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Lavoro, si torni a pensare alle nuove generazioni
di FRANCESCO PASQUALI

[20 mag 08] Sono molte le attese riposte nell’azione del governo Berlusconi e i prossimi appuntamenti dell’Esecutivo, dall’incontro con le parti sociali al consiglio dei ministri di Napoli, ne tracceranno in modo significativo il destino. I provvedimenti in discussione hanno a che fare direttamente con la pancia e le tasche della popolazione. L’esito elettorale, specialmente per quanto riguarda il voto degli operai, ha confermato che gli interlocutori sociali tradizionali possono accompagnare o contrastare l’azione politica, ma non sono rappresentativi a tal punto da poter guidare il consenso. Mai come ora la politica ha l’occasione di poter tornare a parlare direttamente al singolo e mai come in questa fase la sussidiarietà, intesa nel suo significato più nobile, può trovare piena applicazione. L’abolizione dell’odiosa tassa sulla casa (Ici) e la detassazione delle parti variabili del salario sono due provvedimenti i cui effetti si percepiranno sì nell'immediato, ma si tratta solo di un passo iniziale che dovrà essere incardinato in una visione politica molto ampia per restituire fiducia ai giovani.

I danni provocati dai provvedimenti legislativi del governo Prodi, infatti, sono molteplici specie sul tema del lavoro e della previdenza. A tal proposito il Protocollo sul Welfare continuerà a produrre degli effetti negativi sul futuro occupazionale e previdenziale dei giovani anche nei prossimi anni. L’aumento progressivo delle aliquote contributive previsto dal Governo Prodi rischia di rappresentare un’ulteriore barriera per l’occupazione giovanile, tanto che il tasso di disoccupazione tra i giovani (oltre il 20 per cento) è tornato a crescere negli ultimi due anni, superando di ben 7 punti la media europea. Non è un caso che sia stata già messa in cantiere l’ipotesi di una deroga al termine dei 36 mesi per quanto riguarda i contratti a tempo determinato: molti degli occupati si troverebbero senza reddito in quanto nessuna azienda, pubblica o privata che sia, potrà sostenere un costo di gestione per imposizione legislativa.

Se da un lato occorre aumentare la flessibilità in entrata e in uscita, nello stesso tempo è prioritario però avviare parallelamente la “seconda gamba” della legge Biagi che comprende gli ammortizzatori sociali e la Borsa nazionale del lavoro. Provvedimenti isolati rischiano di essere delle “pezze peggiori del buco”. Sarebbe quindi opportuno, specie alla luce della decisione di non toccare la disciplina previdenziale (non ripristinando il cosiddetto “scalone” della riforma Maroni), bloccare la stangata contributiva restituendo ai giovani il recente aumento delle aliquote attraverso la costituzione di un fondo a capitalizzazione in cui far confluire quel 3 per cento sottratto dalle buste paga dei lavoratori iscritti alla gestione separata dell’Inps. Ciò rappresenterebbe, seppur in minima misura, una radicale inversione di rotta rispetto alla strada intrapresa dal precedente governo, che non ha esitato a spostare gli oneri previdenziali sulle nuove generazioni.


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