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PROVINCIALI SICILIANE: VALANGA CENTRODESTRA
Pdl-Udc-Mpa conquistano al primo turno tutte le province andate alle urne. Una vittoria schiacciante che riapre l’aspro confronto interno al Pd di Veltroni.
di STEFANO CALICIURI

[17 giu 08]
Travolgente. Non si può definire in altro modo la vittoria del centro destra alle amministrative siciliane. Otto province su otto, tutte conquistate senza necessità di ballottaggio, fanno esultare la coalizione Pdl-Udc-Mpa mentre gettano nello sconforto il Partito democratico. A Palermo, capoluogo roccaforte dell’ex candidata a governatore Anna Finocchiaro, non c’è stata storia: Giovanni Avanti ha ottenuto il 73 per cento dei consensi, sul candidato di centrosinistra Francesco Piro (27 per cento), a Messina successo di Nanni Ricevuto che sfiora l’80 per cento sul 18 di Paolo Siracusano (centrosinistra), a Catania (poco importa se è la città di Raffaele Lombardo) trionfa Giuseppe Castiglione con un quasi plebiscitario 78 per cento contro Salvatore Leotta, centrosinistra, al 18 per cento. Nella provincia di Siracusa vince Nicola Bono con quasi il 70 per cento sul candidato del centrosinistra Giuseppe Zappulla (30 per cento), ad Agrigento vittoria per Eugenio D’Orsi (66 per cento) sul candidato del Pd Giandomenico Vivacqua (15,5 per cento). La vittoria meno schiacciante si è ottenuta ad Enna dove Giuseppe Monaco raggiunge “solo” il 55 per cento, lasciando all’avversario Nino Muratore il 40,5 per cento dei consensi. A Caltanisetta con il 63 per cento vince Giuseppe Federico sul candidato di centrosinistra Salvatore Messana (30 per cento), mentre la provincia di Trapani sarà guidata da Mimmo Turano con il 64 per centro sul candidato di centrosinistra Camillo Oddo, fermo al 30,5 per cento.

Se il Pdl risulta il primo partito in tutti gli enti andati al voto, non può lamentarsi neppure l’Udc, in controtendenza rispetto alle scorse elezioni politiche. Casini ha ottenuto la vittoria di due suoi uomini, Avanti e Turano, alla guida rispettivamente di Palermo e Trapani. Spetta a Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc, commentare il risultato: “Dove l’alleanza con l’Udc è seria, i risultati si vedono ed è inutile sottolineare che siamo quasi ovunque in Sicilia il secondo partito. Se invece qualcuno penserà di lavorare per la nostra disgregazione, i risultati non potranno che essere diversi”. Come dire: alle politiche c’è stato un incidente di percorso dovuto alla legge elettorale, mentre alle amministrative, dove conta più l’uomo del simbolo, l’Udc dimostra ancora la propria forza. Anche Salvatore Cuffaro, senatore dell’Udc ed ex governatore isolano, gioisce per il risultato: “Siamo al 20 per cento, adesso abbiamo un peso maggiore. Ma in tutta l’isola è stata la vittoria di una coalizione che al di là delle voci, si è dimostrata forte e compatta”. Per Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati, il risultato è il giusto premio “per l’azione di governo di Silvio Berlusconi. I cittadini sanno riconoscere che l’esecutivo sta operando per il bene del Paese, al di là delle pretestuose polemiche dell’opposizione”.

E proprio l’opposizione si vede ora costretta a dover cicatrizzare il più in fretta possibile una ferita lacerante. Anche se non appare cosa facile. Soprattutto alla luce delle dichiarazioni tanto realistiche quanto pesanti rilasciate da Arturo Parisi appena terminato lo spoglio. “I numeri parlano purtroppo da soli, anzi gridano. Come si fa di fronte ai risultati siciliani a non riconoscere che il partito rischia di essere travolto da una dinamica dissolutiva? Dopo la sonora sconfitta della linea della separazione consensuale messa in campo da Veltroni e Bertinotti, e la pesante bocciatura della staffetta tra Veltroni e Rutelli in quella Roma che rappresentava per eccellenza il banco di prova del gruppo dirigente del partito, la misura e il segno del risultato delle province e dei comuni siciliani non ci lascia a questo punto alternative. E’ come se d’un tratto venissero al pettine tutti i nodi che il partito ha annodato con ostinazione nell’isola in questi ultimi anni: la scelta della dirigenza regionale del partito, il modo col quale è stata gestita prima la competizione e poi la sconfitta per la guida della regione, la formazione delle liste che ha sovraccaricato di paracadutati e di candidature superleggere la rappresentanza parlamentare”. Ora la palla passa a Veltroni, chiamato a difendere non soltanto la scelta dei candidati, ma soprattutto la legittimità della sua leadership nonostante negli ultimi dodici mesi abbia perso tutte le competizioni nelle quali si sia trovato a misurarsi.


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