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[29 apr 08]
Il Papa e la croce dell'analfabetismo musicale

Benedetto XVI ama la musica e perciò è costretto ad ascoltare orribili concerti tenuti in suo onore. Il peggiore – anche di quello sentito all’Unesco – è stato organizzato per lui e per il presidente Napolitano dall’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione del terzo anniversario dell’elevazione al soglio. Tralascio il coro decoroso e gli esecutori, in qualche misura innocenti: giovani milanesi riuniti nel nome di Giuseppe Verdi. Né parlo dei primi due pezzi, che non ho quasi ascoltato. Mi basta il terzo.

Era la Settima sinfonia di Beethoven, la più bella (con qualche riserva solo per il finale), superiore perfino alla Quinta. La mia generazione poté ascoltarla direttamente da Wilhelm Futhwängler, ma il problema non è un paragone, è il disvalore assoluto. Il direttore, di cui non ho afferrato il nome, era come un giapponese che, senza conoscere il tedesco, legga e declami Goethe. Si dirà che non ho diritto di giudicare – dato anche lo stato delle mie orecchie – un’audizione televisiva. D’accordo per melodia ed armonia, ma il ritmo dovrebbe restare: ma come resta se non si sa dove comincino le parole e dove cadano gli accenti?

La Tv massacra il suono, ma permette di “vedere” la musica (come piaceva a Stravinskij) oltre che di ascoltarla. E anche di immaginare qualcosa. Nella Settima gli archi sono passivi, ma i fiati hanno a tratti una funzione concertante. Ebbene, il flauto traverso suggeriva ogni tanto qualcosa di sensato per bocca di una fanciulla. I corni, per contro, obbedivano al nulla. I giornali del sabato non davano neppure la notizia (eppure nella sala Nervi c’era tutta la casta politica). Non so l’Osservatore Romano, ma in ogni caso non avrebbe potuto giudicare quell’omaggio; come non lo fece il Papa nel leggere il ringraziamento già pronto. Del resto, fin da quando fu eletto sapeva che avrebbe dovuto portare più di una croce.


 

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