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[27 feb 08]

Mario Draghi, pilota del sistema

Mario Draghi è stato uno dei primi a spiegare le dinamiche della crisi finanziaria internazionale esplosa intorno alla diffusione dei derivati ed all’opportunismo di alcuni manager bancari nella loro utilizzazione. Basta leggere il suo intervento tenuto a Francoforte il 22 novembre 2007: Transformation in the European Financial Industry: Opportunities and Risks. Lecture by the Governor of the Bank of Italy. Draghi conosce bene la finanza mondiale per averla frequentata sia nelle grandi istituzioni che ne governano le dinamiche, come la Banca Mondiale o il Fondo Monetario, ma anche perché, prima di ricoprire il ruolo di governatore nella nostra Banca centrale, ha conosciuto anche il clima e la cultura professionale delle grandi banche internazionali. Questa sua reputazione gli vale la carica di presidente del Fsf (Financial Stability Forum), un organismo creato nell’ambito dei processi coordinati dalla Banca per i regolamenti internazionali di Basilea: un club delle banche centrali nel quale si discutono le tecniche e gli strumenti per governare la dinamica del mercato finanziario mondiale. Ed è proprio nel Forum che è maturato un rapporto, presentato durante l’ultimo G7, che indica la strada per riportare nell’alveo di una crescita stabile la tensione che ha fatto tremare le borse e le banche del mondo intero, ma con diversa intensità. La vulgata corrente dice che questa crisi è stata causata dai derivati e dalla innovazione finanziaria.

Non è proprio questa la risposta esatta alla domanda sulle origini della crisi. Draghi, ma anche altri come Luigi Spaventa dalle pagine di Repubblica, individuano la causa della instabilità attuale nella incapacità delle autorità di vigilanza internazionali di tenere sotto controllo le modalità con cui viene gestita questa nuova tipologia di prodotti finanziari e nelle finestre di opportunismo, che questa assenza di controlli - unita alla natura complicata ed opaca di questi strumenti - apre per manager sleali che vogliano scaricare rischi nel portafoglio dei clienti della banca che essi amministrano. Proprio Draghi, in primavera, dichiarò, in un assemblea dell’Associazione bancaria italiana, che una banca visitata dagli ispettori della sua vigilanza aveva venduto ai propri clienti prodotti derivati che aumentavano gli oneri finanziari e costringevano il cliente ad aumentare l’utilizzo di credito, peggiorando la propria posizione debitoria ma anche quella creditoria della banca stessa. Ma i derivati non sono uno strumento diabolico: rappresentano, combinati attraverso le ingegnerie finanziarie con altri strumenti di credito, un modo per assicurare le imprese dai danni dell’incertezza, dalla imprevedibilità dei modi e dei tempi in cui si manifesterà il rischio in un mondo dove l’incertezza sia molto elevata. Come accade nel mondo, denso di cambiamenti intensi, repentini ed imprevisti, nel quale oggi viviamo. L’innovazione veramente radicale si legge nella diffusione di un nuovo modello di business per le banche: creare rischio da distribuire attraverso la cartolarizzazione degli attivi e la creazione di derivati, collegati ai titoli distribuiti attraverso la cartolarizzazione. Otd, in inglese, da originate to distribute.

Non tutto si può leggere oggi nei bilanci delle banche e quello che si legge non si riesce sempre a capire cosa possa valere. In un mercato dove non si capisce quale sia il valore dei titoli, gli scambi si paralizzano ed alcuni si arroccano sulla propria liquidità, altri sono costretti a tenere in portafoglio titoli che sono diventati invendibili perché non se ne può determinare un prezzo significativo. Non sempre i regolatori hanno percepito le conseguenze di questa novità. In questo nuovo paesaggio finanziario gli intermediari restano i pilastri del sistema ma non sostengono solo il rischio ospitato nei propri bilanci. Essi governano anche una rete di rischi, che si estende tra i pilastri e sui mercati. Questa è la nuova sfida del banchiere centrale. Non è un guardiano ma un pilota del sistema. Un regolatore capace di far funzionare il mercato senza sostituirsi agli intermediari. I criteri per agire in questa direzione, sotto la presidenza di Mario Draghi, sono stati scritti nel memorandum presentato al G7 dal Financial Stability Forum.

Approfondimenti
L’intervento di Mario Draghi a Francoforte
Il documento del Fsf presentato durante l’ultimo G7

 


 

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