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[05 giu 08]

Tedeschi-inglesi, la guerra del turismo

Ma cosa è successo ultimamente ai tedeschi? Dove è finito il politically correct, che applicavano come fosse il Vangelo e dispensavano in ogni occasione? Loro che, terrorizzati dall’idea di poter essere giudicati razzisti e ansiosi di dimostrare al mondo che erano cambiati, si sforzavano di imparare tutte le lingue possibili e immaginabili, si entusiasmavano per qualsiasi usanza che non fosse la loro, pronti a qualsiasi stravaganza pur di non destare il minimo sospetto di xenofobia. Questa “neue Welle” di teutonici, con le birkenstock ai piedi e pronta ad abbracciare gli alberi per salvarli dalla deforestazione, deve essere un po’ demodé, a giudicare dalle ultimissime uscite dei media tedeschi. Prima l’episodio “Toni”, che in Italia qualche giorno fa ha avuto addirittura la prestigiosissima tribuna di Porta a Porta – quando si dice una pubblicità azzeccata. Toni è il testimonial scelto da una catena di negozi di elettrodomestici, un italiano doc con annessa selva di baffoni, catena d’oro da mezzo chilo al collo e maglietta della nazionale, che fa il galletto con le donne e cerca di fregare gli amici. Molti dalle nostre parti si sono risentiti, a qualcuno, invece, rivedere questo esemplare italico ormai in rapida via di estinzione ha fatto quasi tenerezza. Come un ricordo di infanzia. In fondo gli stereotipi sono esagerati per definizione e poi i tedeschi sono ancora molto risentiti con noi perché gli abbiamo sfilato da sotto il naso la coppa del mondo. Ci può stare.

Meno sportivamente sembrano averla presa, invece, gli inglesi che sul tabloid popolare più diffuso in Germania, la Bild, si sono trovati una lista degli holiday resort da evitare: quelli frequentati prevalentemente dagli inglesi, come fa notare con il garbo d’obbligo questo articolo della Bbc. Tedeschi cattivoni? Insomma. Perché tutto nasce da una decisione di un tribunale inglese. Un’agenzia di viaggi, infatti, è stata condannata a risarcire 1000 euro al signor David Barnish, che è arrivato in villeggiatura nell’isola greca di Kos (che notoriamente non fa parte del Commonwealth, fa notare Bild) e l’ha trovata piena di tedeschi. Orrore! Il tabloid inglese The Sun riportava la notizia fra le top stories, con il titolo Holiday from Helmut, un sottile gioco di parole fra hell – inferno – e Helmut – un tipico nome tedesco. Nell’articolo il signor Barnish lamentava il fatto di non aver potuto prendere parte a nessuna delle attività sportive o ricreative proposte, perché tutto era in tedesco, che sua figlia nel kid’s club (che curiosamente in inglese si chiama Kindergarten, una parola tedesca) non riusciva a capire una parola e che anche tutte le tv, tranne un canale, erano in tedesco. Che diamine.

La guerra del turismo fra inglesi e tedeschi è vecchia di almeno un decennio, quando hanno cominciato a contendersi pezzi di costa spagnola e isole greche, tanto per fare un esempio, e la Bild non ha perso l’occasione per scriverne un nuovo capitolo. “Siamo noi che non vogliamo andare in vacanza dove ci siete voi inglesi”, e giù una dettagliata lista dei motivi. L’aspetto degli inglesi – facce paonazze, ballonzolanti pance da birra, potrebbero almeno imparare a usare la crema giusta; il comportamento, in particolare l’abitudine a bere fino a perdere conoscenza e a diventare molesti prima che questo avvenga; l’incapacità sportiva, infatti non sanno tirare nemmeno i rigori; le abitudini alimentari; il modo di vestire e chi più ne ha più ne metta. Ma poi Bild chiude rassicurando gli inglesi: quest’estate non ci troverete, saremo tutti in Svizzera e Austria per gli Europei a giocare a calcio senza di voi. Ci godremo la nostra “Holiday without Wayne”. Quando si dice la classe.

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