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Nato, Bush e Putin non risolvono le questioni aperte
di STEFANO GRAZIOLI

[07 apr 08] Chi si aspettava un’altra Monaco, con Vladimir Putin a muso duro, pronto ad attaccare su tutti i fronti - contro l’allargamento della Nato, contro lo scudo antimissile, contro la politica statunitense della democracy promotion che secondo Mosca avrebbe fatto più danni che altro - sarà rimasto un po’ sorpreso: a Bucarest venerdì e a Soci domenica il presidente russo ha mostrato toni concilianti e un cauto ottimismo per la risoluzione di quelle controversie che elettrizzano talvolta i rapporti tra Mosca e Washington. Sarà che lo stop, seppur provvisorio, a Georgia e Ucraina è andato a placare le preoccupazioni di Putin, sarà che le differenze emerse al vertice in Romania tra il blocco guidato da Germania e Francia e gli Usa non hanno rafforzato certo l’Alleanza Atlantica, sarà che per risolvere i problemi con Iran e Nord Corea e in Afganistan appare sempre più necessaria una cooperazione con la Russia: il fatto è che, malgrado quanto superficialmente ventilato dai media di mezzo mondo, il presunto ritorno alla Guerra Fredda – una questione più di toni che di sostanza – Russia e Stati Uniti sono in realtà più vicine che mai. E lo hanno messo anche questa volta nero su bianco.

Nella dichiarazione congiunta firmata dai due capi di Stato al termine del summit sul Mar Nero (che riprende quella di Mosca del maggio 2002) si legge che è “finita l'era in cui la Russia e gli Usa si vedevano come nemici o come minaccia strategica” e Mosca e Washington esprimono la “ferma determinazione a lavorare insieme e con altri Paesi per risolvere i problemi legati alle sfide globali del XXI secolo passando le relazioni russo-americane dallo stato di rivalità strategica a quello di partnership strategica”. Pur confermando l’esistenza di “divergenze”, si sottolinea inoltre la “disponibilità reciproca a lavorare insieme per superarle nello spirito del reciproco rispetto”. Il punto di maggior frizione è quello legato al progetto dello scudo antimissile, sul quale Putin ha affermato che “i nostri partner statunitensi non solo capiscono la nostra preoccupazione ma sono anche interessati a farla scomparire. Dunque posso dirmi prudentemente ottimista e, per un eventuale accordo finale, devo dire che secondo me è possibile trovarlo”. La chiave per una risoluzione consensuale è il coinvolgimento paritario di tutti gli interessati: “Russia, Stati Uniti e Europa parteciperanno come partner con eguale peso”. Formula ancora un po’ vaga ma che in sostanza significa che, se si vogliono davvero migliorare le relazioni tra Russia ed Occidente a vantaggio di tutti, non si può lasciare Mosca fuori dal gioco. Questione di fiducia reciproca.

Putin in conferenza stampa non ha risparmiato i soliti dubbi sull’allargamento della Nato (“E’ una politica che riflette la vecchia logica del passato quando la Russia era vista come un nemico. Oggi non è più così”) e ha fatto capire che la posizione di Mosca non cambierà con Dmitry Medvedev al Cremlino, a partire dal 7 maggio. Il futuro presidente ha partecipato ai colloqui con Bush, tenendosi in disparte. La sua prima uscita ufficiale in grande stile sarà al prossimo G8 a Toyako. In Giappone Putin non ci sarà e ha già detto a Bush “dasvidania”. Starà ai loro successori trovare la via per veri accordi.

 

Di seguito i punti principali della dichiarazione congiunta (Ansa):

Scudo spaziale: Mosca e Washington hanno “espresso il loro interesse a creare un sistema per rispondere alle potenziali minacce missilistiche nel quale la Russia, gli Usa e l’Europa parteciperanno come partner paritari”. Pur ribadendo la sua contrarietà all’installazione dello scudo spaziale Usa nell'Europa dell’est e rilanciando le proprie alternative, Mosca “apprezza le misure proposte dagli Usa e dichiara che, se concordate ed attuate, tali misure saranno importanti e utili per attenuare le preoccupazioni russe”. Su questo tema le parti hanno concordato di “intensificare” il loro dialogo dopo Soci “sia in maniera bilaterale che multilaterale”.

Allargamento Nato e Cfe: impegno a lavorare insieme per superare “le serie divergenze” in questi campi. Trattato Start: “confermata l'intenzione di ridurre i potenziali strategici offensivi fino al minimo livello possibile, in conformità alle esigenze della sicurezza nazionale e dei propri impegni verso gli alleati”.

Non proliferazione: “riteniamo assolutamente importante prevenire la proliferazione delle armi di distruzione di massa per evitare che finiscano nelle mani dei terroristi e dei loro sostenitori”. Un obiettivo per il quale i due Paesi intendono esercitare la loro leadership “in uno spirito di collaborazione”.

Nucleare: impegno ad aiutare altri Paesi ad accedere all'uso pacifico dell'energia nucleare fornendo le infrastrutture e il combustibile nucleare. Iran: “I due Paesi sono sempre fedeli agli sforzi politici e diplomatici per trovare una soluzione negoziata che garantisca il carattere esclusivamente pacifico del programma nucleare iraniano”. Si insiste sulla necessità di “rispetto da parte di Teheran delle richieste dell’Aiea e delle risoluzioni del consiglio di sicurezza dell'Onu”.


Corea del Nord: “pieno appoggio ai negoziati a sei” e prosecuzione della collaborazione in base agli accordi già raggiunti per la denuclearizzazione della penisola coreana. Wto: sostegno all'adesione della Russia “nel più breve tempo possibile, nel rispetto dei suoi interessi commerciali”, con l'auspicio che il traguardo possa essere raggiunto entro fine anno. Impegno di Washington per favorire l'abolizione dell' emendamento Jackson-Vanik, un retaggio della guerra fredda che impone restrizioni agli scambi commerciali legandoli al problema dell’emigrazione ebraica.

Lotta al terrorismo e traffico di armi: impegno ad intensificare la collaborazione aumentando anche lo scambio di informazioni.


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