Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

Inghilterra: mamme tra politically correct e libertà
di PAOLA LIBERACE

[29 apr 08] Non si può certo dire che la proposta del think-thank britannico Policy exchange di riconoscere un assegno alle donne che decidono di stare a casa con i figli non abbia fatto discutere; in Gran Bretagna il governo e l’opinione pubblica orientata in senso laburista hanno immediatamente alzato gli scudi, difendendo l’ottica vigente rispetto allo scenario prospettato dagli studiosi inglesi, che ispirano le politiche dei Tories. Nel nostro Paese, il sospetto è che la proposta sia stata fondamentalmente fraintesa: c’è stato chi ha parlato di “stipendio alle mamme”, qualcuno persino l’ha letto come un periodico ritorno della vecchia proposta di retribuzione del lavoro casalingo. In realtà, il senso del suggerimento era diverso, e molto più vicino allo spirito del liberalismo classico, come nella migliore tradizione britannica, che a quello di un certo femminismo teorico del “lavoro di cura”.

La proposta arriva a conclusione di uno studio dettagliato del think-tank sui costi sostenuti dalle famiglie inglesi per la cura dei bambini, nettamente superiori a quelli del resto della Ue (il 70 per cento, contro la media europea del 30 per cento) nonostante l’investimento di ben 17 miliardi di sterline nel decennio 1997-2006. Una destinazione della spesa pubblica tanto ingente quanto inefficiente, affermano gli studiosi, che puntano il dito contro le scelte dei laburisti al governo, che si sono succeduti negli anni sotto osservazione. Per giunta, un simile impegno statale non è valso a risolvere il problema della conciliazione tra famiglia e lavoro per le donne inglesi, le quali, come mostra chiaramente il report di Policy Exchange, se lasciate libere di scegliere avrebbero preferito in maggioranza poter restare accanto ai loro bimbi almeno fino ai tre anni di vita. Al contrario, le politiche laburiste hanno preferito investire sull’immediata ripresa lavorativa delle madri: del resto, si sa, nell’ottica politically correct di un certo paritarismo, proprio della cultura leftish, è quasi un’eresia affermare che la carriera e l’affermazione professionale di una donna possono essere almeno temporaneamente posticipate, quando si tratta di fare posto all’amore per i figli.

Ma a prescindere dalla discutibilità degli stereotipi e dei feticci dell’emancipazionismo, che pure giocano un ruolo determinante nel dirigere le scelte dei governanti – non solo inglesi, purtroppo -, si tratta principalmente di un problema di efficienza e di efficacia della spesa pubblica, che quegli stereotipi e quei feticci hanno infine condotto ad essere mal indirizzata. Il nocciolo della proposta consiste quindi nel ridirigere i fondi pubblici attualmente dedicati alla cura dell’infanzia (in particolare quelli derivanti dal Working Tax Credit) sulle famiglie, prevedendo un sussidio che sia contemporaneamente sostenibile per le casse statali e non del tutto insignificante per l’economia domestica. La copertura del provvedimento (che secondo l’istituto di ricerca costerebbe circa 5,4 miliardi di sterline all’anno) sarebbe assicurata da fondi già destinati ad uscire dalle tasche dei contribuenti per finire allo Stato, e attualmente impiegati in maniera diversa.

Non si tratta quindi di uno “stipendio”: l’ammontare dell’assegno previsto, di circa 60 sterline settimanali, non sarebbe certamente sufficiente a sostituire la retribuzione media di una lavoratrice britannica; e d’altro canto questo non è il suo obiettivo. Ipotizzare il pagamento delle mamme da parte dello Stato avrebbe significato, in maniera piuttosto ingenua, far rientrare dalla finestra lo statalismo cacciato dalla porta, caricando l’erario pubblico di un ulteriore onere indebito. Al contrario, qui si tratta piuttosto di mettere in discussione - come ha fatto Policy Exchange, numeri alla mano – l’assunto che la migliore destinazione per il denaro dei contribuenti sia l’investimento in strutture pubbliche, in particolare quando si parla dell’educazione e dell’allevamento dei figli; e di suggerire che, specialmente su questo tema, lo Stato debba piuttosto permettere alle famiglie di decidere come spendere i propri soldi. C’è chi lo chiama liberalismo, chi sussidiarietà: più semplicemente, si potrebbe chiamarla libertà.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



E adesso
la legge elettorale

di Daniele Capezzone



L'ultimo volo
di Tempelhof

di Pierluigi Mennitti



La lezione
di Guido Carli

di Massimo Lo Cicero



Com'è difficile essere donna
di Barbara Mennitti



Cannes si ricorda del pubblico
di Domenico Naso



Pagliarini, una vita per il federalismo
di Stefano Caliciuri