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Telecom Italia annuncia la gestione separata della rete
di CLAUDIA POLLIO
[01 apr 08] In occasione della privatizzazione di Telecom Italia e della preparazione del terreno per la competizione con altri operatori si è trascurato un punto fondamentale, quello dello scorporo della rete dalla società. La rete telefonica tradizionale in rame, quella che porta i cavi dalle centrali telefoniche alla presa di casa, rappresenta tutt’oggi un’infrastruttura almeno in parte non duplicabile a causa degli ingenti costi che l’operazione comporterebbe. Stesso problema si riscontra per tutti i servizi distribuiti su infrastrutture di rete: si immagini cosa significherebbe per un operatore che volesse competere con Trenitalia dover duplicare la rete dei binari ferroviari su tutto il territorio nazionale. Questo fa sì che la gestione della rete telefonica abbia la struttura di un monopolio naturale. Lasciare che un soggetto privato, ex monopolista del settore, svolga un’attività in monopolio naturale potrebbe sembrare alquanto incoerente. Questo problema è stato riscontrato, oltre che dagli altri operatori del settore e dalle autorità competenti, anche a livello dell’intero sistema economico e politico nazionale quando nel 2007 si è ventilata la possibilità che Telecom Italia, e con essa la rete, fosse acquisita dalla spagnola Telefonica.
E’ facile comprendere come la sola idea che un soggetto straniero acquisisse il controllo di una delle infrastrutture di maggior interesse strategico per il Paese abbia destato non poche preoccupazioni e allarmismi. Le tecnologie delle comunicazioni, soprattutto grazie all’evoluzione determinata dalla convergenza e dalla progressiva integrazione di servizi voce, dati e video, rappresentano sempre più uno strumento di coesione sociale e di democrazia. Inoltre, le telecomunicazioni sono uno strumento di competitività e di recupero di produttività per l’intero sistema economico nazionale. Nel 2002, il parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) sull’applicazione del principio di parità di trattamento degli operatori alternativi da parte di Telecom Italia fu quello di imporre a quest’ultima una separazione strutturale (societaria o proprietaria) delle attività di gestione dei servizi di rete da quelle di fornitura di servizi al dettaglio. Secondo l’Agcm, con la realizzazione di due società separate con obiettivi aziendali distinti e la conseguente eliminazione degli incentivi ad assumere comportamenti anticoncorrenziali, si sarebbero instaurati processi realmente concorrenziali che garantissero il trasferimento ai consumatori dei benefici in termini di qualità e prezzo. Tuttavia, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ritenne di non imporre misure che incidessero sulla proprietà o gestione dell’impresa, optando per la soluzione della separazione amministrativo-contabile. All’avvento della realizzazione della rete di nuova generazione (Ngn), che rappresenta un asset competitivo essenziale per gli operatori Tlc e di rilevanza strategica per lo sviluppo economico del Paese, il problema del controllo delle infrastrutture di rete critiche è ancora di rilevanza cruciale, soprattutto sotto il profilo dell’accesso alla rete.
Si pone, quindi, il problema di rivedere l’efficacia dell’attuale sistema di regole in modo da garantire che, anche in prospettiva delle Ngn, esso sia da una parte da stimolo agli investimenti e che dall’altra garantisca la parità di trattamento fra tutti i soggetti. In questo scenario, il 13 febbraio, Telecom Italia ha annunciato un piano di riorganizzazione interna volta ad assicurare il miglioramento dell'efficienza, della trasparenza e a servire meglio il cliente. La riorganizzazione delle attività dedicate alla gestione delle infrastrutture tecnologiche e di rete prevede l’articolazione in quattro strutture: Open Access, Network, Information Technology e Technical Infrastructures. In particolare Open Access sarà una struttura dedicata alla gestione della rete d'accesso indipendente da quella delle funzioni commerciali del gruppo, garantendo la parità di trattamento agli operatori alternativi e maggiore possibilità di vigilanza da parte dell’Authority. Sebbene si tratti di una riorganizzazione interna e non di una separazione della rete sul piano regolatorio (com’è successo per la britannica Open Reach), Agcom e Agcm hanno accolto positivamente le dichiarazioni di Telecom Italia, valutando questa riorganizzazione coerente con le linee guida tracciate nella consultazione pubblica sulla rete di accesso del 2007. Non resta, quindi, che aspettare gli sviluppi futuri.
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