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TransEuropa. Un Continente in prima pagina



[19 apr 08]
Dopo la rassegna stampa europea della scorsa settimana completamente dedicata alle elezioni italiane, torniamo oggi al tradizionale ventaglio informativo da tutto il Continente, partendo però ancora una volta dal nostro Paese. Su questo giornale abbiamo lamentato la totale assenza nella campagna elettorale dei temi di politica estera. Ora però, finite le elezioni e eletto il nuovo governo, la stampa internazionale discute su come sarà l’azione della Farnesina sotto il terzo mandato di Silvio Berlusconi.

Come cambierà la politica estera italiana
Radio Free Europe, emittente con base a Praga, pubblica un’ampia analisi, nella quale coinvolge osservatori e studiosi di diversa estrazione, dal professor Emilio Viano dell’American University di Washington a Oksana Pakhlovska, docente ucraina della Sapienza di Roma. Dopo aver evidenziato che i temi del declino economico hanno monopolizzato le scelte degli elettori, Viano considera l’elezione di Berlusconi una buona notizia per gli Stati Uniti, a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni negli Usa: con la Germania di Angela Merkel e la Francia di Nicolas Sarkozy, l’Italia di Berlusconi è il terzo grande Paese europeo che torna ad essere amico di Washington. E questo non potrà che rimettere su una buona carreggiata i rapporti transatlantici. Non solo America, però. Proprio per contrastare l’impasse economico, uno dei punti di forza del nuovo esecutivo sarà lo speciale rapporto che lega Berlusconi a Vladimir Putin (e di cui abbiamo avuto un primo assaggio con la visita del neo-premier russo in Sardegna, commentata da Ideazione) e l’intensificazione dei numerosi legami industriali già esistenti tra le imprese energetiche dei due Paesi. La special relationship con Mosca preoccupa invece Kiev, che teme un irrigidimento dell’Italia sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato (punto sul quale già il governo Prodi aveva tuttavia optato per il campo del rinvio). La Pakhlovska guarda a Putin quando accusa Berlusconi di essere “un amico di tutti i populisti”, ma allora su questo piano non dovrebbero esserci troppi problemi con l’affascinante iper-populista Julia Timoshenko. La seconda preoccupazione ha più una valenza di politica interna e riguarda l’atteggiamento di maggior durezza del centrodestra rispetto al tema dell’immigrazione clandestina ed extracomunitaria. Sul piano europeo, invece, c’è attesa. Difficile che il centrodestra ripercorra la strada dell’euroscetticismo degli anni precedenti. Vale per Bruxelles quello che vale nel rapporto con Washington: ci sono in Europa molti più governi politicamente vicini di prima, dalla Germania alla Francia alla Polonia, per non parlare dei tradizionali buoni rapporti anche con leader di opposto orientamento politico come Zapatero in Spagna o Gordon Brown in Gran Bretagna. L’Italia potrà sorprendere, conclude con curiosità e una ventata di ottimismo Radio Free Europe.

Putin tra gossip, Medved e il viaggio mediterraneo
Settimana intensa a Mosca, più per le questioni politiche che non per la sparata di Moskovski Korrespondent, tabloid di proprietà di Alexander Lebedev (oligarca e deputato del partito filoputiniano Russia giusta, cui appartiene pure la Novaya Gazeta), secondo cui il presidente russo avrebbe divorziato dalla moglie Ludmila e starebbe per sposare la bella ex ginnasta Alina Kabayeva passata alla politica. Nessun commento in proposito dai diretti interessati, con il portavoce di Putin Dmitry Peskov irrintracciabile tra Libia e Sardegna. Bufala indegna di risposta nata forse da una battuta di Svetlana Medvedeva, futura first lady, il primo di aprile o rumour artefatto ad hoc da qualche furbetto del Cremlino? Basterà aspettare qualche giorno o settimana per vederci qualcosa di più della “sindrome Sarkozy” ipotizzata dal giornale russo.

Il tema centrale in Russia è stato (oltre alla visita ufficiale in Libia ben sintetizzata sull’agenzia di stampa Ria Novosti e sul Moscow Times, e la quasi improvvisata in Sardegna ripresa tra gli altri dalla Deutsche Welle) quello dell’arrivo al vertice del partito Russia unita di Vladimir Putin. Il capo di Stato e futuro primo ministro (il 7 maggio gli subentrerà al Cremlino Dmitry Medvedev) avrá secondo Vedemosti il peso maggiore nel nuovo insolito tandem che guiderà prossimamente la Russia. Russia unita è in grado di bloccare alla Duma le proposte di legge del presidente (con 315 deputati si aggira tranquillamente il veto presidenziale) e le assemblee regionali possono evitare le nomine di nuovi governatori proposti dal Cremlino. Oltretutto, se in futuro a Medvedev saltasse in mente di cambiare premier, è facile intuire che con questa situazione parlamentare non verrebbe accettato nessun altro candidato. Della stessa opinione è Radio Free Europe, alle spalle un glorioso passato nella propaganda antisovietica, che cita Lilia Shevtsova del Carnegie Center di Mosca e Stanislav Belkovsky, analista prima vicino alla presidenza, ora tenuto a distanza per la sua apparente inaffidabilità. Per entrambi in ogni caso Putin vuole rafforzare la sua posizione anche come premier, per evitare inconvenienti e preparasi la strada del futuro al di fuori del Cremlino.

Per Vremia Novostei la nuova costellazione Putin-Medvedev non è priva di insidie e potrebbe condurre a conflitti tra i vari gruppi di potere. Il giornale riporta le parole di Dmitry Oreshkin, capo analista del gruppo Mercator, secondo il quale il futuro primo ministro Vladimir Putin e coloro che stanno dietro di lui hanno bisogno di un consolidamento di tutte le risorse amministrative per far sì che il successore Medvedev non abbia la possibilità nel futuro di alimentare una rivolta contro l’attuale elite dirigente. Per Smartmoney Putin a capo del governo russo, assumerà un ruolo di peso mai assunto da altri premier, soprattutto per quel riguarda il controllo sulle regioni, alcune delle quali verranno fuse per facilitarne il controllo e la gestione.

Le riforme di Sarkozy: rifondare la democrazia sociale
La settimana politica francese si è snodata sul tema delle riforme nel settore pubblico, ritenute una priorità dal governo di François Fillon dopo la sconfitta elettorale amministrativa. Il confronto è acceso proprio all’interno dell’Ump, il partito del presidente. Ne parla approfonditamente Le Figaro Dopo il richiamo all’ordine di Nicolas Sarkozy ai ministri del governo, è il momento della sollevazione dei deputati che lamentano l’assenza di dibattito all’interno sia del gruppo parlamentare che del partito stesso. Del disagio si fa portavoce l’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin: sulla riforma della giustizia siamo stati messi di fronte al fatto compiuto, non è il caso che accada lo stesso anche sui temi della sanità e sulle politiche pubbliche in generale. E avverte il governo del rischio di un ingorgo riformista che potrebbe far fallire i progetti e deludere i francesi. Ma sempre su questo tema il presidente Sarkozy interviene con una “tribune” pubblicata dal quotidiano Le Monde nella quale, dopo aver fatto un bilancio positivo della concertazione con i sindacati e le parti sociali, assicura che il governo proseguirà su questa strada, discutendo e concordando le riforme necessarie. Ma la via è questa: la rifondazione della nostra democrazia sociale è ormai all’ordine del giorno.

Amburgo, via al primo governo Cdu-Verdi
Il primo governo tra conservatori e verdi a livello regionale è ormai ai nastri di partenza ad Amburgo. I due partiti locali hanno raggiunto l’accordo e l’esperimento può partire. I lettori che vogliono recuperare le puntate precedenti possono ricorrere a questo articolo su Ideazione. Ma il dibattito in Germania prosegue, anche con una certa euforia. La domanda è se questa strana alleanza possa essere proposta anche a livello nazionale, dal momento che secondo tutti i sondaggi anche le prossime elezioni politiche potrebbero riproporre il quadro incerto di tre anni fa. Tutta la politica è in movimento, alla ricerca di nuove alleanze da costituire non sulla base dell’emergenza contingente ma di programmi seri e duraturi. Dibattito affascinante. Qui i contributi sul tema raccolti da Süddeutsche Zeitung, Frankfurter Allgemeine, Rheinischer Merkur, Cicero, Die Zeit, Der Spiegel.

Vote blue, go green: i Tories ecologisti
Ma anche in Gran Bretagna i conservatori approfondiscono la “svolta verde” imposta dal giovane leader David Cameron. Un suggerimento anche a Berlusconi, vista anche la debacle dei verdi a sinistra? Chissà. Intanto i Tories lanciano per il prossimo voto locale lo slogan “Vote blue, go green”, come riporta la cronaca politica della tv satellitare Sky e il quotidiano Liverpool Echo. E come è possibile leggere o ascoltare dalla voce dello stesso David Cameron nel filmato pubblicato sul suo blog. 

La mafia di Sofia (e Bucarest)
Preoccupa Bruxelles la recrudescenza della criminalità organizzata in Bulgaria e la persistenza della corruzione in Romania. I due nuovi membri dell’Unione continuano a fornire abbondanti motivi di preoccupazione. La Bulgaria in particolare, traumatizzata da recenti omicidi in stile mafioso che sono costati le dimissioni del ministro degli Interni Rumen Petkov e che non sembrano essere slegati da complicità di tipo politico che coinvolgono il partito socialista al potere: il governo potrebbe avere i giorni contati. Ne parla il Financial Times, ricostruendo la vicenda criminosa di Sofia e allargando la questione all’intera area balcanica. Intanto, sempre dal quotidiano finanziario britannico di qualche settimana fa, la fine del sogno turistico di un resort bulgaro sul Mar Nero: piove sul bagnato. Per questo motivo, ammonisce la rivista Transition Online passando dai Balcani all’intera Europa centro-orientale, i nuovi Paesi membri dell’Ue non possono illudersi di aver completato le loro riforme istituzionali e sociali con l’ingresso nel club. L’allargamento è concluso ma la storia, a Oriente, non è finita. E il lavoro da fare è ancora tanto.

 

(ha collaborato per il capitolo sulla Russia Stefano Grazioli)

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