Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

Il richiamo di Jack London
di
GIAMPIERO RICCI

[20 giu 08] No, non si tratta di un particolare sentimento di filantropica vicinanza con i cittadini della capitale del Regno Unito, né di una attitudine alle buone maniere, al fair play o ad una occhiuta attenzione alla privacy. Londonismo è un’irrefrenabile tendenza di successo nella estetica pop contemporanea, quella di attingere, citare, riproporre, trasporre, “utilizzare” l’opera di Jack London. Il prolifico autore di San Francisco è uno di quegli scrittori che si lasciano sugli scaffali insieme ai libri per ragazzi, ma uno dei pochi, però, che ritrovi magari vent’anni dopo. Il richiamo della foresta (The Call of the Wild), Il lupo di mare, Zanna Bianca, sono opere entrate nella galleria degli imperdibili ma la loro dignità letteraria è stata per anni sottostimata dalla stessa critica. Il talento di Jack London aveva ed ha a che fare con qualcosa di autenticamente primitivo, è sofisticatamente rude e costantemente alle prese con espressioni estreme di vita vissuta, avventura e destino, spirito e forza, ed è perciò curioso indagare sui motivi del rinnovato interesse verso questo autore da parte della nostra ipertecnologica società post-consumista. London racconta senza false morali l’uomo occidentale davanti a se stesso, con la sua attitudine predona e poco politically correct, ma che nella sua rapacità trasforma, dà senso e dignità agli stessi paesaggi, al dolore, alla vita, all’uomo.

Into the wild, il successo cinematografico di Sean Penn, è solo l’ultimo anello di una catena che attraversa trasversalmente, e più o meno apertamente, grande letteratura, piccola letteratura, fumetti, cinema. Così la storia di Chris McCandless, divenuta best seller grazie al libro di Jan Krakauer (Nelle terre estreme, Corbaccio, 2008, pagg. 267), e raccontata cinematograficamente da Penn, per fortuna con un taglio privo di tinteggiature ideologiche, avendo i tratti caratteristici del genere “generazionale” e pur correndo il rischio quindi di passare per ingenua, si caratterizza per essere un lavoro valido, per la splendida fotografia di Eric Gautier e per la colonna sonora emozionante di Eddie Vedder, il leader dei Pearl Jam, gruppo rock unico reduce dalla stagione del grunge anni Novanta. Il film coglie del libro, nel dipanarsi del dramma di Chris, quella ricerca di un rapporto diretto e senza sconti con se stesso, con la natura e con la vita: una tensione narrativa puramente londoniana. La morte al termine della sua ricerca, per il protagonista diventa una espansione delle proprie capacità cognitive, lo restituisce al suo nome e cognome, prima rinnegati, in un emozionante finale che può essere accostato alla scelta conclusiva di Buck, il cane protagonista de Il richiamo della foresta, che – come noto – sceglie la natura, il lato selvaggio. Chris, ribattezzatosi Alex Supertramp, legge, tra gli altri, naturalmente Jack London, cita continuamente versi e frasi, suscita nella sua fuga, nella sua arrendevolezza, domande nelle persone che incontra che mettono a nudo il conformismo in cui si trasformano spesso relazioni sociali che accettiamo perché “date”. Si lascia nello spettatore quel londoniano risultato dell’irrisolto, dello sfuggito, al termine di tutto, che lascia spiazzati.

Qualcosa di Jack London si ritrova nel nostro nuovo campione nazionale, Roberto Saviano, rintracciabile nel suo libro Gomorra (2006, Mondadori Strade Blu, pagg. 331), divenuto film premiato a Cannes per la regia di Matteo Garrone: certezza della impossibilità di arrivare alla vittoria pur combattendo con tutto quello che si ha. “Io credo fortemente in questo, ad una scrittura senza soluzione. London ha questa assoluta capacità di combattere con la parola e con ciò che vuole raccontare, sapendosi sconfitto o meglio sapendo che nello stesso momento in cui si accorgerà d'essere sconfitto smetterà di accorgersene.” Anche al mondo dei comics, la figura di London non sufgge. Jack London appare nell'episodio Cuori nello Yukon, all'interno della Saga di Paperon de' Paperoni di Don Rosa, come cronista al seguito del colonnello delle Giubbe Rosse, Sam Steele. Alla fine della saga Paperon de’ Paperoni afferma di avere intenzione di dare come titolo al romanzo ispirato alle sue avventure nel Klondike Il richiamo del papero. Jack London lo troviamo anche nella Manciuria durante la guerra russo-giapponese nel volume La Giovinezza (Edizioni Lizard), un’avventura in retrospettiva di Corto Maltese, scritta e disegnata da Hugo Pratt. Lo scrittore americano è il protagonista di fatto della storia. Infine Bonvi: nell'albo a fumetti L'Uomo di Tsushima Jack London è l'alter ego dell'autore.

Per i curiosi del piccolo e grande schermo, segnaliamo, al di là delle interminabili serie tv, per Zanna Bianca una produzione italiana di Lucio Fulci con John Steiner, Virna Lisi e Franco Nero (1974) e per Il Richiamo della Foresta un film del 1972 per la regia di Ken Annakin con George Eastman, Rik Battaglia, Charlton Heston. Jack London appare infine anche in un doppio episodio della serie tv Star Trek - The Next Generation, dal titolo Un mistero dal passato (Time's Arrow). Qui il grande Jack è un giovane tuttofare ancora di là dallo scoprire la sua vocazione. E la grande letteratura? Solo per fare due nomi: Philip Roth ed Ernest Hemingway. L’ultimo a fare del giornalismo lo stilema di una rivoluzione del linguaggio, la sua cifra artistica e tratto caratteristico, come se tutto ciò non l’avesse già iniziato proprio London; il primo capace di trasporre sul piano delle relazioni umane quella crudeltà tout court con cui caratterizzava una natura che gioca con gli uomini come il gatto con il topo.

Per come ha anticipato il futuro c’è da chiedersi se veramente London non avesse quelle doti di veggenza accarezzate nello splendido The Star Rover (Il vagabondo delle stelle, 1915), libro dalla cui libera interpretazione è scaturito l’ottimo The Jacket (2005), film con Adrien Brody e Keira Knigthley: qui il protagonista ha una capacità di avere cognizione del proprio corpo astrale per immaginare il futuro e riuscire a vedere attacchi in stile 11 settembre (nel racconto Il nemico del mondo) o l’avanzata planetaria della Cina (nel racconto L'invasione asimmetrica). Certamente i personaggi di London sono più veri della realtà e in questo loro confrontarsi con la natura non possono non affascinare, per una lontananza triste, la realtà di un individuo contemporaneo occidentale perso in un benessere di cui dimentica la provenienza per mere ragioni temporali. Ma a ben guardare colpisce questo interesse ricavato per “distanza”, considerando ad esempio come London si ispirasse alla visione di decadenza occidentale propria di Spengler (Il naufragio dell’Elsinore - The Mutiny of the Elsinore, 1914). Puro “astensionismo”, ciò che in un saggio Ruggiero (“Crimini dell’immaginazione. Devianza e letteratura”, Il Saggiatore, Milano 2005, pp. 253), definisce “un esercizio autobiografico e una meditazione sulle bugie che rendono accettabile la vita”. Vogliamo London perché autore capace di farci dimenticare di noi stessi. Ed è forse quest’ultima la ragione del suo esser diventato paradigma.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Il Pd deve smarcarsi dall'Idv
di Daniele Capezzone



Berlino, la città
del mutamento

di Pierluigi Mennitti



I gatekeepers anello debole del sistema

di Massimo Lo Cicero



Italiani, più telefonini per tutti
di Barbara Mennitti



Guida estiva per cinefili disperati
di Domenico Naso



Sergio Calizza: coordiniamo le politiche giovanili
di Stefano Caliciuri