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Saakashvili tra Usa e dialogo con Mosca
di STEFANO GRAZIOLI

[28 mar 08] Non si placano le tensioni in Georgia, dove alle dimostrazioni di piazza contro il presidente Mikhail Saakashvili si è aggiunto lo sciopero della fame di sette deputati della Nuova destra, che richiedono le dimissioni del presidente del Parlamento Nino Burdshanadse, incapace di gestire il dialogo tra governo ed opposizione. Dopo le elezioni dello scorso 5 gennaio che hanno confermato in carica Saakashvili, la repubblica caucasica si prepara ora ad affrontare in un clima arroventato la prossima tornata elettorale di maggio per il rinnovo del Parlamento. Il capo del Partito laburista Shalva Natelashvili ha invitato al boicottaggio per attirare l'attenzione sui processi non democratici in atto in Georgia. Nonostante il capo dello Stato avesse promesso, sia in campagna elettorale sia dopo la sua riconferma, di coinvolgere nel processo di riforma e di governo anche esponenti dell'opposizione, a Tbilisi Saakashvili sembra voler proseguire nella linea rigida, senza quel dialogo auspicato sia nel Paese sia dalla comunitá internazionale. La settimana scorsa l'Osce ha pubblicato il rapporto sulle elezioni di gennaio, evidenziando notevoli carenze e confermando di fatto quanto gridato ai quattro venti da tutti i partiti dell'opposizione, da destra e da sinistra. Critiche sono piovute anche dal dipartimento di Stato americano, che nel suo ultimo rapporto sui diritti umani nel mondo indica come in Georgia si sia assistito lo scorso anno a un netto peggioramento per quel riguarda la libertà di espressione, di stampa e di riunione. Chiaro riferimento al pugno di ferro usato da Saakashvili per reprimere le proteste lo scorso autunno.

Per aggiungere un pizzico di suspence in più, entra nella campagna elettorale anche l'immancabile Boris Berezovsky, oligarca russo nemico numero uno del Cremlino in esilio a Londra, cui ha fatto visita recentemente Georgi Khaindrava, ex segretario di Stato con Saakashvili ed ora uno dei leader della variopinta coalizione dell'opposizione. All'incontro era presente anche la vedova di Badri Patarkatsishvili, Inna Gudawadse. Patarkatsishvili, miliardario georgiano amico di Berezovsky, candidato alle presidenziali di gennaio e generoso finanziatore dell'opposizione, è morto il 12 febbraio a Londra, per infarto, ed è stato accusato da Saakashvili di voler organizzare un colpo di Stato. Khaindrava ha confessato di essere andato a Londra per girare un documentario sul magnate scomparso, ma molti pensano che ci sia dietro qualcosa di più, oltre al futuro di Imedi, il gruppo mediatico di proprietà di Patarkatsishvili, imbavagliato dal governo prima delle elezioni. Come se non bastasse, tra intrighi veri o presunti, arrivano le prime frizioni serie sulla scena internazionale, dalle grane con Abcasia e Ossezia del Sud dopo l'indipendenza del Kosovo alla possibile entrata nella Nato del Paese.

La questione dovrà essere discussa nel prossimo vertice di inizio aprile a Bucarest, ma nel frattempo, nonostante le spinte di Washington, sembra essersi formato un fronte guidato dalla Germania, che con Francia, Italia, Spagna, avanza un approccio oltremodo cauto. La cancelliera Angela Merkel, appena tornata dalla visita lampo a Mosca per conoscere personalmente il futuro presidente Dmitry Medvedev, ha detto che le porte dell'Alleanza sono aperte solo per quegli Stati che hanno risolto i conflitti interni: Georgia, e anche Ucraina, devono stare quindi alla porta. Il presidente Saakashvili ha fatto dell'ingresso nella Nato uno dei cavalli di battaglia durante il suo primo mandato e non sembra intenzionato ora ad ammorbidire le posizioni, preferendo il sostegno degli Usa al dialogo con l'opposizione interna: anche il nuovo ambasciatore georgiano a Mosca Erossi Kizmarischvili, ha affermato un paio di giorni fa che “la Georgia non sacrificherà i propri interessi nazionali e statali. L'entrata nella Nato e nelle strutture europee è una scelta del popolo georgiano e questa integrazione non è diretta contro la Russia e non deve disturbare i rapporti russo-geoergiani, visto che la Russia aspira ad avvicinarsi all'Europa”. A Mosca qualcuno ha sorriso.


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