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GLI ITALIANI SCELGONO BERLUSCONI
Berlusconi stravince alle urne e ora lo attende la prova di governo. Veltroni sconfitto con merito. Ma attenzione alla sinistra rimasta fuori dal Parlamento.
di DOMENICO MENNITTI

[15 apr 08] La prima constatazione, ovvia ma fondamentale, è che ha vinto Berlusconi. Il risultato stabilisce senza possibilità di equivoci che il cavaliere interpreta questo Paese – nelle sue aspirazioni, ma pure nelle sue contraddizioni – come nessun altro protagonista della politica. Aveva annunziato che fra lui e Veltroni c’era un permanente distacco di dieci punti e così è stato, ad onta dei soliti manipolatori di dati che ad ogni consultazione vivono la loro breve e bugiarda rivincita nelle due ore che seguono la chiusura dei seggi. Aveva sostenuto che l’orientamento diffuso fra gli italiani era quello di liberarsi di una maggioranza frammentata, litigiosa, inoperosa per affidarsi ad un’altra più coesa, meno condizionata dai veti interni, più protesa verso la modernità. E così è stato, anche se per rappresentarsi e sentirsi libero aveva dovuto assumere la pericolosa decisione di rompere il vecchio sodalizio con Casini.

Sul piano elettorale Berlusconi è davvero un fenomeno: percepisce gli umori degli italiani e sa come interpretarli. Qualche volta elargendo promesse esagerate, in altra occasione – questa appunto – lasciando prevedere l’adozione di misure dure ed impopolari. E’ un autentico fenomeno nella raccolta del consenso: peraltro la circostanza che in tre lustri sono già tre volte che il popolo lo incorona capo del governo è di per sé un fatto straordinario. Perché non gioca sulle opportunità delle correnti interne, come accadeva nella cosiddetta Prima Repubblica; torna vincitore perché gli elettori lo rimpiangono dopo averlo mollato. La prima parte è compiuta e va detto che questo è il tratto di strada che Berlusconi percorre meglio, nonostante abbia varcato la soglia anagrafica che a qualunque comune mortale spalanca le porte della pensione. Ora c’è da governare, da rimboccarsi le maniche, da scegliere i ministri giusti, da trovare le soluzioni utili. Qui le difficoltà sono evidenti per tutti, perché le attitudini del leader debbono sposarsi con la gravità dei problemi. Rammentiamo le due emergenze richiamate dallo stesso Berlusconi  – rifiuti ed Alitalia – per dare una idea della complessità dei nodi da sciogliere, dopo che la gestione precedente li ha maledettamente complicati.

Qui Berlusconi è atteso alla prova. Non ha promesso miracoli e, francamente, nessuno se ne attende. E tuttavia è difficile intravedere uno sbocco positivo applicando le regole della ordinaria amministrazione. Perciò si tratta di una sfida, alla quale l’uomo ( che si esalta di fronte alle avversità e si annoia se il mare è piatto) appare consapevolmente disposto. Il fatto che viva l’ultima grande prova attribuisce all’evento lo stesso fascino della prima volta. Chi lo ha conosciuto agli albori della sua famosa “discesa in campo” sa quanto sia tenace e portatore di due anime: una che si potrebbe definrie “commerciale” perché Berlusconi non perde mai d’occhio la utilità delle operazioni, ed una “eroica”, perché – quando è necessario – sa affrontare gli ostacoli con uno spirito combattivo  senza pari. In bocca al lupo.

Veltroni ha il merito di avere avviato il processo politico della polarizzazione dei consensi. Come tutti gli inventori, ha scosso l’albero e poi qualcun altro raccoglierà i frutti. Ha combattuto con onestà ed ora dovrà reggere l’odio degli esclusi e le polemiche di chi era salito sul carro del partito democratico sperando in risultati migliori. Così si svolge la politica ed il giovane-vecchio Walter la conosce bene. Il suo coraggioso avvio cerca conferma nella tenuta futura. Comunque ha aperto una partita interessante e per questo merita rispetto e persino simpatia. Anche dall’altra sponda.

Avviso ai governanti ed anche agli oppositori. La esemplificazione del sistema politico non è avvenuto per ampliamento dell’aggregazione, ma per esclusione. Una parte di italiani non è rappresentata in Parlamento e, in più, si prospetta una stagione di ricerca d’intese sulle riforme. Attenzione, perché questa è la condizione classica nella quale nel nostro Paese si è sviluppata la cattiva pianta dell’estremismo e addirittura del terrorismo. Ne fa cenno Cossiga, che di queste cose s’intende: però anche un quotidiano titola “Sinistra extraparlamentare”. E’ un campanello d’allarme o un riflesso condizionato? Potrebbe diventare un rifugio assurdo contro la ragione della politica. Non è che bisogna fare un passo indietro, bisogna vigilare sul fenomeno per recuperarla alla naturale dialettica. Agenda ricca, come si vede, che non sembra concedere alcuna pausa di riposo. Buon lavoro.


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