Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

[14 mag 08]
Lost in translation

Nel numero precedente di questa rubrica abbiamo ragionato sulla relazione, virtuosa, che lega l’ottimismo prospettico degli intellettuali americani e gli sviluppi positivi della globalizzazione. Ed abbiamo attribuito la causa dell’esistenza di questo legame alle motivazioni che spingono a credere possibile un futuro migliore nella convinzione che si possa governare la globalizzazione dei mercati nell’interesse dell’umanità. A riprova di questa situazione avevamo citato uno scambio di opinioni tra tre persone abbastanza diverse: Alan Greenspan, Larry Summers e Martin Wolf. Il primo è stato per decenni il capo della Banca centrale americana, il secondo è stato un brillante ministro del Tesoro durante la presidenza Clinton, il terzo è un opinionista del Financial Times di straordinaria reputazione professionale. Non si può dire che i tre seguano il medesimo orientamento politico ma si deve constatare, e lo abbiamo fatto nella rubrica, che il tono della loro conversazione, anche quando le rispettive opinioni non collimano, onora un noto proverbio. Se tre persone si scambiano le proprie idee, alla fine ognuna di loro avrà tre idee, cioè una maggiore dote di conoscenze, ferme restando o meno le proprie convinzioni. Sono questi i vantaggi della società aperta, in cui la conoscenza viene accettata con tolleranza, e cresce insieme alla conservazione delle credenze, e dove non si deve necessariamente fare di ogni opinione uno steccato che ci divide dagli altri: distinguendo il mondo, sempre e comunque, in guelfi e ghibellini, buoni e cattivi. Concludevamo la rubrica constatando, appunto questa diversità tra il modo di discutere dei Paesi anglosassoni e quello al quale siamo abituati, purtroppo, in Italia.

Sarà una coincidenza - capita nel mondo della stampa - ma nella prima pagina de Il Sole 24 Ore, domenica 11 maggio 2008, appariva un articolo di Larry Summers dal titolo assai preciso Confesso, sono un pentito della globalizzazione. Abbiamo guardato nel sito web di Summers ed in quello del Financial Times ma questo articolo, in un testo redatto in inglese, non esiste. Esso, infatti, nella traduzione di Fabio Galimberti, propone in successione, e con la rinuncia a poche righe sul totale, i due articoli che avevamo citato nel numero precedente di questa rubrica. I titoli, proposti dal Financial Times, sono, rispettivamente, America needs to make a new case for trade e A strategy to promote healthy globalisation. In una traduzione, non solo letterale, si potrebbero presentare questi titoli come All’America serve un diverso modello nella struttura del proprio commercio internazionale e Una strategia per avere una globalizzazione migliore, di sana e robusta costituzione. Nel primo articolo viene lievemente modificata solo la prima frase, che, nella versione inglese, propone la contrapposizione tra la densa discussione sui rimedi alla crisi finanziaria in atto ed il fatto che diventano sempre più pressanti anche le domande circa il futuro dell’economia reale e del mondo del lavoro. Segue la traduzione dell’articolo di Summers tranne l’ultima frase, in cui l’autore annuncia un successivo articolo per il prossimo cinque maggio. Di questo secondo articolo mancano una decina di righe, che riassumono il testo precedente e le questioni aperte in quella sede. Segue il testo del secondo articolo fino alle sue conclusioni. Niente di strano produrre come un solo testo due articoli presentati dall’autore stesso come collegati da un filo rosso comune: il parallelo tra l’eccesso di discussione sui rimedi per la crisi finanziaria e la necessità di pensare anche a politiche per il mondo del lavoro ed il commercio internazionale, oltre che sulla organizzazione delle imprese nelle proprie reti mondiali. Creando anche un parallelo, nella piccola parte omessa dal traduttore, sul rapporto tra modi di regolare l’economia finanziaria e modi di regolare quella reale.

Singolare, però, che si debba proporre il pensiero di Summers come una sorta di pentimento verso un fenomeno del quale, al contrario, l’economista americano vorrebbe estrarre i lati positivi, che intravede, e non certo reprimere quelli negativi che ne rappresentano, nell’opinione di chi considera la globalizzazione un danno collettivo, il tratto dominante. Un mercato dominato da spiriti ostili all’umanità mentre è sempre più chiaro che quel mercato crea ricchezza che potrebbe esser utilizzata per restituire un benessere crescente ad una quota di umanità, a condizione di trovare la maniera di governare le forze che la globalizzazione eccita. La sfida del domani è quella di politiche pubbliche capaci di cavalcare le onde della globalizzazione, come recita un bel rapporto recentemente prodotto dalla Banca mondiale. Non è quella di riproporre modelli di pianificazione pubblica che mortifichino la forza dei mercati, ridimensionando la crescita e premiando le burocrazie che di quella pianificazione si occupano come professione. Concludiamo con un modesto consiglio ai nostri lettori. Leggete anche il testo di Summers tradotto in italiano, se non lo avete già fatto nella versione inglese, e fatevi la vostra opinione.


Approfondimenti

La traduzione italiana del testo di Summers
La pagina della Banca Mondiale sulle onde della globalizzazione


 

vai all'indice di Mercati mondiali


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Il governo del premier è un bene
di Daniele Capezzone



Il risveglio
anseatico

di Pierluigi Mennitti



Lost
in translation

di Massimo Lo Cicero



Le favole non diventano realtà
di Barbara Mennitti



L'agguerrito ritorno di Michael Moore
di Domenico Naso



Marco Casella, l'importanza della politica estera
di Stefano Caliciuri