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Di Pietro non perde il vizio giustizialista
di ENRICO GAGLIARDI

[31 mar 08] Walter Veltroni durante tutta la campagna elettorale ha cercato di dare di sé stesso e del Pd un’immagine garantista sul piano della giustizia, sempre in bilico tra l’apparire lontano dai privilegi di palazzo e allo stesso tempo distante da quell’afflato giacobino tanto caro a certa politica; già l’ingresso di Antonio Di Pietro nel suo schieramento aveva catalizzato non poche polemiche e nelle ultime ora è proprio l’ex pm di Milano a metterlo ancora in difficoltà. Le sue dichiarazioni, secondo le quali vorrebbe presentare alla procura della Repubblica una denuncia, “al fine di accertare se vi siano gli estremi di reato nelle dichiarazioni di Berlusconi sul caso Alitalia”, stanno creando un vero e proprio marasma. I reati ai quali presumibilmente si riferisce il leader dell’Italia dei Valori sono l’aggiotaggio e l’insider trading ovvero la diffusione di notizie false ed altri mezzi ingannatori atti a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari e quello che viene comunemente definito abuso di informazioni privilegiate.

Dal punto di vista squisitamente sostanziale è forse troppo presto per dare giudizi: l’unico dato certo è che una delle principali autorità pubbliche di vigilanza, la Consob, si è già mossa per seguire la vicenda e lo stesso pare stia facendo la procura di Roma. A dirla tutta esistono degli elementi nelle parole di Silvio Berlusconi che potrebbero far rientrare il suo atteggiamento almeno nella prima fattispecie incriminatrice, quella cioè di aggiotaggio (a maggior ragione poi se si pone attenzione al fatto che per molto meno altri personaggi hanno subito l’iscrizione nel registro degli indagati per la violazione della medesima norma) ma per situazioni del genere commenti frettolosi sono realmente deleteri e dunque è troppo presto per qualsiasi tipo di valutazione. Quello che invece pesa, e molto, è il dato politico: ancora una volta Antonio Di Pietro decide deliberatamente di spostare la campagna elettorale, e quindi l’agone politico, nelle procure: decide in parole povere di buttarla sulla giustizia con evidente imbarazzo da parte di Veltroni, che altro non ha fatto se non tentare goffamente di affrancarsi da quella “cultura giustizialista” alla quale invece l’ex pm non intende minimamente rinunciare.

Probabilmente, qualora dovesse aprirsi un’inchiesta su Alitalia ai danni del Cavaliere, la stessa si risolverebbe in una bolla di sapone dal punto di vista giudiziario esattamente come è successo per casi analoghi; maggiore peso hanno invece certe dichiarazioni. Nella giornata di venerdì, dal sito di Repubblica.it, Di Pietro ha addirittura rilanciato, spaziando a tutto campo sulla giustizia, con proposte ai limiti del dettato costituzionale, come l’abolizione di un grado di giudizio e di fatto candidandosi e proponendosi come futuro Guardasigilli. Nulla di sorprendente a guardare bene, visto che il leader dell’Italia dei Valori ormai da anni parla da ministro della Giustizia “in pectore”. Ben presto si scopriranno le intenzioni di Veltroni e la sua reale posizione sul tema del diritto e delle garanzie processuali, si scoprirà il suo vero orientamento quando nelle aule parlamentari si discuteranno le riforme delle principali materie giuridiche e allora, solo allora, si potrà fare “la conta” tra chi ha una determinata visione del diritto e chi invece ne ha un’altra.