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PAR CONDICIO, I BIZANTINISMI DI VIALE MAZZINI
Secondo le ultime interpretazioni Rai, un candidato che non si presenta in trasmissione, esercita automaticamente un diritto di veto sugli avversari.
di SILVANA MIGLIARO

[28 mar 08] Stavolta la par condicio non c’entra. Il potere di veto del candidato premier del Partito democratico – che ritirando la disponibilità alla partecipazione a Porta a Porta (peraltro richiesta dal suo stesso staff, a quanto si sa dalla redazione di Vespa) ha provocato l’annullamento dell’ospitata con Berlusconi, prevista per ieri sera - non è affatto una conseguenza delle norme vigenti per la parità di trattamento tra i leader dei diversi schieramenti, come viene fatto passare in queste ore. Si tratta semmai del frutto di un’interpretazione quanto meno restrittiva delle disposizioni in materia di comunicazione politica e informazione Rai durante la seconda fase della campagna elettorale. Per quanto riguarda le trasmissioni di approfondimento giornalistico, tra le quali rientra la seconda serata di Vespa, il regolamento approvato il 20 febbraio (il cui art. 4 rimanda a quello successivo del 28 febbraio) prevede infatti semplicemente che “i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia ed equilibrata presenza e possibilità di espressione ai diversi soggetti politici”.

La versione accreditata dalla dirigenza Rai suggerisce, invece, che la parità di condizioni per l’accesso ai mezzi di comunicazione non vada intesa come l’offerta delle medesime opportunità a tutti i leader politici - che sono poi liberi di cogliere o meno l’occasione di visibilità offerta dall’azienda radiotelevisiva pubblica - ma come una sorta di obbligo generalizzato che, nel caso venga meno per un candidato, si traduce in un divieto per tutti gli altri. Un diritto, insomma, inteso come un dovere, pronto a trasformarsi in una conventio ad excludendum. Come ha giustamente sottolineato il presidente della Commissione di Vigilanza aiI Landolfi, l’indisponibilità di Veltroni non avrebbe dovuto incidere sulla messa in onda della puntata con il suo principale avversario; se davvero la ragione dell’improvvisa marcia indietro del leader del Pd fossero stati i suoi improrogabili impegni, sarebbe bastato farsi sostituire da un altro esponente del partito. Petruccioli ha obiettato che la presenza in video di Berlusconi per questa settimana sarebbe stata sovrannumeraria rispetto al numero di comparse del leader del Pd: ma il presidente Rai dimentica che così non sarebbe stato, se Veltroni avesse rispettato l’impegno già preso con Vespa. A ricordarglielo ha pensato nuovamente Landolfi, che in una lettera di rimando a Petruccioli si è richiamato all’art. 8 del regolamento: che attesta come, nelle tribune politiche, l’astensione di un avente diritto non pregiudica lo svolgimento della tribuna né la partecipazione degli altri: esattamente come sarebbe dovuto accadere a Porta a Porta

D’altro canto, sembra proprio che una certa parte politica invochi i formalismi, al solito, solo quando le riescono utili. A voler prendere alla lettera il medesimo regolamento, il tanto caldeggiato faccia a faccia tra Berlusconi e Veltroni neppure potrebbe avere luogo, in quanto il confronto da solo a solo tra i due principali leader penalizzerebbe gli altri candidati premier. E’ la ragione per cui la Commissione di Vigilanza Rai ha infine deliberato di introdurre, nell’art. 12 del regolamento, il famigerato confronto tra tutti i candidati, da organizzare e trasmettere sulla prima rete nazionale in diretta tra le 21 e le 22,30. Eppure, né il candidato premier del Partito democratico – altrimenti così attento al rispetto della lettera legislativa -, né i candidati degli altri schieramenti in lizza - altrimenti ben vigili sugli “inciuci” e sugli equilibri mediatici - si sono minimamente preoccupati di questo dettaglio. Certo, il detto “fatta la legge, trovato l’inganno” vale sempre: ma per favore, che almeno non si pretenda di trasformare l’inganno in legge.


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