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[07 apr 08]
Inflazione, c'è sempre qualcuno che paga

L’euro svolazza tra le nuvole, il dollaro precipita. La Banca federale americana corre in aiuto delle altre banche stampando moneta; la Banca centrale europea pare irremovibile sul tasso di sconto, anche se teme la recessione. Dobbiamo essere riconoscenti a Trichet, governatore della Banca europea. Neppure lui riesce ad evitare l’inflazione, ma riesce a contenerla. L’inflazione c’è come i cambiamenti di temperatura, e non è il caso di giudicarla da un punto di vista etico; ma anche da un punto di vista economico è bene che non sia galoppante. Un’economia con inflazione galoppante è una società in cui lo straniero può comperare tutto con “un pugno di dollari”.

Sarà divertente soffermarsi un’altra volta su ciò che si avrebbe se gli interessi composti venissero pagati. In realtà i debiti non sono mai onorati interamente: lo sono sempre in parte, più o meno grande a seconda dell’inflazione. Ma ai seguaci di John Law – detti modernamente keynesiani – l’inflazione ha dato un’illusione: l’illusione di avere a disposizione un “moto perpetuo di seconda specie”, ovvero un moltiplicatore gratuito della ricchezza. Questo “motore primo” esiste in teologia (a partire da Aristotele, fino al Creatore cristiano), ma non in fisica e in economia. Secondo alcuni, anzi, per il secondo principio della termodinamica tutto tende a degradarsi verso ciò che ha la massima probabilità: il nulla. Forse non è così da tutti i punti di vista; ma, se ci restringiamo all’economia, se qualcuno guadagna c’è sempre qualcuno che paga. Con l’inflazione, lo sanno tutti, pagano i più deboli: i pensionati, i titolari di un reddito fisso anche da lavoro; i molti incapaci di farsi sentire e di farsi valere.

 Per fortuna si è scoperto che l’inflazione fuori controllo, non solo obbliga a vendere i gioielli i famiglia, ma impedisce di agire anche nella maggioranza degli operatori sani. Costoro incoraggiano chi emette moneta (sempre falsa, ma più o meno falsa) ad andare “avanti”; ma, come il manzoniano governatore spagnolo, “come giudizio”.


 

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