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TRANSEUROPA. UN CONTINENTE IN PRIMA PAGINA



[28 giu 08]
Due appuntamenti interessano l’Europa in questi giorni. Da un lato il vertice Unione-Russia che si è svolto in settimana in Siberia. Dall’altro la chiusura del semestre di presidenza sloveno e l’avvio (molto atteso) di quello francese. Dal lavoro minuzioso di un piccolo Paese (il primo tra i nuovi membri dell’est) a quello ambizioso di uno dei grandi Paesi fondatori. Ma per Nicolas Sarkozy, che punta sul semestre anche per rilanciarsi nella politica interna francese, non saranno tutte rose e fiori.

Russia-Ue, verso un nuovo accordo strategico.
Più che positivi i colloqui Ue-Russia che si sono svolti a Khanti-Mansiisk, nella Siberia occidentale. Si parte con un nuovo ciclo di colloqui per un accordo di cooperazione fra le due parti che avrà inizio a Bruxelles il 4 di luglio. Obiettivo: un accordo strategico per impostare sul lungo periodo le relazioni fra Europa e Russia. Il precedente, siglato nel 1997 era scaduto un anno fa ed era stato rinnovato per un anno. Parte dunque nel migliore dei modi, e con un evidente segnale di disgelo, la nuova era di Dmitry Medvedev. L’agenzia Novosti chiarisce i punti di accordo mentre Russia Profil analizza con maggior problematicità lo stato dei rapporti anche alla luce di un approfondito approfondimento storico. Sulle questioni energetiche e sul confronto fra Medvedev e Putin si dilunga invece la Bbc

Parigi guida un semestre Ue difficile.
Meno roseo si prevede il semestre di presidenza francese che si apre con il mese di luglio. Dopo il paziente lavoro della piccola Slovenia (qui il sito ufficiale con il bilancio della prima presidenza di un Paese dell’est), Sarkozy si troverà di fronte innanzitutto il problema irlandese e quello della ratifica del trattato di Lisbona (ne parla la Bbc). Si attendono le ratifiche dei tredici Stati che ancora mancano all’appello (e che verranno realizzate dai parlamenti, dunque nessuna sorpresa in vista) e poi, ad ottobre, si tornerà a Dublino, probabilmente per richiedere un secondo referendum. E’ la strada giusta? Un parlamentare europeo, storico nonché eroe di Solidarnosc come Bronislaw Geremek pensa di no e suggerisce una strada alternativa dalle pagine di Le Monde. Intanto la Francia presenta il suo programma sul sito ufficiale (e – bella sorpresa – c’è anche la versione italiana). Il settimanale The Economist enfatizza i dissapori di alcuni paesi (Germania in primo luogo) per il progetto di Unione mediterranea che Sarkozy intende lanciare: diciassette paesi dell’area mediterranea sono infatti invitati nel giorno dell’inaugurazione a dar vita al nuovo organismo. Ma nicchia pure la Turchia, che di Sarkozy non si fida e teme distrazioni dal suo obiettivo primario: entrare direttamente nella Ue (dal quotidiano turco Today’s Zaman). Altri temi saranno l’ambiente e l’immigrazione. Altre spine invece verranno da est. La Croazia non ha apprezzato la dichiarazione di Sarkozy sullo stop all’allargamento in caso di non ratifica del trattato di Lisbona. E Transition Online lo critica: Monsieur No.

Alla fiera dell’est.
Scampoli di economia. La Slovacchia agguanta l’euro (primo paese dell’ex Patto di Varsavia a introdurre la moneta europea) e l’Economist traccia un profilo della turbolenta situazione politica. Prosegue il suo Dang nach Osten la banca italiana Unicredit con una decisione che tuttavia non si prospetta indolore per i posti di lavoro nelle filiali dell’Europa occidentale. In due anni e mezzo – sostiene il Financial Times – l’istituto italiano taglierà 9mila posti di lavoro a ovest per impiantarne 11mila 500 ad est.

Valigie d’Oriente.
Vorremmo tutti essere Gary Merrill e partire a spese dei nostri giornali per un viaggio in treno e nave lunghissimo, ai confini del mondo, per raccontare ai lettori come si faceva una volta, quando non c’erano aerei low cost e il viaggio si faticava e si gustava passo per passo, magari lungo quei percorsi che prendevano nomi esotici come la Valigia delle Indie che partiva da Londra e via brindisi portava a Bombay, a cavallo di due continenti, pre treno e per mare. Beato lui, Merrill, che il Guardiano ce lo ha mandato lungo la linea ferrata da Cardiff in Galles ai confini della Russia asiatica e poi in nave a Taiwan. Il racconto è uscito a puntate. Il primo tratto, teoricamente il più banale, lo ha portato a Mosca, e da buon britannico Merrill si perde sulla scalinata del duomo di Colonia, in Germania, per sorseggiare la famosa Kölsch, la fredda e amarognola birra della città che si tracanna nei bicchierini da due decilitri. Nel secondo, Merrill si consegna con ironia british all’avventura della Transiberiana, dalla capitale russa a Vladivostok, porto di struggente desolazione che ai viaggiatori ferroviari suona come il Finisterrae sempre desiderato. Nel terzo si cambia mezzo di trasporto e ci si imbarca alla volta di Taiwan via Giappone. E non sorprende che ad un britannico i giapponesi appaiano culturalmente meno distanti dei russi.

Tra kebab e currywurst.
Il campionato di calcio europeo ha fornito attraverso le partite numerosi spunti per uscire fuori dal rettangolo di gioco e spostare l’attenzione su questioni di natura sociale. Questa settimana è stata la partita Germania-Turchia a magnetizzare analisi e commenti, soprattutto in Germania dove vive la più grande comunità turca residente all’estero (circa 3 milioni). Berlino è stato il cuore di questo derby e l’occasione per fare il punto sullo stato dell’integrazione. I turchi sono ormai alla terza generazione ed esiste una vera e propria categoria di turco-tedeschi, appartenenti a due patrie, due lingue e due culture: il Berliner Morgenpost ne ha descritto le emozioni attraverso il ritratto di Hamit Antilop, centrocampista della nazionale turca nato in Germania e giocatore del Bayern Monaco. Il Tagesspiegel racconta la notte della semifinale parlando di Sommermaerchen, una favola estiva, concetto che corrisponde un po’ all’italiano “notti magiche”: tedeschi e turchi hanno tifato insieme, gioito e sofferto insieme, fianco a fianco nelle kneipe, nei biergarten e nei caffè all’aperto, davanti ai maxischermi. E’ stata una notte che li ha avvicinati, non divisi. Durerà? Secondo la Tageszeitung (TAZ) sì: uno a zero per l’integrazione, è il risultato della partita secondo il quotidiano di sinistra. E se pure la populista Bild mette online una sua edizione sportiva in lingua turca, allora c’è da sperare in meglio. Per chiudere, due articoli seri dal settimanale Die Zeit: un reportage dal quartiere turco per eccellenza (Kreuzberg, a Berlino) e un feuilleton storico sui rapporti fra Germania e Turchia. Sul Bosforo, invece, l’attenzione si è più concentrata sul rapporto con l’Europa. Today’s Zaman è sicuro che il segno lasciato nel campionato europeo dalla nazionale turca avrà effetti positivi sul cammino del Paese verso l’integrazione europea.


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