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[17 giu 08]

Berlino, la città del mutamento

La città di Berlino è da sempre associata ad aggettivi che ne riassumono il carattere mutevole, veloce, moderno. Il suo camaleontismo è la carta d’identità. Quello che c’era ieri non c’è più oggi e se c’è ancora non va più di moda. Correre, correre, correre, come faceva Lola Rennt nel film che simboleggiò le tumultuose convulsioni degli anni Novanta, quando la città era un cantiere aperto e si costruiva a destra e a manca, in alto e in basso, per restituire la capitale alla modernità e farla entrare con palazzi di vetro e acciaio nella liquidità del Ventunesimo secolo. Poi Berlino s’è un po’ fermata quasi per riflettere, lasciando la sua frenesia ai dj dei locali notturni, ai pr degli eventi a ripetizione, ai nuovi anfitrioni della szene che inglobava i nuovi arrivati del mondo politico. Un po’ affogata dai debiti, quasi in bancarotta, forse spaventata dalle sue stesse trasformazioni che l’avevano rimodellata per affrontare sfide reali e immaginarie. Restituita un’immagine ipermoderna alla Potsdamer Platz, con il centro commerciale di Renzo Piano e la cupola a vela del Sony Center, creato dal nulla il nuovo quartiere politico attorno alla cupola del vecchio Reichstag, Berlino s’è goduta il Mondiale nell’estate 2006 scoprendo di piacere non tanto a se stessa, quanto alle migliaia di turisti che la scoprivano per la prima volta. La nuova stazione ferroviaria centrale è stato l’ultimo grande impegno: ancora un tunnel futuristico di acciaio e vetro, con binari sopraelevati e sotterranei, un gioco di luci e di modernità nei quali i vagoni dei treni sembrano un optional (e difatti uno ci può sempre salire all’Ostbahnhof, a testimonianza che la stazione centrale è bella, bellissima e inutilissima). Poi, un po’ di respiro.

Adesso però il riposo è durato abbastanza e i progettisti hanno messo mano alle nuove imprese. In alcuni casi le scavatrici sono già all’opera. Piccole cose, che sfuggiranno ai turisti più superficiali o nuove grandi opere che li attireranno nei prossimi anni. Innanzitutto i servizi. In una città dove i mezzi pubblici sono vanto e orgoglio, non poteva durare a lungo l’anomalia del quartiere politico privo di una stazione metropolitana. Ecco così che dall’Alexanderplatz si prolunga la linea U5, che dalla piazza che dà il nome anche a questa rubrica sfilerà sotto l’Unter den Linden, il famoso viale dei tigli che vide sfilare tutta la vita cittadina dei secoli scorsi, comprese le truppe dei vari militarismi e dei vari Reich ma non quelle della Ddr per le quali era stata riservata una nuova e socialistissima arteria che nel corso degli anni ha seguito gli umori del Cremlino (da Stalinallee a Karl-Marx-Alee). La nuova linea metropolitana (in parte sotterranea, in parte a tram sopraelevato), e che verrà inaugurata a breve, servirà anche l’isola dei musei, s’intreccerà con altre linee perpendicolari alla Porta di Brandeburgo, quindi piegherà per il Bundestag e la Cancelleria per chiudere la sua corsa proprio nella stazione centrale: insomma coprirà quelle zone, anche di interesse turistico, rimaste fuori dal tracciato pur capillare della rete di trasporto pubblica di Berlino. E consentirà anche a parlamentari e membri di governo di utilizzare tram e metro come un cittadino normale.

Si completa ad est della Potsdamer Platz un'altra piazza storica della Berlino pre-bellica, rimasta intrappolata nella terra di nessuno del Muro: la Leipziger Platz. Famosa per la sua forma ottogonale, circondata da palazzi e aperta a est e ad ovest lungo la direttrice stradale che va dalla Potsdamer Plaz all’Alexanderplatz, la leipziger era sede di uno dei grandi magazzini Wertheim, citati anch’essi da Wim Wenders nel suo celebre film “Il cielo sopra Berlino”. Proprio la destinazione del suolo un tempo appartenente ai Wertheim (con il carico storico di tale controversia che vedeva coinvolti gli eredi della grande famiglia ebraica espropriata dai nazisti) ha rallentato il completamento della piazza. Risolta la questione, i lavori sono ripresi e in tempi brevi sarà completato l’ultimo pezzo della piazza, ripristinando in chiave moderna il colonnato anteguerra e restituendo alla città un altro tassello della sua memoria e del suo presente urbanistico. Proseguono gli interventi sull’Alexanderplatz, la piazza più simbolica della città anche se non la più bella. Destinazione commerciale, ha sancito l’amministrazione cittadina: e così al Kaufhof, ai magazzini C&A e al centro Alexa, inaugurato lo scorso anno, si aggiungeranno in futuro nuove shopping mall. La scusa è che anche in passato l’Alex era in qualche modo la piazza del commercio. Tuttavia sorge qualche dubbio sulla scelta iperconsumistica (per di più di un’amministrazione che vede assieme socialdemocratici e sinistra radicale) e sulla necessità di un tale concentrato di marche globali come scelta di riqualificazione della piazza. Tramontata comunque l’idea dei grattacieli che era parsa vincente nei progetti realizzati subito dopo la caduta del Muro.

Ma le novità più interessanti le vedremo ancora lungo la linea che collega la Unter den Linden con la stazione ferroviaria centrale. Sulla piazza di fronte al Duomo gli operai stanno eliminando le ultime tracce del vecchio Palazzo della Repubblica di Erich Honecker, il casermone simbolo della Ddr sbriciolato con la scusa dell’amianto in nome dell’eterno divenire di Berlino. Al suo posto, nei prossimi anni, sorgerà un grande complesso destinato ad ospitare eventi artistici, l’Humboldt Forum. La facciata esterna di questo enorme palazzo ricalcherà il vecchio castello del Kaiser, abbattuto dagli urbanisti della Ddr negli anni Cinquanta perché simbolo dell’imperialismo tedesco e perché il giovane Stato comunista necessitava di un palazzo simbolo e di una piazza d’armi per le parate. La storia si rincorre con le sue vendette postume. Proseguendo verso ovest, sulla Pariser Platz, la piazza dove si trova la Porta di Brandeburgo, inaugurazione per la nuova ambasciata americana, che torna così nel luogo dove era prima della seconda guerra mondiale. Nuovi e sofisticati sistemi di sicurezza nella piazza vigileranno sul punto più sensibile dell’intera città: in pochi metri quadrati insistono la Porta di Brandeburgo, simbolo della città, il Bundestag, le ambasciate di Stati Uniti e Gran Bretagna e il memoriale dell’olocausto. L’ambasciata americana chiude l’ultimo spazio rimasto aperto della Pariser Platz, che torna così alla sua forma originale. E al fianco della stazione centrale sta partendo la costruzione del porto sull’Humboldt Hafen con il completamento del waterfront berlinese sulla Sprea. Negli anni passati le sponde del fiume sono state interessate da intensi lavori che ne hanno ammodernato e rimodellato l’aspetto: dai palazzi del quartiere politico alle spiagge urbane e ai caffè sul fiume. Si consiglia un giro sul battello per poter apprezzare la città d’acqua, un aspetto spesso trascurato di Berlino, che fra laghi, fiumi e canali collegati fra loro vive una vera e propria atmosfera marinara. Il porto di Humboldt sarà circondato da grandi edifici in vetro che ospiteranno il cuore dei centri direzionali che stanno spostando i loro fulcri decisionali al centro della Nuova Europa.

 

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