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Cooperazione diretta: in Togo con le donne e i bambini
di SUSANNA CREPERIO VERRATTI

[19 mag 08] Il Centro di promozione per la piccola infanzia, inaugurato pochi giorni fa a Lomé, nel quartiere di Agoé Sogbossitò, in mezzo a povere capanne in paglia e fango, è il punto di avvio di un più grande progetto in evoluzione, risultato della cooperazione diretta tra due associazioni di donne, l’italiana ClubDonnaPolitica, e la togolese Groupement Sourou. Una collaborazione senza alcun intermediario che sta crescendo come Centre de promotion des femmes et enfants (Centro di promozione delle donne e dei bambini), trasformandosi in una struttura in grado di offrire opportunità di lavoro a molte donne che, mentre custodiscono volontariamente i bambini, possono prestare la loro opera nel piccolo commercio lavorando le materie prime grazie all’utilizzo degli strumenti che il centro mette a loro disposizione per una piccola cifra. Il centro è stato costruito con materiali durevoli, è ben recintato da un muro di cemento e dispone di servizi igienici con doccia, una rarità nei quartieri poveri della capitale che, se in passato ha conosciuto un periodo di benessere, è ora abitata da una popolazione poverissima, più di metà della quale vive con meno di un euro al giorno. Situato nella parte ovest dell’Africa, sul Golfo di Guinea, tra il Bénin e il Ghana, il Togo è una striscia sottile di terra di 56mila chilometri quadrati e con una popolazione di quattro milioni e mezzo di abitanti. Più del 60 per cento vive in condizioni di estrema povertà. Il Pil è progressivamente diminuito dalla fine degli anni Novanta, da quando, a causa di disordini politici interni, anche l’Unione Europea sospese gli aiuti economici. Fu nel 2004, nel corso di una visita ufficiale nel Paese africano con una delegazione di giornalisti europei per verificare lo stato della libertà di stampa, che conobbi casualmente le donne del Groupement Sourou. Da allora mi impegnai con la mia associazione per aiutarle.

In Togo le donne sono il 62 per cento della popolazione e, tra le africane, sono per cultura e tradizione le più forti e coraggiose, pilastro della società. Ma nonostante i loro sforzi immani, soprattutto nelle zone rurali, si scontrano ogni giorno con ostacoli sociali, economici e giuridici. Il loro carico di lavoro è eccessivo in quanto oltre a curare i molti figli e lavorare nei campi, devono dedicarsi al piccolo commercio portando in città i prodotti della terra per venderli al mercato. La produzione e la distribuzione al dettaglio è quasi tutta in mano loro. La mancanza di acqua, la scarsa e costosa elettricità, l’assenza di agevolazione nel credito e di opportunità nella informazione e nei servizi di assistenza rendono la condizione delle donne togolesi assai precaria. E con loro quella dei loro figli, moltissimi strappati alla scuola per aiutare la famiglia. Troppi bambini orfani vengono ceduti dai parenti per una manciata di denaro con la promessa di trovare un lavoro mentre vengono poi venduti come schiavi oppure per il traffico di organi e della prostituzione. Le donne rappresentano il 70 per cento della manodopera agricola, assicurano il 60 per cento della produzione agricola e l’80 per cento di quella alimentare. Eppure per toglierle dalla povertà ci sono pochissime opportunità. La quasi totalità delle bambine viene violata dagli uomini nei villaggi ma anche dentro le scuole. Le giovani lasciano la scuola per darsi alla prostituzione.

La morte del vecchio dittatore Eyadema e la successione del figlio hanno ridotto fortunatamente lo scontro sociale e politico favorendo, da un paio di anni, un periodo di tranquillità. Ora l’Europa ha riaperto le casse e finalmente insegnanti e funzionari pubblici possono ricevere lo stipendio. Ma il Paese è ancora al collasso economico. Molte le iniziative di volontariato, soprattutto francesi. E’ dal contatto con una di queste, il Gref, che è iniziata la cooperazione con le donne di Lomè e la nascita del progetto Centre de promotion de la petite enfance, ora all’avvio della seconda fase, finanziata dal Comune di Milano, che farà evolvere il centro in un luogo di promozione per le donne, come Centre de promotion des femme et enfantes. Consiste nella costruzione di quattro hangar che possano contenere un ciclo intero di lavorazione degli alimenti e della bevanda locale, lo stoccaggio per le materie prime e la ristorazione per gli abitanti del quartiere. Questa nuova parte del centro permetterà alle donne, anche esterne al Sourou, di lavorare i prodotti e quindi rivenderli sul mercato e ristorare chi lavora nei dintorni guadagnando il necessario per coprire le spese dell’asilo e mettere da parte qualche cosa per sé. All’interno del Centro verrà prodotta, grazie alla fermentazione del miglio e alla forza delle braccia delle donne, la bevanda locale, una specie di birra, lo Tchoukoutou, poi venduta al mercato. Già ora, dalle arachidi pressate viene spremuto, sempre a forza di braccia, l’olio, versato in bottiglie e quindi venduto, vengono fritte focacce e frittelle prodotte con la farina di fagiolini, prodotti molto apprezzati sul mercato mentre il mais, comprato in quantità all’interno dove costa meno, viene venduto senza alcuna trasformazione al dettaglio.

Dunque, all’interno del centro con mezzi elementari e molta forza lavoro, avviene un processo di trasformazione e produzione di materie prime essiccate che aumenta il valore del prodotto. Certamente il plusvalore delle merci sarebbe di gran lunga maggiore se le donne avessero la possibilità di usare macchine al posto delle braccia e congelatori. Ma la luce elettrica che verrà allacciata a giorni, è molto cara e solo per far fronte alle spese di una debole illuminazione notturna, le donne del Sourou utilizzeranno la sera il centro come scuola di alfabetizzazione per giovani donne che non sanno né leggere né scrivere. Una piccola impresa, dunque, che crea opportunità di lavoro per le donne e al tempo stesso un centro educativo che restituisce dignità alle donne, rispetto per i bambini, un seme di speranza per il futuro del Togo: è quanto si sta promuovendo grazie al comune progetto di cooperazione e ora anche con il sostegno del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ha a cuore la sicurezza alimentare e la cooperazione internazionale. I contatti che abbiamo avuto con le autorità locali ci fanno sperare che il Centre de promotion di Sogbossitò possa diventare un centro pilota soprattutto per i villaggi rurali, al di fuori della capitale dove la condizione delle donne e dei bambini è al limite della sopravvivenza. Ci sono buone opportunità per la cessione di terreni che appartengono allo Stato togolese che possono essere ceduti a fronte di un progetto finanziato. Il Centre de promotion di Sogbossitò potrebbe quindi evolvere in un centro polifunzionale di formazione, assistenza igienica e sanitaria per le donne ma anche per le coppie, per arginare la diffusione di malattie, in primo luogo l’Aids. Le donne che verrebbero formate potrebbero a loro volta costituire nuovi centri all’interno del Paese in modo da aiutare altre donne e arginare violenze, soprusi e incredibili violazioni della persona. Abbiamo personalmente constatato, infatti, che promuovere le attività delle donne attraverso progetti e programmi di cooperazione diretta è il modo migliore per lottare contro la povertà ed è al tempo stesso un modo efficace per lottare contro il traffico, il lavoro e l’insicurezza dei bambini. Se una donna può nutrire i suoi bambini è più disposta a seguire la formazione, i consigli e le informazioni per pianificare l’avvenire dei suoi figli.


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