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TRANSEUROPA. UN CONTINENTE IN PRIMA PAGINA



[17 mag 08]
E’ stata una settimana priva di un forte tema europeo. La stampa continentale si è più soffermata su fatti avvenuti al di fuori del confine comunitario. Dalla cronaca, con le conseguenze dell’alluvione in Birmania o del terremoto in Cina, alla politica con le primarie dei democratici americani ormai giunte quasi al loro epilogo. E’ dunque forse dall’economia che giungono le notizie più interessanti, anche perché inattese.

Europa, l’economia va meglio del previsto
E sono notizie positive, almeno per l’Europa. La Bbc pubblica gli ultimi dati noti riguardo alla crescita nella prima parte del 2008: sono cifre in controtendenza rispetto alle catastrofiche previsioni di inizio anno. Specie per l’Europa e la zona dell’euro, trascinata in alto dalla sempre più sorprendente crescita tedesca. E’ in Germania, infatti, che si registra il dato più positivo, con una crescita che si attesta attorno all’1,4, esattamente il doppio di quanto stimato a inizio anno. Il Paese ritorna dunque ad essere la locomotiva d’Europa e trascina al rialzo tutto il continente. In spolvero il settore delle costruzioni meccaniche (come dice la Süddeutsche Zeitung), e l’edilizia favorita anche da un inverno eccezionalmente mite (secondo lo Spiegel). In Germania, tuttavia, gli economisti restano cauti, come dice la Frankfurter Allgemeine, mentre il settore finanziario sembra tirare un respiro di sollievo e pare più ottimista: si torna a investire sostiene il quotidiano economico Handelsblatt. Lunga e approfondita l’analisi dell’Economist, che approfondisce anche il contesto internazionale (crescita dei prezzi, euro forte, petrolio fuori controllo) nei quali tale crescita si è manifestata.

Il presidente tedesco apre dibattito dai toni tremontiani
E proprio in Germania, sul campo delle idee economiche, il presidente della Repubblica, Horst Köhler, Cdu, ha scatenato un dibattito dai toni tremontiani con una intervista al settimanale Stern (il giornale ne fornisce online solo una sintesi) contro il sistema finanziario globale definito come “mostro”. Il presidente è in corsa per la ricandidatura che vorrebbe bipartisan, ma è osteggiato da una parte dell’Spd e da tutta l’opposizione. In questa uscita alcuni osservatori vedono un tentativo di captatio benevolentiae verso i socialdemocratici. Ma che tale sia lo Zeitgeist del momento in Germania, lo dimostra questo sondaggio della Frankfurter, che è un giornale di tendenza (e di lettori) conservatrice: il 33 per cento si dice favorevole alla dichiarazione del presidente e il 21 per cento lo loda per il coraggio di dire la verità. Köhler, prima di essere trasportato in politica per fare il presidente, ha avuto un passato di economista, dirigente di importanti banche internazionali, consulente economico di Helmut Kohl e, infine, direttore al Fondo monetario internazionale. La lunga carriera è raccontata dalla stessa Frankfurter. E’ per questo che la sua intervista suscita clamore e confronto.

Cyber-defence, la base della Nato in Estonia
Sei paesi della Nato, fra cui Italia, Germania, Slovacchia, Lettonia, Lituania e Spagna sostengono la creazione di un hub per coordinare la cyber-defence, la difesa da attacchi ai sistemi internet, a Tallin, in Estonia. La piccola repubblica baltica fu lo scorso anno oggetto di attacchi informatici da parte di apparati russi. Ne parla la Bbc, dal cui archivio è anche possibile ricostruire la spy-story cibernetica che lo scorso anno agitò le acque del Baltico.

Vertice Europa-Sud America a Lima
Europa e America Latina di nuovo attorno al tavolo per il vertice fra i leader politici dei due continenti. Al di là dei rituali, alcuni capi di governo europei ne hanno approfittato per rafforzare la rete di rapporti personali con i leader sud-americani. E’ il caso di Angela Merkel, che ha preparato e compiuto un vero e proprio viaggio ufficiale suscitando anche qualche polemica interna prima della partenza, per la decisione della cancelliera di privilegiare le visite negli Stati guidati da leader più moderati, snobbando quelli dei populisti della nouvelle vogue gauchiste. La scelta è stata abilmente ripresa dal più populista di tutti, quello Chavez che anche questa volta sembra aver trovato il modo per far parlare di sé (qui da El Pais) mettendo subito sul binario rovente il vertice. L’altra volta fu zittito dal re di Spagna. Non ci meraviglierebbe che subisse uguale trattamento dalla cancelliera. Divertente concorrenza dei due quotidiani principali tedeschi che hanno spedito i loro inviati di punta in viaggio con la cancelliera con il compito di realizzare due diari: quello della Süddeutsche Zeitung e della Frankfurter Allgemeine. Ma anche la Spagna rafforza i propri legami e il premier José-Luis Zapatero ha fatto tappa in Brasile per la sua prima visita ufficiale dopo la seconda investitura: l’incontro è raccontato da El Pais.

La Serbia s’incammina verso Bruxelles
Il voto in Serbia ha premiato per la seconda volta consecutiva la coalizione europeista guidata dal presidente Boris Tadic. In questa occasione, tuttavia, la vittoria è stata più netta, anche perché sino al giorno prima tutti i sondaggi avevano indicato la rimonta degli europeisti ma davano ancora in lieve vantaggio i nazionalisti. Lo scarto è invece stato notevole. La Serbia svolta dunque definitivamente verso Bruxelles? Difficile dirlo. Innanzitutto neppure Tadic ha intenzione di riconoscere l’indipendenza del Kosovo. E poi se è chiara la vittoria del presidente, meno chiaro è che tipo di governo potrà nascere, data l’enorme frammentazione del quadro politico. Ne parlano in approfondite analisi la Bbc e il settimanale tedesco Die Zeit, dal quale riprendiamo anche questo reportage da Belgrado che descrive la voglia d’Europa dei giovani serbi. Sempre alla ricerca dell’occidente ritrovato va il corrispondente europeo della Bbc, Marc Mardell, nel suo diario dietro le quinte del festival Eurovision.

Sempre più in crisi la radio simbolo della guerra fredda
Chiude i battenti il dipartimento ricerche sull’Europa orientale di Radio Free Europe/Radio Liberty. Da qualche giorno sono state interrotte le newsletter quotidiane e gli studiosi e i redattori che le redigevano sono a spasso in cerca di un nuovo lavoro. Motivo: la debolezza del dollaro impone tagli dolorosi. Si chiude un’epoca storica. La radio è stata uno strumento fondamentale dell’informazione libera negli anni della guerra fredda e, senza dubbio, anche uno dei mezzi con i quali il confronto con il mondo comunista è stato vinto. La radio forniva informazioni in lingua inglese: all’est molti dissidenti hanno imparato la lingua ascoltando clandestinamente le frequenze di Radio Free Europe/Radio Liberty. Ma anche dopo la caduta dei muri, il servizio offerto dalla redazione nel frattempo trasferitasi da Monaco di Baviera a Praga ha accompagnato la curiosità e gli studi di quanti volevano tenersi al corrente di quel che accadeva dall’altra parte nei faticosi anni di transizione. Negli ultimi anni, tuttavia, una serie di storici servizi è stata cancellata, avviando quella fuga di cervelli e competenze che, dopo l’ultima decisione, rende difficile immaginare che il servizio possa mantenere la stessa qualità. L’Economist si chiede se, in tempi in cui per l’hard power si spendono cifre folli, sia davvero così difficile recuperare budget di pochi dollari per mantenere e magari potenziare il soft power. Un peccato anche per i lettori di questa rubrica che dava ampio spazio alle notizie provenienti dalle newsletter della radio.


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