Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

TRANSEUROPA. UN CONTINENTE IN PRIMA PAGINA



[26 apr 08]
“Un discorso umile” è stato il giudizio del quotidiano conservatore Le Figaro. Il discorso è quello televisivo del presidente Nicolas Sarkozy. Una “entretien”, un colloquio in tv. Per fare un bilancio dei suoi primi 365 giorni. Incollati allo schermo quasi 12 milioni di francesi. Cifre da una finale di calcio di Champions, non di un Mondiale. Lontani i 18 milioni dell’intervista dello scorso ottobre. Segno tuttavia, che il presidente che aveva fatto sognare i suoi elettori li ha sì delusi, ma loro vogliono ancora sapere perché. Lo vogliono sapere dalla sua voce. E vogliono capire se si è trattato solo di una falsa partenza e se si può sperare in una rivincita. Una rivincita, innanzitutto, per lo stesso Sarkozy.

Francia, Sarkozy in tv
“Un discorso umile”. Un titolo che nasconde un giudizio articolato. La stampa francese viviseziona temi e risposte del colloquio. Lo fa Liberation, in un articolo in cui divide punto per punto gli argomenti discussi. Mentre Le Figaro si lancia nell’analisi. Sarkozy ammette di aver commesso degli errori ma si dice determinato a condurre in porto le riforme. Cinquantacinque, ne ha messe in cantiere, perché la nostra è una società complessa e tutto si tiene. Sul suo intervento anche il punto di Le Monde, che pare guardingo nel giudicare il nuovo stile del presidente: modesto sì, non è apparso più quel prestigiatore che ogni giorno tirava fuori un coniglio dal cilindro e tuttavia schiavo di quelle riforme che sono la sua trincea politica. Critica, ovviamente, l’opposizione: nessun annuncio concreto, ha sintetizzato la Royal. A completare la situazione, l’ultimo sondaggio di Le Parisienne (citato da Le Figaro), secondo il quale i francesi vorrebbero il centrista Bayrou come capo del governo a Matignon. Cioè il principale avversario di Sarkozy: altro che coabitazione.

Eliseo, il bilancio del primo anno
Dal trionfo al disamore. E’ la parabola sarkosiana raccontata dal dossier preparato da Le Figaro che approfondisce il bilancio del primo anno. Una rapida discesa nel gradimento degli elettori, dopo la grande speranza che essi avevano riposto nella “rottura”. Il dossier ripercorre i mesi turbolenti, dalla luna di miele culminata nella grande vittoria alle politiche e dalla costituzione di un governo innovativo, passando per le frizioni con il suo primo ministro, ai sondaggi che lo hanno visto in caduta libera, al tentativo di questi giorni di rispolverare la sua immagine riformista, nonostante i francesi non appaiano più troppo affascinati dalla “rottura” (e sempre ammesso che la vittoria di un anno fa sia stata determinata solo da una voglia di discontinuità rispetto all’esperienza di Chirac). Un lungo archivio che prende le mosse dalla straripante vittoria elettorale e si conclude con l’intervista televisiva di giovedì scorso. Un anno, appunto.

Berlino vota per salvare l’aeroporto del “ponte aereo”
“Adesso la parola passa al popolo. Non ci faremo imbavagliare”. La campagna referendaria è giunta al termine e 2 milioni e mezzo di berlinesi aventi diritto al voto daranno domenica la loro opinione sulla chiusura dell’aeroporto di Tempelhof, il terzo aeroporto berlinese che la giunta guidata da Klaus Wowereit (Spd e Linke) ha già deciso di chiudere. L’importanza storica dello scalo è dovuta soprattutto alla storia del ponte aereo, a cavallo tra il 1948 e il 1949: per aggirare il blocco di Berlino Ovest operato dai sovietici, gli americani realizzarono uno spettacolare ponte aereo (Luftbrücke) che per quasi un anno rifornì la città di viveri e generi di prima necessità, costringendo poi i sovietici ad abbandonare la prova di forza. Dal fallimento della Blockade, si aprì una nuova fase nel conflitto attorno a Berlino e, di fatto, il settore occidentale si avviò verso una relativa tranquillità (almeno fino alla costruzione del Muro nel 1961). Il quotidiano Berliner Morgenpost dedica alla storia dell’aeroporto – più ampia del capitolo del ponte aereo – un ampio dossier.

L’esito del voto referendario non potrà incidere direttamente sulla decisione del Senato berlinese. Potrà solo essere un elemento di pressione politica. E politica è diventata difatti la battaglia. Un passo indietro. Berlino ha tre aeroporti. La chiusura di Tempelhof, il più piccolo e oggi relegato ai voli regionali e privati, era stata già decisa dal precedente governo locale di Grande Coalizione (borgomastro: il cristiano-democratico Eberhard Diepgen) in favore della costruzione di un unico grande aeroporto internazionale alle porte della città. La giunta di sinistra guidata da Wowereit ha solo confermato quella decisione prevedendo per il nuovo aeroporto l’ampliamento e ristrutturazione dell’attuale scalo di Schönefeld. In sostanza, anche l’aeroporto di Tegel (ex Berlino Ovest) entro qualche anno chiuderà. Polemiche a parte sull’utilità di un unico grande scalo rispetto a tre più piccoli, la particolarità di Tempelhof ha infiammato l’opinione pubblica, divisa tra chi vorrebbe salvare l’aeroporto simbolo della storia cittadina e chi invece considera ormai superato un aeroporto cittadino, con piste piccole rispetto alle esigenze degli aerei odierni. Secondo il quotidiano di sinistra Taz, Tempelhof sta di nuovo dividendo Berlino e gli elettori voteranno secondo il sentimento e non secondo la ragione: si voterà pensando al ponte aereo e ignorando le questioni economiche. La vicenda, comunque, è scivolata in politica. La Cdu, che aveva condiviso la chiusura, ci ha ripensato e in campo negli ultimi giorni è scesa addirittura Angela Merkel. Il sindaco Wowereit ha fatto della difesa della scelta un punto fermo, sfidando l’apparente impopolarità. Il voto di domenica ci dirà come la pensano i berlinesi. Sentendo aria di sconfitta, il co-leader della Linke, Gregor Gysi, ha detto che il governo locale deve tenere conto dell’opinione della gente. Il sindaco, invece, assicura che tirerà dritto e accusa la cancelliera di ingerenza. Il Tagesspiegel racconta gli ultimi giorni di questa curiosa campagna referendaria e offre nei link collegati una serie di commenti e analisi.

Germania, nei sondaggi crolla anche la Csu
Politica in transizione, anche in Germania. La caduta della Csu, la costola bavarese della Cdu, sembra inarrestabile. La Süddeutsche Zeitung rende noto l’ultimo sondaggio, secondo il quale il partito orfano di Edmund Stoiber sarebbe al 44 per cento, ben sei punti sotto la soglia della maggioranza assoluta. La Csu governa da sola ininterrottamente la Baviera dal dopoguerra. Il dato metterebbe per la prima volta in forse un governo conservatore nel Land più ricco della Germania. In più il calo regionale della Csu potrebbe riflettersi negativamente nel risultato complessivo di Cdu-Csu alle elezioni politiche del 2009. Angela Merkel ha di che preoccuparsi. Gli analisti politici mettono in relazione la crisi di fiducia nei cristiano-sociali con gli ultimi controversi anni del governo di Stoiber, con la debolezza della nuova leadership e con il più generale calo dei consensi per i partiti tradizionali di massa. Problemi contingenti, dunque, ma anche un’interessante questione strutturale che coinvolge l’intero sistema partitico tedesco.

Ucraina, Julia Tymoshenko ha i mesi contati?
Ritorniamo, di tanto in tanto, in Ucraina. La politica viaggia sempre sul filo dell’instabilità e molti analisti sono convinti che il governo di Julia Tymoshenko abbia i mesi contati. Le alleanze dei boiardi dell’economia si modificano rapidamente alle spalle della politica e gli eterni tre leader in campo – il capo del governo Timoschenko, il presidente della Repubblica Yushchenko e quello dell’opposizione Yanukovic – proseguono una guerra di tutti contro tutti (e tutti e tre contro i poveri ucraini) in vista delle elezioni presidenziali del 2010. Guerra alla quale partecipano volentieri tutti i capetti emergenti nei vari partiti e partitini. Risultato? Instabilità continua. Vi ricorda qualche altro paese? Intanto dall’agenzia di stampa Unian un esempio dell’ultimo contrasto fra Tymoshenko e Yushchenko, a testimonianza del fatto che l’alleanza arancione è ormai solo un ricordo, mentre l’ultimo contrasto concerne lo State Property Found dell’Ucraina. Dalla rivista Zerkalo Nedeli un’analisi approfondita di Yulia Mostova. E come sempre, è il costume a dare il senso della crisi di un paese: leggete, sempre da Unian, questo divertente reportage dal concorso Miss Ucraina: pettegolezzi, invidie, raccomandazioni e concorrenza fra lingua russa e ucraina.

Chernobyl, 22 anni fa
Intanto, il ventiduesimo anniversario dello scoppio del reattore nucleare di Chernobyl, offre a Radio Free Europe l’opportunità di fare un bilancio dell’attività degli ecologisti negli Stati dell’ex Unione Sovietica. Dopo la crescita dei movimenti negli anni successivi al disastro nucleare, i risultati odierni sono piuttosto magri. I movimenti si scontrano con regimi divenuti sempre più autoritari. I destini ambientali di queste regioni sono sempre più a rischio.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_________________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



La scelta di Pierferdinando
di Daniele Capezzone



La guerra
del fumo

di Pierluigi Mennitti



Il dopo-voto e
la crisi economica

di Massimo Lo Cicero



Com'è difficile essere donna
di Barbara Mennitti



Cannes si ricorda del pubblico
di Domenico Naso



Pagliarini, una vita per il federalismo
di Stefano Caliciuri