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[11 lug 08]

The Dark Knight e "l'effetto Corvo"

The Dark Knight, ultimo capitolo cinematografico della saga di Batman, sta arrivando. Negli Stati Uniti il debutto è previsto per il 18 luglio, mentre in Italia arriverà il 23. Si tratta del sesto film della lunga e fortunata serie dedicata all’uomo-pipistrello, cominciata nel 1989 con la regia di Tim Burton e l’interpretazione di Michael Keaton. Nel 1997, con George Clooney nei panni dell’eroe di Gotham City, la saga si era interrotta, forse perché ormai logora e non molto apprezzata dal pubblico. Nel 2005, però, il regista Christopher Nolan ha tentato, con successo, il rilancio di un personaggio che aveva perso molto del suo smalto. Con Christian Bale come protagonista, Batman Begins è riuscito a rinverdire i fasti del passato, complice soprattutto la galoppante moda hollywoodiana di prendere spunto dai supereroi dei fumetti. E oggi, tre anni dopo, Nolan ci riprova con un film decisamente diverso dai precedenti. Atmosfere cupe, psicologie dei personaggi complesse e a volte spaventose, un cast di stelle da grande kolossal. Oltre a Bale, infatti, ci saranno Michael Caine, Maggie Gyllenhaal, Gary Oldman, Morgan Freeman. E poi lui, Heath Ledger, il giovane attore australiano morto prematuramente, nei panni profetici e tormentati del Joker.

La presenza di Ledger, in realtà, ha contribuito non poco a creare un’attesa spasmodica e quasi morbosa nei confronti di una pellicola sicuramente ben fatta, ma che senza l’improvvisa scomparsa del protagonista di Brokeback Mountain non avrebbe avuto di certo un’eco di tali dimensioni. E’ la maledizione del Corvo. In quel caso la storia era ancora più suggestiva, visto che Brandon Lee morì proprio durante le riprese, a causa di uno strano incidente con una pistola di scena, legando indissolubilmente la propria immagine a quella del già tenebroso personaggio filmico. Ma la morte di Ledger, in realtà, sembra comunque connessa in qualche modo a The Dark Knight. Pare che il ventottenne attore australiano avesse preso troppo a cuore l’immedesimazione nel carattere diabolico del Joker. Ne viene fuori, a quanto pare, un personaggio psicologicamente disturbato, pieno di devianze mentali e di crudeltà. E pare che Heath, negli ultimi mesi della sua breve vita, abbia sofferto moltissimo la pesantezza del personaggio interpretato.

Che sia vero o no, fatto sta che la storia ha appassionato i fan, batmaniaci e non, creando attorno alla pellicola un alone di macabro mistero. Conoscendo un po’ l’establishment cinematografico di Hollywood, possiamo dire con comoda certezza che i produttori non saranno molto dispiaciuti della situazione. Il successo al botteghino è garantito, se è vero che moltissime sale statunitensi hanno già programmato aperture speciali a partire dalle sei del mattino. Solite manie esagerate a stelle e strisce? Può darsi, ma i miti di celluloide nascono così. Il film, per chi l’ha visto, meriterebbe comunque un successo planetario a prescindere dai risvolti mortiferi. Ma in questo caso la valutazione qualitativa vale ben poco. Senza ipocrisie dovremmo ammettere che la leggenda del Cavaliere Oscuro nascerà da una serie di situazioni che con la settima arte c’entrano poco o niente. E pazienza se ancora una volta si parlerà poco di sceneggiatura, fotografia, montaggio o colonna sonora. Quando subentra l’elemento mitico il cinema diventa, se è possibile, un mondo ancora più affascinante e misterioso. Qualcuno parlerà di strumentalizzazione di una morte prematura, soprattutto nei circoli della critica radical chic. Ma al pubblico, come sempre accade, tutto questo importerà pochissimo. Chi si metterà in fila dalle sei del mattino per vedere il canto del cigno di Heath Ledger, se ne infischierà della critica colta e vorrà essere soltanto partecipe dell’ennesima e misteriosa leggenda nata (o morta) sul grande schermo.

 

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