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VELTRONI, IL PROGRAMMA DEI "MA ANCHE"
Il Partito democratico ha presentato il suo programma elettorale in 12 punti. Indeciso fra liberalismo e statalismo, Walter rimane in mezzo al guado.
di sTEFANO CALICIURI

[26 feb 08] Walter Veltroni ha presentato il programma elettorale del partito Democratico. In trentadue pagine sono contenute le azioni che il governo dovrà perseguire per risolvere “i quattro problemi dell’Italia: inefficienza economica, disuguaglianza, poca libertà di perseguire il proprio disegno di vita, scarsa qualità della democrazia”. 

Stato: spendere meglio e meno
Tagliare di due punti e mezzo percentuali la spesa corrente in proporzione al Pil intervenendo soprattutto con la semplificazione dell’iter amministrativo: unificare gli uffici pubblici periferici, abolire le province e fondere i comuni piccolissimi, contratti pubblici rinnovati a scadenza e premi solo a chi consegue gli obiettivi. I propositi sono buoni, però Veltroni non spiega a chi spetterebbe l’onere di valutare (premiare, sanzionare o licenziare) il lavoro dei dipendenti pubblici e soprattutto secondo quali criteri. L’obiettivo è far scendere il debito pubblico al di sotto del 90 per cento del Pil anche attraverso la valorizzazione della quota non demaniale del patrimonio pubblico. Cosa che già, anche se in maniera molto più estesa, propose Giulio Tremonti e gli stessi attuali democratici definirono “incosciente”.  

Per un fisco amico dello sviluppo
Dal 2009 costante diminuzione delle aliquote Irpef di un punto percentuale per tre anni e, da subito, detrazioni Irpef più alte per i dipendenti. In poche parole, quanto già Berlusconi dice da tempo, cioè abbassare le tasse a tutti. Veltroni aggiunge una proposta che potrebbe essere interessante: credito d’imposta alle donne lavoratrici, sia dipendenti che autonome, per le spese di cura. Prima alle donne del Sud, poi a tutte. A sostegno delle famiglie si prevede una dote fiscale di 2500 euro per i figli e detrazione per l’affitto pagato e aliquota più bassa su quello percepito. Le imprese, dal canto loro, sarebbero aiutate attraverso quello che viene definito un “vero federalismo fiscale”, garantendo una maggiore autonomia degli enti locali sulle scelte infrastrutturali; meno tasse sulla quota di salario derivante dalla contrattazione di secondo livello. 

Cittadini e imprese più sicuri
Un settore, per così dire, nuovo della politica veltroniana. Tutto ruoterebbe sul Pacchetto sicurezza varato qualche mese fa dal governo Prodi. Già solo questo fatto dovrebbe essere indizio di inapplicabilità del provvedimento. Si parla poi di certezza della pena, dicendo soltanto che chi è stato condannato deve effettivamente scontare la pena. Per la prima volta una forza progressista non cita il ruolo rieducativo del carcere. Per garantire la sicurezza dei cittadini si propongono due strategiche linee d’azione: più agenti per le strade, liberandoli da attività amministrative (passaporti, permessi di soggiorno) che passerebbero agli uffici comunali, e applicazione delle nuove tecnologie per installare punti di richiesta soccorso nelle zone a rischio. Sembrerebbe un programmino leggero leggero, dettato più dalla necessità di dover dire qualcosa che da una reale intenzione d’intervento.

Diritto alla giustizia giusta
Tempi rapidi per i processi civili e penali attraverso l’accorpamento dei Tribunali, l’introduzione del manager (in buona sostanza, come già fu riformata la sanità regionale), l’adozione di apparecchiature informatiche per velocizzare l’iter amministrativo. Si accenna anche alle intercettazioni telefoniche: da un lato si dice che servono per l’attività investigativa, dall’altro si afferma che bisogna punire chi viola il diritto alla riservatezza altrui. Un modo semplice per salvare “capra e cavoli”. E’ curioso che in conclusione di capitolo si faccia riferimento alle libertà individuali, definite però semplicisticamente “diritti”: testamento biologico e convivenze. Si legge testualmente: “Il Pd intende prevenire l’accanimento terapeutico anche attraverso il testamento biologico. Il Pd promuove il riconoscimento dei diritti delle persone stabilmente conviventi”. Due frasi secche e concise, che però contengono due paroline (“anche” e “stabilmente”) che lasciano aperti praticamente tutti gli scenari. In concreto non si dice e non si prospetta nulla.

L’ambientalismo del fare
La questione energetica è prioritaria in questo capitolo. Per superare la dipendenza dal petrolio, Veltroni punterebbe sui pannelli solari e il rafforzamento delle altre rinnovabili, stabilendo la soglia del 20 per cento sul totale dell’energia prodotta. Si parla genericamente di “fare ricorso al mercato e ai prezzi per garantire la qualità ambientale”. Non viene detto però in che modo: liberalizzando i mercati? Acquistando dall’Arabia piuttosto che dalla Russia? La valutazione di impatto ambientale, la commissione inter-partes chiamata a stabilire l’indice di affidabilità di una nuova opera dovrebbe inoltre garantire il parere entro tre mesi dall’attivazione del tavolo. La questione non è tanto stabilire se sia un tempo realisticamente sufficiente, piuttosto la sua stessa utilità. Liberare i mercati dovrebbe voler dire anche concedere la possibilità ad un privato di costruire. Allo Stato compete scrivere le regole, al privato decidere se e dove costruire. In pratica, la politica dovrebbe dire “come” fare, lasciando al cittadino la scelta sul “cosa”, “quando” e “dove”. In conclusione si parla anche di ammodernare i treni per garantire ai pendolari viaggi decenti; nessuna citazione però sui traghetti e sui collegamenti marittimi tra le isole principali e la penisola: vere e proprie carrette del mare. Buona cosa poteva essere la sperimentazione del taxi marittimo, un collegamento lungo le coste italiane ad uso dei lavoratori.

Stato sociale: più eguaglianza e più sostegno alla famiglia, per crescere meglio
Il capitolo più lungo dell’intero programma. Vengono toccati praticamente tutti gli aspetti della vita quotidiana del cittadino. Sul versante della sicurezza sul lavoro si prospetta la creazione di una Agenzia nazionale che coordini l’attività preventiva ispettiva e repressiva, premiando gli imprenditori che investono in sicurezza. Ma la sicurezza, aggiungiamo noi, non dovrebbe essere imposta dalla legge. Regole chiare per tutti, obbligo di applicazione, punto. Asili nido: garantirne l’apertura tutto l’anno tranne la settimana di Ferragosto; incrementare i posti disponibili per i bimbi fino ai 3 anni dall’attuale 6 per cento al 25 per cento; apertura pomeridiana delle scuole elementari (ovvero: il tempo pieno, già in opera da almeno un trentennio, ndr). Contro la “trappola” della precarietà, Veltroni disegna sei linee guida: allungamento del periodo di prova, incentivazione dell’apprendistato, incentivi a chi assume a tempo indeterminato, durata massima di due anni di contratti atipici, estensione a tutti i lavoratori delle tutele fondamentali. Ma soprattutto: compenso minimo legale, quantificato tra i mille e i 1100 euro netti mensili per i precari, ovvero i collaboratori economicamente dipendenti. E questo è il punto più controverso. E’ giusto stabilire una soglia salariale su base temporale e non professionale? Un esempio: un praticante giornalista guadagna circa 800 euro. A quel punto non converrebbe un contratto di due anni a 1100 euro e conseguente causa per ottenere comunque il praticantato d’ufficio? In caso di perdita del lavoro, Veltroni prevede un periodo di formazione, con la tutela del reddito. Non si spiegano però i limiti. Un conto è perdere il sussidio se non si accetta il primo impiego proposto, un altro conto è poter disporre di un periodo temporale e entro quello scegliere. Altro discorso è il finanziamento di attività di formazione, altro ancora è il sussidio ad personam, a prescindere dall’utilizzo. Un buon punto di partenza è la proposta di fondi di credito e micro-credito per i giovani: sembra sbagliato però limitarlo soltanto ai settori dell’innovazione tecnologica e dello sviluppo sostenibile, dei servizi e dell’utilità sociale. Il credito dovrebbe essere garantito sulla base dell’idea, non della finalità. Nulla da eccepire sull’introduzione di un Fondo per le cure odontoiatriche e la reale applicazione della legge 194. Troppo generica la parte relativa alla sanità, dove si dice semplicemente che i partiti non dovranno più intervenire nelle scelte aziendali.

Cultura, scuola, università e ricerca: più autonomia, per l’equità e l’intelligenza
Programma sostanzialmente simile a quello del Polo del 2001. Più inglese e matematica, più sport e autonomia amministrativa, premi ai professori meritevoli, Erasmus per tutti, interruzione delle chiusure baronali per puntare sull’eccellenza, meno sedi distaccate, più specializzazioni. Spunto interessante: garantire a mille giovani ricercatori ad alto potenziale di lavorare “liberi” attorno alle loro idee. Ma chi giudica l’idea?  

Imprese più forti per competere meglio
Quello che poteva essere uno dei capitoli fondamentali in realtà è abbastanza nebbioso. Si parla genericamente di incentivi alle aziende per renderle più competitive. Lascia perplessi l’idea di incentivare le società non quotate ad entrare in borsa, così come quella di sviluppare i processi di liberalizzazione riducendo gli spazi di rendita. Si parla ancora di norme rigorose sul conflitto d’interessi, ma anche in questo caso non si entra nel merito della questione. Introdurre il credito d’imposta su ricerca e sviluppo è un segnale che lascia ben sperare ma è troppo poco.

Concorrenza produce crescita
Si prospetta l’introduzione annuale di una nuova legge sulla concorrenza: si partirebbe dalla telefonia per poi affrontare i trasporti e la distribuzione dei carburanti. Forse sarebbe stato meglio invertire l’ordine di priorità. Settore bancario: meno costi per i servizi offerti, trasparenza e semplificazione dei contratti, miglioramento delle opportunità di finanziamento per famiglie ed imprese. Ancora una volta non si entra nel merito della questione: come garantire tali propositi?  

Sud e mediterraneo
Si prospetta entro il 2013 di costruire strade, ferrovie, porti, autostrade del mare in tutto il meridione d’Italia così da dimezzare il gap con il Nord, impegnando il 50 per cento delle risorse comunitarie ricevute. Si intende elevare il Sud a naturale piattaforma logistica del Mediterraneo. Buoni propositi ma, nel concreto, cosa si vuole fare? Berlusconi promise il ponte sullo Stretto, un’opera precisa. Veltroni non dice quali siano realmente le infrastrutture che occorrono e che vorrebbe costruire.

Democrazia governante
Ovvero, la riforma costituzionale. Una sola Camera legislativa composta da 470 deputati, eletti in collegi uninominali col doppio turno, scelti con le primarie e col vincolo di genere. Si potrebbe discutere sui contenuti (sembrano inutili le primarie in presenza di doppio turno), ma almeno in questo caso Veltroni non solo esprime l’idea, ma entra pure nel merito. A livello governativo si propone il numero massimo di 12 ministeri e 60 componenti totali; fiducia espressa soltanto dalla Camera maggiore e destinata soltanto al Presidente del Consiglio che può chiedere al Presidente della repubblica la revoca dei ministri. Il Senato diventerebbe una Camera delle autonomie composto da cento componenti. Diritto di voto amministrativo ai sedicenni ed agli immigrati; ineleggibilità dei condannati per reati gravi, quali pedofilia, corruzione, criminalità organizzata. Pensione parlamentare stabilita con calcolo contributivo, come per ogni altro lavoratore. Un premio alla chiarezza.

Oltre il duopolio, la Tv dell’era digitale
Assegnazione delle frequenze secondo le direttive europee; nuove regole per la Rai (fondazione e amministratore unico); fondo per qualità dei programmi, destinando il 2 per cento dell’intero fatturato pubblicitario al finanziamento di produzioni di qualità. Posto che la privatizzazione della Rai sarebbe l’unico metodo davvero efficace per non avere più buchi finanziari a carico del cittadino, chi giudicherebbe se un programma sia o meno di qualità? Gli ascolti, la richiesta pubblicitaria, la cultura dominante?

In conclusione, la buona volontà e la chiarezza non bastano a sopperire le mancanze. Molte buone intenzioni senza però spiegare come si vorrebbe intervenire. Se da una parte si vorrebbe attuare un apolitica di liberalizzazioni, dall’altra esiste ancora una forte impronta di decisionismo statale.



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