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LA MAPPA DELLA NUOVA OPPOSIZIONE DELLA SINISTRA
Mentre il governo-ombra cerca di apparire collaborativo, l’opposizione si organizza per nuovi canali. Richiamando parole d’ordine da sinistra postbellica
di
PAOLA LIBERACE

[21 mag 08] L’opposizione a Silvio Berlusconi si sta riorganizzando. A dispetto delle apparenze, la reazione alla sconfitta elettorale è già cominciata, prima di ogni congresso, prima di ogni chiarimento interno alla sinistra – tanto quella parlamentare, che anche se ridimensionata è rimasta in gara, quanto quella estrema, ancora impegnata riprendersi dall’esclusione dalle Camere. E intanto che questi si riprendono, da altre parti non si perde tempo: soprattutto tra le frange periferiche, quelle che in altri tempi si sarebbero dette le avanguardie, provenienti dalla società civile o dal sistema dei partiti, nel quale badano tuttavia a comparire come “outsider”. Di questa opposizione di non addetti (almeno ufficialmente) ai lavori, che lavorano per far risorgere dalle sue ceneri l’alternativa al centrodestra, ci sono almeno quattro buoni esempi. Quattro segnali che si sono manifestati in altrettante recenti occasioni, in cui i nuovi “sinistri” hanno superato a sinistra le posizioni del Pd, fungendo da ombra allo stesso governo ombra.

La prima è stata quella generata dall’omicidio per futili motivi di un ragazzo a Verona, ad opera di cinque sbandati con simpatie neonaziste. L’episodio – complice una sfortunata precisazione di Fini - non ha mancato di suggestionare la sinistra extraparlamentare (come Iacopo Venier, della segreteria nazionale del Pdci), che ha immediatamente collegato la vittoria del centrodestra con la ricomparsa del pericolo fascista. A seguire, ecco un’occasione non meno ghiotta: l’esplosione della furia popolare contro i campi rom, scatenata da casi di microcriminalità e divenuta poi un fenomeno macroscopico. A protestare sentitamente e un po’ baffutamente contro il dilagare dell’intolleranza sono stati stavolta i cosiddetti intellettuali (ex organici), come Adriano Prosperi. E così, sono volate parole grosse: ritorno alle leggi razziali, pogrom moderni, prove di pulizia etnica: il tutto naturalmente connesso al presunto atteggiamento xenofobo del governo, che avrebbe assecondato quando non consentito esplicitamente alle jacqueries. In ultimo, ci si è messa anche la Spagna di Zapatero, da sempre modello di una certa sinistra (basti pensare al film di Sabina Guzzanti), che dimenticando di aver autorizzato per prima il fuoco contro gli sbarchi di clandestini si è permessa di puntare il ditino. E per un Fassino che ha stigmatizzato l’atteggiamento della vice di Zapatero e De La Vega, ci sono stati tanti Sansonetti in perfetta sintonia con gli spagnoli.

Per continuare con il comportamento diffamatorio di Travaglio verso il presidente del Senato Schifani. Poco importa che il giornalista fosse stato censurato dai dirigenti Rai (anche quelli in quota Pd) e dalla stessa Anna Finocchiaro: immediatamente dopo l’episodio, ci hanno pensato Beppe Grillo e Sabina Guzzanti a manifestare la loro solidarietà a Travaglio, con ragioni diverse, ma ugualmente virulente, e certamente antigovernative. E dopo le dichiarazioni del sottosegretario Romani, che ha definito Travaglio incompatibile con il servizio pubblico, è sceso in campo con tutti i crismi Di Pietro, denunciando a gran voce il pericolo di un nuovo editto bulgaro. Infine, il tema di queste ore: il mancato patrocinio del ministero delle Pari Opportunità al prossimo Gay Pride. Se la protesta dal Pd si è levata piuttosto sommessa, con ben altra veemenza si sono fatti sentire Vladimir Luxuria, Franco Grillini e il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, che hanno fortemente contestato l’assunto della Carfagna per cui gli omosessuali non sarebbero ormai più discriminati nella nostra società.

Un governo neofascista, razzista, colluso e omofobico. Questo è il ritratto del nuovo esecutivo che viene fuori: questa è la descrizione che la nuova opposizione punta a dare del governo e delle forze che lo sostengono. Il punto non è se questa fisionomia si discosti dalla realtà dei fatti, com’è palese; la vera notizia è che si discosta anche dalla faccia tradizionale del berlusconismo, o almeno quella che gli attribuivano i suoi avversari. Per quanto forte fosse stata negli anni passati l’insistenza su ciascuno di questi singoli temi, non ha mai costituito la chiave delle critiche alla politica del Cavaliere: accusata piuttosto di essere ad personam, intesa al solo interesse personale, e non da ultimo tutta frizzi e lazzi. Ma il Cavaliere nel frattempo è cambiato, o fa mostra di esserlo: e i suoi detrattori più accaniti si sono organizzati di conseguenza, tornando a battere su tasti che fanno parte più della strumentazione della sinistra postbellica, nonché di certa sinistra europea, che di quella nata con la Seconda Repubblica. Ma si sa, la Seconda Repubblica è ormai acqua passata: e la nuova opposizione ne sta prendendo atto, preparandosi a mutare il pelo – ma non i vizi - in vista della Terza.


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