia per chiederci di
indagare su sospetti di forniture illegittime di armi a Bagdad da parte
di aziende russe. Queste richieste sono state tutte prese in
considerazione e verificate. L'ultima risposta fornita agli Usa risale
al 18 marzo, ma in nessun caso sono stati scoperti elementi che
confermassero le preoccupazioni americane". Poi concede: “Comunque
continuiamo a indagare e siamo pronti a punire i colpevoli”. Quasi un
tentativo di mettere le mani avanti. D’altronde la Casa Bianca non ha
alcun interesse ad alzare il livello dello scontro diplomatico con Mosca
e dunque c’è da credere che una presa di posizione così esplicita da
parte di Washington nasconda la certezza di una prova concreta.
Per concludere notizie più rassicuranti sul fronte turco. Il premier
Erdogan insiste: le nostre truppe devono entrare in Kurdistan per motivi
di sicurezza, dobbiamo affrontare l’esodo dei kurdi ed evitare che
cellule terroristiche legate ai movimenti estremisti approfittino del
caos per entrare nel nostro paese. Gli Usa pongono alcune condizioni, la
Nato avalla la richiesta turca di realizzare una striscia di sicurezza
di 20 chilometri. Le trattative continuano, forse si profila un
compromesso.
In coda alla giornata giunge la notizia del viaggio a Washington di Tony
Blair, entro la settimana. I due leader dell’Occidente, impegnati in una
guerra lunga e difficile, faranno il punto della situazione rinsaldando
le ragioni dell’alleanza. Nel frattempo la Lega Araba alza la voce e
chiede agli anglo-americani di ritirarsi dall’Irak senza condizioni.
Dissenso da parte kuwaitiana. (p. men)
25 marzo 2003
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