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TransEuropa. Un Continente in prima pagina



[05 apr 08]
Per chi ha avuto modo di visitare il mostruoso palazzo del parlamento di Bucarest costruito sulle basi della megalomania di Ceausescu, resta un mistero il perché la Nato abbia scelto proprio il simbolo più folle della stagione comunista come sede di un vertice così decisivo (qui il sito ufficiale). Come dire: complicarsi la vita fin dalla location. Stanze gigantesche, soffitti a perdifiato, corridoi senza fine. Un labirinto buono per visite turistiche negli orrori del tempo che fu. Un labirinto nel quale confondere le strategie e confondersi le idee. Anche sul bilancio finale: George Bush, al suo ultimo vertice, ha vinto o ha perso? A questo tema dedichiamo gran parte della rassegna stampa continentale di questa settimana.

Nato e allargamento: Germania in mezzo al guado
Le opinioni divergono, soprattutto in Germania, il Paese che più di tutti oggi si oppone alla strategia di allargamento ad Est. Secondo alcuni, Bush misura la propria attuale debolezza incassando una sconfitta: arriva a Bucarest appoggiando l’ingresso nell’alleanza di Ucraina e Georgia e se ne va ottenendo quello di Croazia e Albania. L’allargamento ad est, quello vero, quello nel cuore dell’ex impero sovietico, può attendere. Per ora ci si accontenta dell’Adriatico. E’ il punto di vista della Süddeutsche Zeitung. Secondo altri, questa analisi pecca di superficialità. E’ quanto sostiene la Zeit: gli Usa vogliono l’ingresso di Ucraina e Georgia, ma non pensavano affatto di ottenerlo a Bucarest. Hanno invece ottenuto di riparlarne a dicembre, strappando pure una indicazione di massima favorevole. Insomma, fra otto mesi sarà tutta un’altra storia. A complicare i giudizi, un secondo articolo della Süddeutsche, che invece valuta un successo di Bush le conclusioni del vertice (scudo anti missilistico compreso). Valutazioni differenti, anche sullo stesso quotidiano, che riflettono l’ambivalenza di posizione della Germania e la difficoltà di far quadrare i diversi fattori che ne compongono l’interesse nazionale.

Vecchia e Nuova Europa: una geopolitica complessa
La contrapposizione, ancora una volta, è stata fra Vecchia e Nuova Europa, questa seconda associata all’America, intesa in senso lato come Usa e Canada. Forse è una semplificazione, forse è ormai una contrapposizione geopolitica acquisita. Di qua si frena, di là si vorrebbe accelerare. Vince chi è più forte nel momento in cui si decide. Questa volta sembra sia stato un pareggio che manda tutti ai tempi supplementari. Berlino ha giocato sul filo del rasoio, ancora una volta stretta tra i suoi contrastanti interessi orientali. La cordiale vicinanza con i vicini più prossimi e i suoi interessi economici ed energetici con la Russia, Paese con il quale la Germania sembra avere un destino strategico. Angela Merkel è stata la capofila di coloro che si sono opposti all’ingresso di Ucraina e Georgia. Ma la stampa tedesca si è divisa su questa posizione. Da un lato la Süddeutsche Zeitung sottolinea la necessità di non sfidare la Russia e di rispettarne le preoccupazioni, una posizione condivisa anche dall’ex ministro degli Esteri Joschka Fischer nel suo commento settimanale del lunedì, in esclusiva per l’edizione online della Zeit. Dall’altro il berlinese Tagesspiegel si chiede a che gioco giochi l’Europa occidentale (e la Germania in primo luogo) che sembra preferire l’appeasement con regimi autoritari alle spinte verso la democratizzazione in atto a Kiev e a Tbilisi.

Cresce il peso di Varsavia. La Macedonia ostaggio di Atene
Il confine tra Vecchia e Nuova Europa passa ormai per l’Oder-Neisse, il fiume che divide Germania e Polonia. Per quanto in questi mesi la distanza tra i due Paesi si sia ridotta, grazie alla maggiore duttilità del premier polacco Donald Tusk, gli interessi di fondo restano diversi. Se non opposti. Gazeta Wyborcza analizza la posizione di Varsavia favorevole all’allargamento ad est della Nato. Che sia attraverso la diplomazia soft del premier Donald Tusk, mittente di una lettera ai capi di governo dei Paesi membri della Nato, o attraverso la retorica populista del capo dello Stato Lech Kaczynski, il quale sostiene che un rifiuto a Ucraina e Georgia significherebbe che l’Alleanza “ha perduto ogni sua ragione di esistere”, Varsavia è ormai alla guida del fronte di chi vuole accelerare la spinta ad est. Anche a costo di rompere il filo con la Russia. Transition Online descrive il ruolo crescente della Polonia, Le Monde invece racconta la divisione dell’Ucraina sulla questione Nato e Radio Free Europe/Radio Liberty riassume il risultato del summit ampliando il punto di vista dei membri dell’ex blocco dell’est. A margine, e sempre dal sito di Radio Free Europe, una tavola rotonda di qualche giorno fa con il presidente georgiano Mikheil Saakashvili su allargamento Nato e libertà di stampa. Semaforo giallo anche per la Macedonia. Il veto di Atene ha funzionato: Skopje entrerà solo quando si metterà d’accordo con la Grecia per la questione del nome. La BBC ci racconta perché tale accordo sarà difficile. Il premier macedone ha abbandonato il vertice per protesta.

Il ritorno militare e politico della Francia
Gli Stati Uniti fanno passi avanti sulla questione dello scudo anti missilistico e chiudono accordi con la Polonia e la Repubblica Ceca. Ce ne parlano ancora Gazeta Wyborcza per Varsavia e la Frankfurter Allgemeine per Praga. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, dal canto suo, dopo aver annunciato l’invio di un corpo militare nell’Afghanistan orientale a rinforzo delle truppe Nato, dichiara che la Francia tornerà a far parte del comando militare alleato entro il 2009. Le Figaro ci dice, tuttavia, che il Paese ha già ripreso il suo rango all’interno dell’Alleanza e il ritorno nel comando militare avrà un significato più politico che concreto.

La Zeit inventa un blog sulle elezioni italiane
Cambiamo argomento. Ci voleva un direttore dalle mezze origini italiane, come Giovanni di Lorenzo, per trovare spazio e voglia in un periodico tedesco di occuparsi della campagna elettorale italiana. Così l’uomo che si laureò con una tesi sull’ascesa mediatica di Silvio Berlusconi e che ha fatto in Germania una brillante carriera fino a sedere sulla poltrona più alta del settimanale Die Zeit, ha affidato a Birgit Schönau il compito di tenere un diario elettorale, proposto ai lettori in forma di blog: Ach Italia! Le ha chiesto di non fare sconti a nessuno. E infatti la Schönau non ne fa. Si tuffa nella competizione del Paese più rissoso d’Europa ma non riesce a divertirsi. E racconta ai suoi lettori perché anche gli italiani si annoiano. Poi però il giorno dopo cambia ritmo: perché scopre la storia di Giuseppe Pizza e della sua buffa Dc. Capirete che in Germania si vada in brodo di giuggiole per un tipo un po’ così e con quel nome un po’ così.

Economist: endorsement per Veltroni
Non fa scalpore come fece sette anni fa la copertina con Berlusconi in prima pagina e il titolo a caratteri cubitali: “Unfit”. Ma l’endorsement dell’Economist per Walter Veltroni farà comunque discutere per un paradosso. Dopo aver la settimana scorsa spiegato che nessuno dei programmi elettorali in campo, e nessuno dei due candidati premier dimostra di aver compreso cosa serve all’Italia per accantonare il declino e riprendere a correre, e dopo aver in sostanza ribadito il concetto nelle pagine interne del numero attuale, il settimanale inglese suggerisce agli italiani di votare comunque Veltroni. Ma nell’articolo di commento, cita il candidato democratico solo all’ultima riga. Il resto, dalla prima alla penultima, è tutto dedicato a Silvio Berlusconi, il Gattopardo. L’Economist scomoda Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il suo romanzo sulla Sicilia immobile, emblema di un Paese dove tutto cambia perché tutto resti come prima. La critica a Berlusconi è feroce: nei suoi cinque anni di governo ha colpito la magistratura, ha curato i propri interessi, non ha fatto una riforma, non ha risolto il conflitto di interessi. Fosse anche un grande riformista, resta unfit a guidare una moderna democrazia. Per questo gli italiani devono votare Veltroni. Chissà se al candidato democratico un endorsment del genere farà piacere. Perché in Italia le posizioni critiche dei giornali stranieri vengono accolte con un certo sospetto. E nell’analisi del settimanale inglese non si spreca neppure una parola per evidenziare almeno un punto positivo (e magari ce ne sarebbero) del programma veltroniano. Il cui unico merito è di essere l’unico avversario del Gattopardo. Una nota di divertente colore: neppure il serioso Economist è riuscito a resistere al richiamo di Giuseppe Pizza.

Cade, si rialza e ricade il muro di Nicosia
La potenza simbolica di un muro che cade è tale che, per quanto molto resti ancora da fare per risolvere una volta per tutte il problema della divisione di Cipro, l’idea che questa possa essere la volta buona si rafforza. Se però poche ore dopo il muro si rialza, allora cominciano i dubbi. Se ancora poche ore dopo il muro ricade, è lecito il sospetto che possa trattarsi di una farsa. Ci vorrà molta pazienza. Alla fine di questa fisarmonica, il risultato è, per ora e fino a nuovo contrordine, che i cittadini della capitale Nicosia possono transitare per la via Ledra come prima del 1963. La prima apertura era avvenuta alle 9 del mattino di giovedì scorso. Sperando che resti una data storica, ci raccontano le emozioni della giornata un reportage di Le Monde e la cronaca del quotidiano greco Kathimerini.

Svezia, non lasciate cani e gatti soli
Aumenta il numero dei cittadini europei che possiede un animale da compagnia. Un amico fidato, un cane o un gatto. Ma se vivete in Svezia (o pensate di trasferirvici con il vostro amico a quattro zampe) sappiate che da oggi c’è una nuova regola che dovrete rispettare: non lasciarlo mai solo per più di otto ore. Il problema si pone per coloro che lavorano fuori di casa tutto il giorno. Ora dovranno usare la pausa pranzo per tornare a casa e fare due coccole al cane o al gatto lasciato solo. In alternativa, resta solo la possibilità di parcheggiare il proprio animale in una delle tante pensioni. Perché, come assicura il ministro all’Agricoltura svedese Cheryl Jones Fur in questa intervista alla Süddeutsche Zeitung, “cani e gatti hanno bisogno di contatti sociali”.

Cultura: il centenario di Herbert von Karajan
Anniversario importante per la cultura europea. Il 5 aprile cade il centenario della nascita di Herbert von Karajan, il direttore d’orchestra per eccellenza, nato nel 1908 a Vienna, che dal 1955 al 1989 ha diretto la Berliner Philarmoniker Orkester. Karajan ha incarnato la storia musicale tedesca del Novecento. Mentre si consumano appuntamenti e commemorazioni in tutto il mondo, il settimanale renano Rheinischer Merkur intervista per l’occasione il suo biografo ufficiale Richard Osborne.


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