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TRANSEUROPA. UN CONTINENTE IN PRIMA PAGINA



[24 mag 08]
L’approssimarsi della stagione estiva è in genere foriera di dibattiti nel mondo politico che si appresta alle ultime iniziative prima della pausa estiva (che in molti paesi europei parte con qualche settimana d’anticipo rispetto all’Italia). Le iniziative sono generalmente procrastinate all’autunno. La tarda primavera è tempo di dibattiti. A Bruxelles si discute la riforma delle politiche agricole europee, a Parigi al centro di un acceso confronto con risvolti anche di tipo partitico c’è la legge sulle trentacinque ore. E poi uno sguardo ad Est, dove il boom economico degli ultimi anni è messo in crisi dall’inflazione e dall’instabilità politica. Intanto si avvicina il campionato europeo di calcio e c’è chi già dà i numeri.

La Commissione europea rivede le politiche agricole.
Uno dei capitoli più controversi della politica economica dell’Unione Europea potrebbe essere al suo epilogo. Si tratta delle politiche agricole e in particolare dei sussidi e delle protezioni che da sempre hanno accompagnato il sostegno alle attività di settore. Sussidi e protezioni che, specie nel dibattito degli ultimi anni, vengono messi in relazione anche con il danno arrecato al settore agricolo di continenti come l’Africa, le cui conseguenze si riversano negativamente anche sull’Europa: dal punto di vista morale, dato che il nostro continente si vanta di incarnare una politica amichevole rispetto ai paesi più poveri; dal punto di vista più concreto perché la povertà dei paesi africani si riversa in Europa sotto forma di immigrazione, spesso non sostenibile. L’idea di riforma è portata avanti dalla Commissione europea, che sembra prendere la questione un po’ alla larga, probabilmente anche per evitare le prevedibili proteste degli agricoltori, e consiste nell’introduzione di meccanismi di incentivazione che dovrebbero responsabilizzare gli operatori: meno sfruttamento intensivo dei campi e dunque meno produzione agricola, più attenzione all’ambiente. Insomma, incentivi per ridurre una produzione che spesso è in eccesso e per ingaggiarsi nella difesa dell’ambiente. La Bbc chiarisce meglio la questione, con ulteriori approfondimenti nei link che corredano l’articolo.

Francia, si ridiscute la legge sulle 35 ore.
Parte la corsa alla presidenza socialista.

Sarà probabilmente fra le riforme di Sarkozy la cancellazione della legge sulle trentacinque ore, che fu un cavallo di battaglia del governo socialista negli anni Novanta. Della discussione in seno al partito neogollista ci parlano Le Figaro e Le Monde, e quest’ultimo dà spazio anche alle obiezioni che provengono dalla stessa Ump, il partito del presidente. A sinistra, invece, riparte la corsa di Ségolène Royal alla presidenza del Ps. Le Figaro ci racconta il suo programma di cambiamento e la più ampia competizione fra i principali esponenti: tutti giocheranno un ruolo, la gara però sembra ridotta all’ex candidata all’Eliseo e al sindaco di Parigi Bertrand Delanoë. Ségolène Royal riprende nel frattempo il dibattito sulle trentacinque ore per marcare la differenza con l’Ump e ribadire l’importanza della legge varata dall’esecutivo socialista: Liberation ha raccolto le sue dichiarazioni.

L’Ucraina entra nel Wto ma non esce dalla crisi.
L’Ucraina entra nel Wto. E’ il centocinquantaduesimo membro, come sottolinea il Kyiv Post. Ma gli esperti chiedono al fragile governo di Julia Timoshenko energiche riforme in campo economico, in verità sempre più difficili a causa dell’instabilità ormai cronica dell’esecutivo. La guerra fra gli ex leader arancioni è diventata quotidiana e del colore della rivoluzione sono rimaste solo le arance che i due ex alleati si tirerebbero volentieri addosso. Il presidente Viktor Jushchenko, che secondo l’agenzia Unian ha pronta una proposta di legge per abbattere tutti i simboli del comunismo ancora presenti sul territorio, è ancora in polemica con il parlamento che gli ha impedito di tenere un discorso in aula. Il rapporto con la premier è a giorni alterni. Nel frattempo, proprio l’ingresso nel Wto capita in un momento di rallentamento dell’economia, fino a qualche mese fa in pieno boom. Di vera e propria stagflazione parla il Kyiv Weekly, riportando il primo intervento nella storia ucraina in parlamento del governatore della banca nazionale. Allarme ripreso da Interfax che cita la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo che ha rivisto al ribasso di mezzo punto le stime di crescita del paese: l’inflazione è il problema che attanaglia l’Ucraina, così come le economie di molti altri paesi dell’Europa orientale.

Germania-Polonia, segnali di pace…
Segnali contrastanti nei rapporti tedesco-polacchi, divenuti assai rilevanti negli equilibri continentali, d’importanza quasi pari a quelli franco-tedeschi. Su di essi si misura la capacità della Vecchia e della Nuova Europa di maturare un rapporto positivo nei prossimi decenni, superando costruttivamente la fase della transizione dell’est appena conclusasi con l’ingresso dei nuovi membri nell’Unione e seppellendo vecchi rancori storici riemersi dopo l’ibernazione dell’era della guerra fredda. Il nuovo governo polacco di Donald Tusk sta facendo, con la gradualità necessaria per sfuggire alle polemiche demagogiche dell’opposizione, passi avanti. E il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza racconta che il ministro degli Esteri di Berlino, Frank-Walter Stainmeier abbia caldeggiato nella sua visita ufficiale in Russia le richieste di Varsavia per il transito dei navigli polacchi nello stretto del Baltico (o stretto di Pilawa in polacco). Il merito della questione diplomatica è descritto nell’articolo: il commento osserva come questa collaborazione fra i due governi possa essere considerato un primo passo verso migliori rapporti.

… e segnali di conflitto
Rapporti che invece i due gemelli Kaczynski continuano a tenere sotto pressione: sempre da Gazeta Wyborcza il reportage dalla Polonia occidentale, dove il gemello ex capo del governo ha usato parole di fuoco contro la Germania in un seminario sulla complessa questione della restituzione delle proprietà confiscate dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sui rapporti tedesco-polacchi aggiungiamo dalla rivista Cicero un articolo della professoressa Gesine Schwan, che molti deputati dell’Spd vorrebbero contrapporre a Hörst Kohler nell’elezione alla presidenza della Repubblica tedesca. E’ un punto di vista originale e capovolto, perché sostiene l’asimmetria nel rapporto fra i due popoli: il difetto sarebbe però dei tedeschi che, al contrario dei polacchi, conoscono poco i loro vicini e ne hanno una visione caricaturale.

Dopo il voto, la Serbia e l’Europa.
Torniamo ancora nei Balcani, area rilevante anche per gli interessi nazionali italiani. Ancora Serbia in primo piano in due analisi del settimanale inglese The Economist. Il primo punta sulla difficoltà di creare un governo, nonostante sia chiara la vittoria del partito pro-europeista di Boris Tadic. Il secondo riflette sulle conseguenze che il risultato di quel voto avrà sul successivo allargamento dell’Unione Europea ai paesi balcanici e sud-orientali. In più, un lungo e approfondito articolo da European Voice di Tihomir Loza, direttore della rivista Transition Online, specializzata nei temi dell’Europa centro e sud-orientale, spesso citata in questa rubrica.

Europei 2008: per i prof. di Vienna vince la Germania
Nessun dubbio per gli accademici: il prossimo mondiale europeo lo vincerà la Germania. Non lo dicono le stelle ma le pagine di uno studio dell’Università di economia e business-administration di Vienna, fatto di calcoli complicatissimi, analisi matematiche, logaritmi e radici quadrate. Qui lo studio degli esimi professori. La Germania è certamente fra le favorite. Ma, come dice il più famoso luogo comune del calcio, la palla è rotonda e questo neppure un sofisticato calcolatore dell’università può misurarlo.

Europei 2008: la sicurezza contro il rischio terrorismo
Più preoccupanti appaiono i richiami pubblicati da alcuni quotidiani svizzeri e austriaci su possibili attentati terroristici di al-Qaeda in occasione delle partite (qui da Neue Zuericher Zeitung che le riassume). La notizia non giunge inattesa: da sempre i grandi eventi sportivi internazionali attirano la macabra attenzione dei terroristi che potrebbero beneficiare di un effetto mediatico straordinario. Per questo, nei limiti del possibile, le autorità svizzere e austriache hanno preso tutte le precauzioni del caso. Preoccupa una certa ripresa dell’attività di comunicazione online e il fatto che i due paesi non sono stati esenti da tentativi anche di attacchi sul loro territorio (come dimostrò lo sventato attentato al jet israeliano in Svizzera nel 2005). Der Standard, tuttavia, pubblica un’intervista tranquillizzante con l’esperto di terrorismo Yassin Musharbash, il quale pur valutando la radicalizzazione dell’ambiente islamico austriaco, conferma che allo stato attuale non vi sono minacce concrete da parte di al-Qaeda.


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