Baracca & Burattini - Una rubrica di Vittorio Pezzuto

[18 feb 08]

Aria di Quaresima a Montecitorio

“Non c'è più niente da fare, è stato bello sognare…”, canta il facchino salendo le scale del Palazzo in disarmo. Pochi giorni dopo il Mercoledì delle Ceneri che ha ufficialmente segnato lo scioglimento delle Camere, a Montecitorio si respira aria di Quaresima. Nella penombra dell’emeroteca, allungato su una poltrona, sonnecchia un deputato scaduto da quattro legislature. Nel lungo corridoio del Transatlantico hanno già piazzato un’impalcatura mobile per l’eterna manutenzione del soffitto a cassettoni mentre sui divanetti laterali indugia la solita compagnia di giro formata da giornalisti parlamentari in pensione. Ormai liberi da impegni professionali, trascorrono la mattinata discutendo a voce bassa le notizie del giorno. “Ve l’avevo detto che finiva così, non mi ascoltate mai quando parlo”, sibila uno, mostrando la copia ormai sgualcita di un quotidiano. “Ma se la settimana scorsa sostenevi l’esatto contrario”, replica un altro, ammiccando al resto del gruppo.

L’edificio sembra abbandonato. Tracce di vita resistono però nella buvette, cuore pulsante dell’istituzione. Imperturbabili, decine di funzionari della Camera vi masticano lentamente supplì e tramezzini. Gli addetti stampa dei gruppi si coagulano invece a un lato del bancone, lo sguardo preoccupato. Fra poche settimane scade loro il contratto a termine. “L’ultimo stipendio quando lo becchiamo?”. “Ad aprile, insieme alla liquidazione e alle ferie non godute”. “Bella consolazione. Dopo che farai?”. “La vedo dura. Al prossimo giro dovranno accorpare le strutture di tre partiti, per la metà dei deputati. Mi sa tanto che me ne torno a Liberazione”. Li osserva paterno un commesso alla cassa. “I deputati passano, noi invece restiamo sempre in carica”, mormora sornione. “Anche quest’ultima infornata è andata. Mi chiedo solo se i prossimi non saranno perfino peggio” gli fa eco un collega. Comunque vadano le elezioni, dovranno ancora servire per anni a Ignazio La Russa il suo improbabile “mezzo espresso, mezzo hag”.

Il cortile interno è semideserto. Sotto i due grandi gazebo riposano in pausa fumo alcuni giornalisti d’agenzia. Possono prendersela comoda. Insieme ai deputati sono scomparse anche le pressanti richieste di lancio dei loro comunicati. Sulla parete accanto all’ufficio postale immalinconiscono i due nuovi touch screen. Servirebbero a mostrare in tempo reale gli ordini dei lavori delle sedute plenarie e di commissione. Una commessa li esibisce orgogliosa al gruppo di studenti che sta accompagnando in visita. Qualche coraggioso prova a usarli. Ma l’effetto è quello di un acquario vuoto, al quale stanno cambiando l’acqua in attesa che vi nuotino dentro altri pesci.

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