Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

Berlino, Mosca, Pechino: il Cio se ne lava le mani
di
RODOLFO BASTIANELLI

[17 apr 08] Le proteste di questi giorni contro il passaggio della torcia olimpica suonano come un campanello d’allarme per i dirigenti cinesi che puntavano sulle Olimpiadi per consacrare l’immagine del loro Paese. Quella che avrebbe dovuto essere la vetrina con cui si sanciva definitivamente l’ingresso della Cina Popolare tra i grandi della Terra, rischia ora per la leadership comunista di trasformarsi in un boomerang, per il clima repressivo che si respira a Pechino e per l’immagine negativa proiettata in queste ultime settimane con la repressione in Tibet. Ma gli eventi di questi giorni hanno inferto un colpo durissimo anche alla credibilità del movimento olimpico internazionale. I silenzi dei vertici del Cio gettano infatti un’ombra quanto mai pesante su tutta l’istituzione che sovrintende all’organizzazione della massima manifestazione sportiva mondiale. Lontano ormai da tempo il romantico periodo decoubertiniano, negli ultimi anni il Cio ha visto incrinata la sua credibilità anche per gli scandali in cui diversi suoi delegati sono rimasti coinvolti al momento di decidere la sede d’assegnazione dei giochi estivi od invernali. Ma l’atteggiamento che ora sta tenendo verso la Cina Popolare il Comitato Olimpico, motivato dal fatto che le vicende politiche non riguardano il Cio, il quale ha ribadito come agli atleti sia fermamente proibita ogni protesta nel corso dei Giochi, rimanda inevitabilmente, pur se in un contesto quanto mai diverso, al comportamento tenuto dai suoi vertici in occasione delle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e di Mosca nel 1980.

Settantadue anni fa, con l’avvicinarsi dei giochi di Berlino, un sempre maggior numero di personalità politiche ed intellettuali chiese il boicottaggio di quella che rischiava di diventare solo una gigantesca operazione di propaganda della nuova Germania nazista, scontrandosi con l’atteggiamento delle istituzioni olimpiche le quali non vollero vedere (o finsero di non vedere) in quale ambiente si sarebbe svolta la manifestazione. Anche allora, il Presidente del Cio Baillet-Latour non solo ignorò gli avvertimenti di chi ricordava come in Germania vi fosse un regime dittatoriale che solo un anno prima dei Giochi, approvando l’editto di Norimberga, aveva privato gli ebrei della cittadinanza tedesca e di ogni protezione di fronte alla legge, ma arrivò ad espellere dall’organizzazione i membri che si erano pronunciati per la non partecipazione o per non far svolgere le Olimpiadi a Berlino. La scena si è poi ripetuta in occasione delle Olimpiadi di Mosca del 1980, segnate dal boicottaggio degli Stati Uniti adottato in risposta all’invasione sovietica dell’Afghanistan.

Davanti alla richiesta avanzatagli dall’allora vicepresidente degli Stati Uniti Walter Mondale, appoggiato da diversi Paesi, di spostare la manifestazione da Mosca a Montreal oppure a Monaco di Baviera, il Presidente del Cio Lord Killanin affermò come i Giochi si sarebbero tenuti a Mosca oppure in nessun’altra sede, e questo quando ormai appariva evidente che il clima nella capitale sovietica non era certo quello più favorevole allo spirito olimpico. Sette anni fa, assegnando i giochi del 2008 a Pechino, il Cio non solo pensò che in questo modo si sarebbero favorite le aperture del regime cinese, ma soprattutto credette alle assicurazioni date dai dirigenti politici di Pechino sul fatto che con l’avvicinarsi della manifestazione vi sarebbe stato un maggiore rispetto per i diritti umani da parte delle autorità. Eppure diversi osservatori avevano ricordato quale fosse, dietro la facciata di una crescita economia impressionante, la realtà della società cinese, sottolineando inoltre che le promesse di un maggiore rispetto dei diritti umani sarebbero rimaste nel cassetto. Ora, per dare un segnale ai dirigenti cinesi, l’Europa, gli Stati Uniti e gli altri Paesi democratici, hanno davanti due alternative: boicottare completamente i Giochi di Pechino, un’ipotesi che appare impraticabile soprattutto per il timore di ritorsioni economiche da parte della Cina Popolare, oppure non inviare nessun rappresentante istituzionale alla cerimonia d’apertura. Lasciare soli i dirigenti cinesi al momento dell’inaugurazione sarebbe forse il segnale per far capire loro che oltre certi limiti non si è disposti a tollerare.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



I messaggi subliminali del GF
di Daniele Capezzone



Berlusconi alla prova della Merkel
di Pierluigi Mennitti



Il dopo-voto e
la crisi economica

di Massimo Lo Cicero



La rivoluzione
di Nojoud

di Barbara Mennitti



Guida di celluloide per sinistri astenuti
di Domenico Naso



Mannacio: i mali del consumerismo di Stato
di Stefano Caliciuri