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Russia: in campo energetico più spazio ai privati
di STEFANO GRAZIOLI

[17 giu 08] Al recente Forum di San Pietroburgo svoltosi due settimane fa la comunità economica e finanziaria internazionale ha recepito con attenzione il messaggio chiaro lanciato dal Cremlino. Che non è stato tanto la critica al sistema mondiale sotto pressione, a causa anche “dell’egoismo economico degli Stati Uniti e la loro politica finanziaria oltremodo aggressiva”, quanto il rilancio della Russia come potenza economica (secondo il vice premier Igor Shuvalov sarà la sesta economia mondiale entro il 2008) e soprattutto la volontà di cooperazione a più livelli con tutti gli attori dello scacchiere internazionale, a partire dalla questione energetica. “Le crisi odierne – ha detto il presidente Dmitry Medvedev - dalla penuria alimentare, alla crescita dei prezzi, alle catastrofi naturali che sempre più spesso si verificano, evidenziano che il sistema di istituzioni internazionali per dirigere l’economia non corrisponde alle sfide. Si registra un certo vuoto istituzionale, mancano organismi per la soluzione di problemi concreti: l’idea che un Paese possa prendersi il ruolo di governatore globale si è rivelata illusoria. Non importa quanto è grande il mercato americano né quanto è forte il sistema finanziario americano: non sono in grado di sostituirsi ai mercati globali. L’incapacità dei grandi gruppi di considerare i rischi connessi alle loro strategie e le politiche aggressive della più grande economia del pianeta non hanno portato solo a perdite finanziarie, ma hanno impoverito il mondo. Vogliamo partecipare alla formazione delle nuove regole del gioco e questo non significa affatto avere una volontà imperialistica, ma solo riconoscere che abbiamo la capacità e le risorse necessarie per farlo”.

Il Cremlino ha annunciato a San Pietroburgo liberalizzazioni nel mercato russo del gas e facilitazioni in quello petrolifero anche per i partner occidentali. Meno Stato, più privato, anche nei settori considerati strategici, che dovrebbero così diminuire, lasciando spazio agli interventi anche dall’estero. Sulla scottante questione Bp-Tnk, inoltre, ha ribadito che dovrebbe essere trovata una soluzione a breve e Gazprom ha smentito un interessamento diretto nella risoluzione del contenzioso. In più pare che il colosso russo abbia fatto proposte concrete per la costruzione di un gasdotto in Alaska direttamente a Bp e ConocoPhillips. L’Occidente non deve temere, in sostanza, ingerenze del Cremlino, ma cogliere le opportunità che vengono offerte. Le possibilità ci sono. Intervistato da Le Monde alla vigilia del suo primo viaggio ufficiale da primo ministro (eccettuata la scappatella da Berlusconi in Sardegna) Vladimir Putin aveva già anticipato il concetto, spiegando che tutto sommato il settore petrolifero russo è più aperto di quello che si racconta: “Innanzitutto la Russia non fa parte dell’Opec. In secondo luogo, nella maggioranza dei Paesi estrattori di petrolio le compagnie petrolifere sono di proprietà dello Stato. In terzo luogo, in Russia i privati sono invece presenti nel settore degli idrocarburi. Le multinazionali, comprese quelle francesi come Gaz de France o Total, sono presenti nel settore petrolifero russo e sviluppano i nostri giacimenti naturali. Certo, abbiamo cercato di sostenere le imprese controllate dallo Stato, come Gazprom e Rosneft. Le altre, ne abbiamo decine, sono grandi compagnie private. Comprese quelle con capitali stranieri. Compagnie britanniche, americane, indiane, cinesi, francesi, tedesche.

Nel nostro settore energetico c’è più liberismo che in quelli della maggior parte degli altri Paesi, Europa compresa. Stiamo portando a termine una grande riforma del settore dell’energia elettrica. Il primo luglio la nostra maggiore compagnia elettrica, la Ues, cesserà di esistere e si scinderà in varie compagnie più piccole che facevano parte di essa. Il settore della produzione, piccole centrali e grandi unità, verrà messo in vendita ai privati. Interverranno grandi compagnie europee – l’italiana Eni, compagnie tedesche – con investimenti di 6, 8, 10, 12 miliardi di dollari e di euro. Con investimenti miliardari. Vi faccio notare che pochi Paesi europei hanno dato prova di un tale liberismo. Mentre a noi, investitori russi, viene ancora impedito l’accesso a progetti analoghi. Dunque è del tutto sbagliato affermare che il nostro settore energetico, in particolare quello degli idrocarburi, è un mercato chiuso”. Fin qui la posizione ufficiale. Resta da vedere in che misura alle parole di Putin e Medvedev seguiranno i fatti.


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