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[03 giu 08]

Islanda tra libri e crisi finanziaria

Sarà l'Islanda l'ospite d'onore (Ehrengast) della Fiera del libro di Francoforte nel 2011. Qualche settimana fa, a Reykjavik, la firma del contratto. Per il piccolo Paese nordico si tratta ovviamente di un grande successo di immagine e dell'occasione di presentare alla principale ribalta europea del settore la propria (sorprendentemente) vasta produzione letteraria. “Si tratta di un Paese che ha una posizione geografica speciale, un ponte fra la cultura europea e quella americana”, ha sottolineato Jürgen Boos, direttore della Fiera, aggiungendo che “nonostante le piccole dimensioni dell’isola, la letteratura ne plasma l’identità non solo culturale”.

Brevi curiosità. La letteratura islandese ebbe una prima notorietà nel 1955 quando Halldór Laxness conquistò il premio Nobel. Negli ultimi anni ha imboccato un filone molto produttivo nell'area scandinava, quello dei gialli: si distinguono autori come Arnaldur Indriason e Yrsa Sigurdardottir. Un buon successo riscuote anche lo scrittore Sjón, autore dei testi della musicista islandese Björk. In Germania, nel 2006, sono stati tradotti 20 titoli dall'islandese. In Italia molti meno, ma grande merito per la scoperta di questa letteratura (così come di quella scandinava più in generale) spetta alla preziosa casa editrice Iperborea che proprio di recente ha pubblicato il romanzo di Laxness Il concerto dei pesci.

L’idea di istituire un Paese ospite d'onore, sul quale concentrare gran parte dell'attenzione della fiera, venne nel 1976. Lo scorso anno, piuttosto che un Paese, venne scelta una regione particolarmente attiva dal punto di vista letterario come la Catalogna. Quest’anno (dal 15 al 19 ottobre 2008) toccherà alla Turchia, e data la presenza in Germania di un corposo ambiente artistico turco-tedesco e di una vastissima comunità turca, l’appuntamento è molto atteso. Basti pensare, saltando dai libri al cinema, che il personaggio di maggior successo nel cinema tedesco di questi ultimi anni è il regista di frontiera Fatih Akin (l’autore de La sposa turca), che poche settimane fa ha fatto man bassa dei premi Lola del cinema tedesco per il suo ultimo lavoro Auf der anderen Seite (in italiano tradotto con un improbabile Ai confini del paradiso). Di non minore interesse saranno i due successivi Paesi ospiti: nel 2009 toccherà alla Cina, nel 2010 ritorno dell'America Latina con l'Argentina.

Poi toccherà all'Islanda. Che ha battuto sul filo di lana la Finlandia. E la vittoria islandese nel derby scandinavo ha scatenato la malizia del settimanale Der Spiegel che, pur negando il collegamento tra i fatti, ha messo in relazione la bocciatura della Finlandia con le vicende della azienda di telecomunicazioni Nokia che proprio quest’anno ha dislocato in Romania la produzione di Bochum, chiudendo la fabbrica tedesca. Le reazioni a quella decisione sono state furibonde, sia sul piano sindacale che su quello politico. Ma la ricerca di un compromesso si è limitata all’offerta ai lavoratori tedeschi di trasferirsi in Romania e a qualche migliore buonuscita. L’abbandono di Bochum ha tuttavia molto danneggiato l’immagine della Nokia in Germania (e di conseguenza quella della Finlandia, di cui l’azienda tecnologica è considerata quasi un simbolo), tanto che i consumatori hanno a più riprese minacciato (e in parte anche attuato) il boicottaggio commerciale dei prodotti Nokia. Adesso la scelta di favorire l’Islanda in una vicenda che mette in comunicazione letteratura e commercio.

In attesa del 2011, la notizia di Francoforte offre però l’occasione per volgere brevemente lo sguardo su questa isola, tanto distante e misteriosa, che negli ultimi anni è diventata una meta turistica avventurosa sempre più battuta, anche a causa dell’arrivo dei voli low cost sulle rotte nordiche. Ma che sta vivendo, in questi mesi, forse la sua prima crisi economica dei tempi moderni. Una crisi seria, che coinvolge i salari dei lavoratori e i consumi dei cittadini. Una crisi diversa da quelle tradizionali, legate alle annate magre della pesca del pesce, perché è finanziaria, come quella che sta investendo i mercati di tutto il mondo. Salgono i prezzi, sale l’inflazione: si abbatte anche sul mondo finanziario islandese la crisi dei mutui americani. Da tempo le banche di investimento di Reykjavik sono entrate nella rete finanziaria globale e non sfuggono all’ondata dei crolli che giunge da occidente. Come in Gran Bretagna e in Scandinavia, va giù il settore degli investimenti immobiliari e con esso l’illusione del guadagno facile e infinito. La favola finanziaria è finita e nelle strade linde della piccola capitale i commercianti avvertono il morso della crisi. Il Financial Times è allarmato: “Con l’Islanda, la crisi finanziaria globale ha per la prima volta messo in pericolo un intero Paese”. Che non sarà salvato dai libri.

 

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