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[03 giu 08]
Fao, una passerella per gli affamatori
La Fao ha notoriamente il compito di placare la fame dei diplomatici, ma oggi si appresta anche a fornire una passerella ai capi di Stato. Tra questi almeno uno è determinante nell’affamare il suo popolo, Robert Mugabe. L’Africa oggi è in testa nella classifica della mancanza di cibo.
Il direttore della Fao, Jacques Djouf conosce la ragione di fondo della situazione: le poche risorse dei Paesi africani sono destinate prevalentemente all’acquisto di armi. Quanto al segretario generale delle Nazioni Unite (agenzia di cui la Fao è sorella), Ban Ki-moon, ha scoperto che per migliorare l’alimentazione occorre potenziare l’agricoltura. Senonché la politica agricola dell’Ue è consistita a lungo (e in parte consiste ancora) nel pagare gli agricoltori perché lascino incolti i campi. Il presidente del Senegal, Wade, ha concluso che, se manca il cibo, la colpa è appunto della Fao: conclusione un po’ affrettata, ma (avendo avuto occasione di esaminare qualche programma di ricerca) posso concludere: non del tutto ingiustificata.
Nell’epoca coloniale le nazioni europee hanno avuto molti torti, ma, almeno nei riguardi dell’Africa, hanno avuto anche un merito: impedire che gli africani fossero arbitri dei propri governi. Millenni or sono si sono bensì formati in Africa Stati di civiltà molto avanzata, ma poi sono caduti sempre più in basso: secondo lo Schoek, a causa di una cattiva consigliera chiamata invidia. Oggi è impensabile tornare a un colonialismo vecchio stile, ma sul campo c’è un esempio nuovo, quello di Israele, accusato di essere una nuova forma di potenza coloniale. Israele, infatti, cura bene i propri interessi ed è utile a tutto l’Occidente, ma quanto alla fame è interessante perché efficacissimo nello sfamare i palestinesi. Perciò uno dei capi di Stato più in vista convenuti a Roma, Ahmadinejad, ha ribadito che lo Stato di Israele deve sparire.
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