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Medvedev, cronaca di una vittoria annunciata
di
STEFANO GRAZIOLI

[27 feb 08] Domenica si sceglie in Russia il successore di Putin. E’ la quinta volta dalla fine del comunismo che si svolgono elezioni presidenziali: nel 1991 e nel 1996 ha vinto Boris Eltsin, nel 2000 e 2004 Vladimir Putin, questa volta tocca a Dmitry Medvedev. E’ infatti certo che il candidato indicato dal presidente in carica non avrà difficoltà a ottenere una schiacciante vittoria. Secondo gli ultimi sondaggi oltre il 70 per cento degli elettori opterà per il giovane delfino di Vladimir Vladimirovic; nessuna speranza per l’inossidabile comunista Gennady Zyuganov (già perdente contro Eltsin nel 1996), per il populista Vladimir Zirinovski e per il giovane outsider Andrei Bogdanov. Questi quattro sono gli unici aspiranti che la commissione preposta ha ammesso alla tornata elettorale, definita “una farsa” dall’ex primo ministro Mikhail Kasyanov. Nella breve storia della Russia postsovietica solo nel 1996 si è dovuti ricorrere al ballottaggio, con Eltsin salvatosi per il rotto della cuffia grazie all’aiutino degli oligarchi e della comunità internazionale, pronta a voltare la faccia davanti a brogli e nefandezze varie pur di evitare il ritorno dei comunisti. Ma allora erano altri tempi. Ora, con la Russia tornata potente sullo scacchiere internazionale, si chiedono ingenuamente a Mosca quella trasparenza e quella correttezza che non potevano dare prima e non vogliono dare adesso. I passaggi di potere al Cremlino non hanno mai brillato per la loro democraticità, né ieri né oggi.

Con l’arrivo di Medvedev nella stanza dei bottoni l’élite ha deciso per una transizione nel rispetto della Costituzione (che vieta il terzo mandato al presidente dopo due consecutivi) e allo stesso tempo, con le recenti elezioni della Duma, ha messo in atto tutti gli accorgimenti per evitare frizioni con i gruppi rivali più riottosi, facendo in mondo che la rappresentanza parlamentare non sia disomogenea e incline alla ribellione. La campagna elettorale, che ha visto come unico protagonista sulle reti televisive Dmitry Medvedev e si è svolta senza troppi dibattiti, discussioni e presentazioni di programmi - lontana anni luce dal modello occidentale – è servita in sostanza a creare consenso e popolarità. Per i russi, insomma non c’è alternativa. E i più si dicono fiduciosi, anche se meno rispetto all’attuale presidente. Se alla domanda “avete fiducia in Putin?” rispondono positivamente novantatré russi su cento (sette non si fidano), per ora solo quarantatré sono quelli che ne hanno nei confronti di Dmitry Anatolyevich, più ventisette che si fidano solo parzialmente (undici non si fidano). 

In ogni caso sia in politica interna che estera l’avvicendamento non porterà scossoni al Cremlino. Al recente incontro dei capi di Stato della Csi a Mosca, Putin ha presentato ufficialmente il suo successore davanti ai vari Saakashvili, Yushchenko, Nazarbayev (unico assente Karimov, per motivi non del tutto chiari, ma qualcuno ha interpretato l’assenza del presidente uzbeko come sintomo di un attrito tra Mosca e Tashkent, forse di nuovo sul punto di ritornare tra le braccia di Washington) dicendo che la strategia del Cremlino nei confronti dei Paesi dell’ex Urss rimarrà la stessa, proprio perché Medvedev è stato fino ad ora uno degli artefici di questa linea. A Tbilisi, Kiev e altrove sono tutti avvertiti.



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