Questo sito è ottimizzato
per Internet Explorer.

(c) Ideazione.com 2008
Direttore responsabile: Barbara Mennitti
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Redazione: piazza Sant'Andrea della Valle, 6 - 00186 Roma
Tel: 0668135132 - 066872777 - Fax: 0668135134
Email: redazione@ideazione.com

Petraeus al Senato: sospendete il ritiro dall’Iraq
di MATTEO GUALDI

[09 apr 08] Ieri il generale David H. Petraeus, comandante in capo del contingente americano in Iraq, è salito a Capitol Hill per partecipare ad un’audizione della commissione Difesa ed Esteri del Senato. A sette mesi dal rapporto di settembre, come previsto Petraeus torna a Washington per illustrare ai senatori ieri, ed ai deputati oggi, la situazione nel complicato scenario iracheno. Il generale ha riferito che i progressi fatti in Iraq, pur essendo “significativi”, sono ancora “disomogenei”, “fragili” e “reversibili” ed ha quindi consigliato di sospendere il ritiro delle truppe dall’Iraq per un periodo di 45 giorni, dopo che a luglio sarà stato riportato il livello dei militari sul campo ai valori pre-surge (circa 140mila uomini e donne). I comandanti sul campo, ha detto Petraeus, hanno bisogno di un po’ di tempo per valutare la stabilità del territorio, ed un ritiro affrettato rischierebbe di vanificare i progressi raggiunti in questi mesi. La situazione rimane ancora “fluida” anche a causa del “ruolo distruttivo dell’Iran” che fornisce il supporto di “gruppi speciali” agli Sciiti radicali, che oggi rappresentano la minaccia maggiore. Mentre, infatti, i gruppi estremisti Sunniti (come Al Qaeda) hanno ridotto notevolmente le loro attività, pur continuando a richiedere una certa attenzione per evitare che si riorganizzino, è sul lato sciita che si gioca la vera partita oggi, come ha dimostrato la battaglia di Basra (o Bassora) delle ultime settimane. Nella città che un tempo era sotto il controllo del comando inglese si sta verificando uno scontro importantissimo non tanto, o non solo, dal punto di vista militare, ma anche, e soprattutto, da quello politico.

Per la prima volta, infatti, si scontrano con violenza due forze sciite, l’esercito regolare iracheno (la Iraqi Security Forces, Isf) sotto il comando del generale Mohan al-Fireji, e le milizie dell’esercito del Mahdi (Jaysh al-Mahdi, Jam) nominalmente sotto il controllo di Moktada al-Sadr, ma in realtà guidate da reparti speciali delle Qods Force dei Guardiani della Rivoluzione iraniani. Il premier iracheno Nouri Al Maliki ha così voluto dare un chiaro segnale politico rivolto agli iracheni ma anche agli Stati Uniti ed all’Iran. Da un lato, infatti ha voluto dimostrare che viene riservato a tutti, Sunniti e Sciiti, lo stesso trattamento, e che non viene in nessun caso tollerata la presenza di forze irregolari sul territorio, facendo un passo importante nella direzione della riconciliazione nazionale. Dall’altro ha voluto dimostrare agli Stati Uniti che vi sono notevoli progressi nella direzione di un’autonomia dall’esercito americano, e che l’addestramento delle truppe irachene sta dando buoni frutti (anche se la Isf ha avuto bisogno del supporto aereo statunitense per combattere la battaglia di Bassora, peraltro non ancora del tutto conclusa). Infine ha voluto dimostrare all’Iran che il governo di Bagdad è in grado di far rispettare la legge, e non tollererà ancora a lungo le interferenze di chi, dall’esterno, vuole destabilizzare il Paese. Segnali importanti, che fanno ben sperare per il futuro, pur nella consapevolezza che di strada da fare ce n’è ancora molta.

E proprio questo è il punto dolente della visita a Washington del generale Petraeus. I senatori democratici, infatti, hanno accusato il Pentagono ed il presidente Bush di non avere una exit-strategy per lo scenario iracheno ed hanno acceso i riflettori sui costi della guerra. “Un anno fa, il presidente disse che non avrebbe potuto iniziare il ritiro delle truppe a causa del livello troppo alto di violenze - ha detto il senatore Edward M. Kennedy del Massachusetts – e ora il presidente dice che non può iniziare il ritiro delle truppe, perché le violenze sono troppo basse”. Ma anche qualche senatore repubblicano si è sfogato. “La nostra pazienza ha un limite”, ha detto il senatore John Barrasso del Wyoming. Insomma si è riproposta, ancora una volta, la spaccatura tra democratici e repubblicani, evidenziata dagli interventi dei senatori candidati alla corsa per la Casa Bianca. Hillary Clinton, membro dell’Armed Services Committe del Senato, ha citato la battaglia di Bassora e gli scarsi progressi politici come evidenze del fallimento della campagna irachena. “Potrebbe essere irresponsabile perseverare con una politica che non ha prodotto i risultati che tante volte aveva promesso”, ha detto. Mentre Obama ha riproposto la sua opinione di sempre, che la guerra è stata un “enorme errore strategico”. Il candidato repubblicano John McCain, invece, ha posto l’accento sui risultati positivi del surge: “Non siamo più di fronte all’abisso della sconfitta, e possiamo finalmente guardare avanti con una reale prospettiva di successo”. A questo punto si attendono le considerazioni di Bush, previste ufficialmente per le prossime settimane, ma pochi pensano che il presidente cambierà le sue posizioni. Così mentre a Washington si discuterà, Petraeus tornerà a Baghdad, nel tentativo di consolidare i risultati ottenuti, e di consentire agli uomini e donne dislocati in Iraq di fare definitivamente ritorno alle proprie famiglie con l’orgoglio di poter dire davvero: missione compiuta.


Le riflessioni di un filosofo
sul mondo che cambia.

_____________

Un occhio indiscreto e dissacrante nei Palazzi del potere.
_____________

_____________
IL POST

I migliori post del giorno selezionati dai blog di Ideazione.

_____________
IDEAZIONE DOSSIER
Analisi, approfondimenti
e reportage.

IDEAZIONE VINTAGE
Il meglio dei primi quattordici anni della rivista bimestrale.
_____________
I BLOG DI IDEAZIONE

---

---

---

---



Veltroni e la corte dei giornalisti
di Daniele Capezzone



L'Italia tra voto
e mozzarelle

di Pierluigi Mennitti



Un impegno comune per il sud
di Massimo Lo Cicero



La nazi-orgia
di Max Mosley

di Barbara Mennitti



Madonna sfida il mito di Casablanca
di Domenico Naso



Mannacio: i mali del consumerismo di Stato
di Stefano Caliciuri